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Masters of the Universe: Revelation, tra girl-power, retcon e il politically correct

Netflix, gioie e dolori: negli anni le produzioni del servizio streaming ci hanno fatto sognare e al contempo sprofondare nell’oblio dell’incubo più totale. Questa situazione ha fatto nascere diversi meme sul web, al punto che è usuale mettere in linea l’adattamento Netflix di un opera già esistente con un prodotto scialbo, scarno e di dubbio gusto (qualcuno ha detto Death Note?). Eppure è strano, perché quando la piattaforma produce contenuti nuovi, di sua iniziativa, riesce perfino a portare al “grande pubblico” opere interessanti come Castlevania. In ogni caso, andiamo dritti al punto, ovvero Masters of the Universe: Revelation.

Sappiate che questo sarà un articolo SPOILER, volto a commentare quanto accade nella serie. Se non l’avete vista e vi trovate qui, vi invitiamo a sospendere la lettura e riprenderla in seguito.

Eternia senza He-Man

Partiamo dall’inizio: per me che sono nato alla fine degli anni ’80 e cresciuto nei ’90, la figura di He-Man è sempre stata mitologica. Si parla di un eroe forte, possente e invincibile, capace di coniugare anche una mente perspicace, strategica. Il principe Adam, alter ego del nostro eroe, ci ricordava l’anima mite, gentile e premurosa del possente omaccione che tutti amavamo vedere in groppa a Battle-Cat, anche questa una trasformazione per il pauroso Cringer, tigrotto verde da compagnia del principe Adam. Ebbene, partendo da questa presenza scenica, dal carisma che He-man emanava, ci ritroviamo con un trailer di questo sequel che furbescamente cambia il titolo da He-Man and the Masters of the Universe a Masters of the Universe: Revelation.

Nel trailer, appunto, il gigante biondone tutto muscoli compare quasi sempre e il nemico per eccellenza, il Signore delle Forze del Male Skeletor, è sempre lì a dare filo da torcere al nostro eroe. Bene, iniziata la serie, il protagonista non c’è, o meglio compare per qualcosa come tre minuti in una puntata che ne conta ventiquattro, e cosa fa? Muore! La situazione è la seguente: Skeletor scopre (ci ha messo solo 30 anni) che in realtà il Castello di Grayskull altro non è che un guscio, una protezione per la vera fonte della magia di Eternia, per cui arriva in pompa magna con un esercito immenso, deciso ad abbattere la struttura del castello per rivelare cosa c’è sotto. Tutto questo avviene mentre il personaggio di Teela sta per essere nominato capitano delle guardie di Eternos.

Adam nel frattempo viene contattato telepaticamente da Sorceress, la Guardiana del Castello di Grayskull e richiamando a sé il potere, trasforma Cringer in Battle-Cat e si dirige verso il castello (ricalcando un po’ le dinamiche che si vedevano nella serie originale). Il castello ha dalla sua solo due torrette di difesa magica, e davanti a sé un esercito enorme. La battaglia sembra perduta e Skeletor è davanti al premio, quando arriva il nostro eroe a difendere Teela, già sconfitta da Skeletor, e una piccola piramide che contiene (a detta di He-Man) tutta la magia che scorre in Eternia.

In quel momento Teela parla, ma qualcosa va storto in sede di doppiaggio ed ecco che il personaggio non dice nulla (e questa cosa si ripeterà anche nelle puntate successive, ma non in lingua originale). Dopo un combattimento abbastanza scialbo dove per altro mancano diversi rumori ambientali e diverse reazioni, He-Man per fermare il suo nemico invoca il potere di Grayskull – anche se già trasformato – e questo rompe la spada del potere in due, mentre vengono investiti dall’esplosione di tutta la magia sia He-Man, che ritorna nelle vesti di Adam, sia Skeletor, morendo. Quindi fatemi capire: trailer su trailer in cui compariva He-Man che muore alla prima puntata? In realtà andrebbe anche bene, se non fosse per la piega eccessivamente femminista che prende la serie.

Per il potere di Queenskull

Teela lascia la corte di Eternos (non prima di rasare i capelli su un lato, abbandonando il suo originale stile in favore di qualcosa che urli “sono una donna forte”) e diventa una sorta di mercenaria che vaga per Eternia, un mondo ormai quasi del tutto privo di magia. Andra, un ingegnere mercenario, è la spalla di Teela, che adesso pare essere una proselita della tecnologia (come se bastasse dire “basta alla magia” per diventare dei tecnarchi senza soluzione di continuità). Letteralmente nel giro di qualche anno da quando He-Man e Skeletor sono morti, Eternia è cambiata come se fossero passati secoli.

Comunque, convinte dalla Sorceress (invecchiata drasticamente), le due faranno squadra con Evil-Lyn, e dopo un breve incontro con Duncan (padre di Teela) ritroveranno Orko in fin di vita (perché appunto non c’è abbastanza magia per tenere in vita maghi e stregoni). E la mancanza di He-Man nella serie? Nessun problema! Basta propinare qualche flashback di avventure passate a Teela per risolverlo.

