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Maneater – Recensione dell’atteso ShaRkPG di Tripwire Interactive

Quanti di noi avranno passato da bambini notti insonni con l’ansia che, entrando in acqua al mare, si sarebbero trovati faccia a faccia con uno squalo? The Jaws, che in italiano è stato tradotto appunto con Lo Squalo, ci ha fatto morire di paura al solo pensiero, e tutti i documentari usciti nel corso del tempo ci hanno sempre mostrato come questi pericolosi esseri marini siano capaci di dilaniare le proprie vittime. Certo, ad ammorbidire il tutto ci pensa la scienza: in natura esistono ben 520 tipologie di squali diverse e ognuna di esse attacca l’uomo per un motivo specifico. Ma cosa succederebbe se ora le dinamiche fossero invertite? E se nel farlo, in realtà, tutto rimanesse uguale a com’è? Maneater, il gioco di Tripwire Interactive, fa proprio questo, in quell’Action RPG che spassosamente hanno rinominato in ShaRkPG.

Preda e predatore

In Maneater vestiremo i panni di uno squalo: separato dal ventre della madre in modo violento da Pete lo Squamato, ci troveremo a dover sopravvivere (e crescere) diventando sempre di più il terribile predatore dei mari. Sebbene la storia sia davvero molto banale, il modo in cui viene raccontata è interessante: come se fosse un documentario, una troupé televisiva e un narratore saranno punti di contatto capaci di unire alle sessioni di gioco, delle cutscene dove scopriremo i piani di Pete e l’avanzare dei cacciatori. Se quindi la premessa iniziale potrebbe farci pensare ad un’inversione delle parti, dove il giocatore diventa il predatore e le prede sono i nemici, in realtà l’antefatto (che avrà anche il compito di tutorial) girerà un po’ le carte in tavola, facendo diventare lo Squalo in questione desideroso di vendetta verso questo terribile cacciatore.

Tutto ciò comunque influisce davvero poco sulla qualità totale di Maneater: l’idea di mettere Chris Parnell, noto comico americano e doppiatore, a commentare il tutto in modo serioso (con una forte ed evidente componente di finta e marcata serietà) risulta geniale e spassosa quanto basta per dare quel tocco di brio aggiuntivo (nonostante chi dovrà leggere i sottotitoli si troverà decisamente in svantaggio). Il gioco nasce dalla voglia del team di proporre una versione approfondita di Hungry Shark, titolo mobile che dava al giocatore il solo obiettivo di mangiare esseri viventi nei panni di uno squalo. Qui, come abbiamo detto, una trama contestualizzerà il tutto e un gameplay più profondo regala a Maneater feature di un livello chiaramente più avanzato.

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Il tuo squalo?

Nonostante tutto, lo squalo che utilizzerete sarà obbligatoriamente uno squalo leuca: niente scelta quindi tra le varie specie esistenti. Se questo però potrebbe sembrarvi limitante, l’evoluzione dello squalo sarà in mano vostra. Se questa agli inizi sembrerà quasi “naturale”, in realtà avanzando raggiungerà il paradossale, dando al vostro sharkvatar potenziamenti bio-tecnologici degni dei peggiori B-Movie dedicati all’animale. Nonostante tutto, risulta divertente far crescere il nostro predatore, soprattutto visto che nelle varie location potrete anche dar vita a vere e proprie sfide tra leggende, combattendo contro altre super creature.

Otto location comporranno le mappe del gioco che, avanzando di volta in volta, proporranno al giocatore sfide sempre più interessanti, seppur non troppo soddisfacenti. In termini pratici la difficoltà di gioco sembra essere molto bassa: uccidere esseri umani o altri pesci è facile (colpa di una IA che li rende talmente stupidi da sembrare davvero i bagnanti de Lo Squalo), mentre togliere di mezzo cacciatori e animali aggressivi sarà soltanto complesso, ma di certo non così arduo come potrebbe sembrare. I super predatori invece sono molto divertenti da sconfiggere, non tanto per le tattiche che dovrete utilizzare, ma per la resa a schermo che hanno questi animali davvero grandi e pericolosi.

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Il gioco presenta qualche problema per quanto riguarda il lato tecnico: anche se molti degli oggetti animati presentano delle imperfezioni estetiche e una serie di compenetrazioni potrebbe spaventarvi non poco, il comparto grafico risulta davvero ben strutturato su Xbox One X, con un 4K ben proposto e un frame rate per lo più stabile. Manca totalmente invece il supporto HDR, cosa che sicuramente avrebbe reso più onore alle location ma che non va a intaccare più di tanto il gioco. Dal punto di vista del gameplay in sé, invece, abbiamo trovato difficoltà a gestire la telecamera e le dinamiche di salto: se la prima non aiuta, specialmente nei movimenti verticali, il poter saltare fuori dall’acqua diventa una feature quasi vitale e allo stesso tempo imprecisa, quanto basta per farvi fallire un attacco completo.

Maneater

7.5

Seppur con problemi tecnici legati a telecamera, IA dei nemici e difficoltà di gioco, Maneater è un'idea fresca e genuina. Un modo diverso di approcciare i videogiochi, che prende ispirazione dai migliori survival e dai reality show a tema squali e li propone con un gameplay perfettamente bilanciato tra semplicità e personalizzazione.

Simone Lelli
Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.

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