Per cui l’He-Man che viviamo è nel passato, mentre le nuove eroine compiono un opera di ricerca per ritrovare le spade perdute che – indovinate un po’ – sono finite una all’Inferno e una in Paradiso (letteralmente). Se i cambi di protagonista e di stile, proprio per dare qualcosa di fresco al pubblico, potrebbero avere senso, è qui che la mano di Kevin Smith (mente dietro a Clerks e padre di questo nuovo progetto) diventa un po’ troppo femminista: in questo viaggio non mancano infatti battute abbastanza evidenti fatte dalle tre donne.

In particolare Evil-Lyn, che dice palesemente «non ti servono a nulla gli uomini», o comunque non perde occasione per istruire Andra con frasi tipo «anche io mi lasciavo intrigare dagli uomini pericolosi quando ero una piccola idiota come te! Non sprecare il tempo con gli uomini pericolosi: pensano unicamente a loro stessi, sono irrecuperabili e non ricambieranno mai il tuo affetto!». In tutto questo, non mancano personaggi che parlano e non sappiamo cosa dicano o elementi che si infrangono senza il minimo rumore. Non è chiaro nemmeno quanta sia la forza di Teela, che in una puntata scaraventa nemici in aria come fosse He-Man, e in un altra fa fatica ad incrociare le armi con sgherri ben più piccoli.

Insomma, ha del paradossale vedere personaggi essere completamente riscritti in termini di caratterizzazione a favore del raggiungimento di un certo nuovo status quo: si potrebbe parlare del fatto che Duncan, fedele al Re per decenni, viene spogliato del suo ruolo per aver mantenuto segreta l’identità di He-Man facendolo diventare un patetico guscio che ha come solo obiettivo quello di farsi perdonare (per cosa, poi?); oppure del fatto che per tutta la serie i personaggi passano il tempo a elogiare a raffica Teela… che addirittura nell’episodio in cui deve combattere contro la sua paura più autentica, finisce a combattere contro sé stessa, in quanto lei ha paura di essere troppo forte(?).

Per il potere di Grayskull 2002

Dopo un rapido viaggio all’inferno dove viene recuperata la parte malvagia della spada e dove scopriamo che un ombra di quello che era Skeletor è ora segregata, l’improbabile gruppo si ritrova a dover andare in paradiso (con una strana facilità). Arrivati in paradiso troviamo Adam, e qui parte un maledetto teen drama (degno delle migliori puntate di O.C.) nel quale Teela accusa Adam di averle mentito, di non essere stato sincero sulla sua identità come He-Man, il tutto come se ci fosse stato un obbligo morale di qualche tipo (che poi tutto questo nella sua testa sarebbe più importante del fatto che questo povero ragazzo ha salvato per anni tutti in modo eroico, sacrificandosi infine per salvare il mondo intero). Il ragazzo, un essere che oramai è immortale e non più legato alle beghe dei mortali, si scusa e cerca in tutti i modi di fare pace.

Comunque, siamo qui per la spada e per il potere di Grayskull, e visto che abbiamo appena seppellito il nostro amico Orko, perché non chiamiamo in causa proprio il leggendario Re Grayskull? Magari mentre si fa una gara senza senso dove vince lo sport (d’altronde siamo in Paradiso)? Ecco Re Grayskull che, forse per prendere le distanze dalla serie del 2002 (che non è stata proprio di successo), compare come un grande guerriero vichingo nero.

Ora, capisco che la serie del 2002 era stata fatta solo per rilanciare i giocattoli, mentre Masters of the Universe: Revelation è un sequel della serie anni ’80, ma non riesco a concepire eventuali motivazioni dietro a una scelta del genere, che non va sicuramente ad influire sul racconto in nessun modo, ma che di base prende le distanze dalla serie, che nel bene e nel male aveva rilanciato questi fantastici eroi nel nuovo millennio. L’unica idea che mi viene in mente è legata ad un’eventuale mossa politically correct, un voler a tutti i costi rendere la serie adatta al nuovo millennio facendo sentire tutti inclusi (come se ad oggi servisse ancora questo tipo di meccanismo per farlo, e non una storia capace di raccontare valori e significati). Mancherebbe solo da aggiungere anche un po’ di girl power per poter… ok come non detto.

Recuperata la spada, Adam decide che è meglio qualche anno sulla terra a gozzovigliare che restare l’eternità in paradiso, e quindi via! Si torna sulla terra perché “dove vai tu, vado io!”, dice il (non più) morto principe a Teela. Tornati a Eternia, Roboto, un androide creato da Duncan, rimette insieme le due spade e genera la spada di He-Man. Adam afferra la spada, pronuncia la formula che ogni fan sa a memoria e la magia permea di nuovo Eternia.

Ma mentre sta per completare la trasformazione, Skeletor si rigenera dietro al nostro eroe e lo trafigge da parte a parte: nel mentre nessuno fa nulla, una sala piena di guerrieri alleati di He-Man e nessuno muove un dito, una scena degna delle migliori soap spagnole. Skeletor spiega che prima di morire aveva racchiuso la sua essenza nello scettro di Evil-Lyn (allora chi era quello che stava all’inferno? Skeletor ha più incarnazioni? Era una variante sfuggita alla TVA? Non credo avremo risposte). Adesso, con la spada in mano, Skeletor pronuncia le parole magiche e diventa un Dominatore dell’Universo (per altro si vede solo a mezzo busto ma artisticamente è bellissimo e sì, ammetto che c’è stato un momento di puro godimento sul finale).

Per disastro di Skeletor

Se siete tra i coraggiosi che sono riusciti a finire l’articolo (e so che sicuramente potrebbero uscire critiche di vario genere, ma ripeto che qui si parla della mia opinione personale da fan di He-Man and the Masters of the Universe), allora vi do dei bonus extra.

Ebbene, sappiate che nel corso delle vicende che vi abbiamo raccontato andranno presentandosi più e più volte un susseguirsi senza fine di eventi senza capo né cosa, tipo personaggi che perdono arti (nella puntata 2 un uomo perde un braccio durante un rito) e che durante la cena dopo torna magicamente, per poi riperderlo in quella successiva. Spesso e volentieri i personaggi muovono la bocca ma non escono parole, subiscono colpi in combattimento senza emettere gemiti, parlottano tra loro in gruppo o si incontrano senza dire nulla, sembra che si facciano male e non esclamano nemmeno per il dolore o la sorpresa (ma questo probabilmente è un problema della versione doppiata).

L’uso della grafica 3D è completamente casuale, messa qua e là senza senso logico con elementi che tornano poi in versione cartone nella scena successiva; ma ancora, in Masters of the Universe: Revelation ci sono anche tantissimi effetti di luce fini a sé stessi, una cacofonia di elementi artistici messi insieme che sembra vogliano solo dire «hey guardateci: sappiamo usare il computer oltre che fare il 2D».

Per altro, mancano diversi frame e spesso le scene sembrano mosse in stile cartone animato anni ottanta (ma stavolta dubito che sia un omaggio all’originale). Questo sequel è stato un disastro: poteva anche passare la mancanza di He-Man (anche se di certo non serviva mascherarla prendendo per i fondelli i fan con un trailer che mostrava come unico protagonista il nostro quasi-compianto He-Man, o affermando al pubblico che sarebbe da pazzi fare una serie su Dominatori dell’Universo senza di lui), ma la svolta girl power che la serie ha preso ha avuto il sopravvento su tutto il resto.

Kevin Smith durante un’intervista ha spiegato che questa storia, per lui, «è una storia su cosa succederebbe se Superman morisse e Lois Lane si trovasse da sola a scoprire il fatto che Clark Kent era l’Uomo d’Acciaio». Il regista di Jersey Girl non ha tenuto però in considerazione la grande mole di comprimari e personaggi fantastici che, almeno in queste 5 puntate, servono come carne da macello in confronto invece al magnifico trio, sempre pronto a colpire nemici, lanciare battute femministe, e poi colpire ancora nemici.

Sono uscite solo 5 puntate e ne mancano ancora un po’ per chiudere il cerchio di questo sequel, ma il futuro non è sereno: l’ultimo episodio si chiude infatti con un Adam che, tornato per salvare la situazione, viene subito trafitto dall’asta del girl power impugnata da Skeletor, e non sarebbe così strano se – viste le premesse – il nostro eroe stesse in panchina per il resto degli episodi.

Intanto su Rotten Tomatoes, mentre i voti della critica salgono, quelli del pubblico sono bassi.

Dopo le molte lamentele su queste scelte, Kevin Smith ha risposto ai molti dicendo:

Vedo gente online che dice «Hey, si stanno liberando di He-Man!». Come se davvero pensaste che Mattel Television, che mi ha assunto e pagato, volesse un cazzo di Masters of the Universe senza He-man? Crescete cazzo!

Ovviamente qui, se proprio vogliamo far contento il nostro Smith e citare Superman, si tratterebbe di avere uno show sulla Justice League in cui l’Uomo d’Acciaio muore: nella sua mente è più logico che Wonder Woman, Stargirl e Harley Quinn prendano il controllo in un viaggio per salvare il mondo sminuendo nel frattempo gli altri eroi. Storie simili sono uscite per la DC Comics, e a differenza di quanto successo su Masters of the Universe: Revelation, chi scriveva quelle storie riusciva ad essere bravo nel saper creare un gruppo eterogeneo e funzionale in termini di intreccio.

Tiziano Sbrozzi
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.

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