Recensione

Mindhunter 2 – Recensione della serie TV crime targata Netflix

Dopo quasi due anni di attesa, la serie evento “Mindhunter” torna con una sorpendente nuova stagione. La serie TV targata Netflix avrà il duro compito di ripagare i fan della lunghissima attesa. La seconda stagione dello show ideato da Joe Penhall è composta da ben nove puntate dirette dal regista David Fincher (Seven, Gone Girl) che volutamente accantonerà la parte action della serie per concentrarsi maggiormente sui dialoghi. Mindhunter 2 riparte da quanto di buono si era detto e visto della prima stagione confermando (come se ce ne fosse bisogno) la grandezza di questa serie, ormai diventata un culto grazie al perfetto mix di ricostruzioni storiche e raffinate analisi psicologiche, dove generi come quello investigativo e quello drammatico si mischiano alla perfezione.

Tra vecchie e nuove conoscenze

In questa seconda stagione ritroviamo alcune nostre conoscenze, ovvero la squadra del reparto di scienze comportamentali dell’FBI, subito a lavoro per raccogliere alcune dichiarazioni da alcuni serial killer. Forti anche delle sovvenzioni ottenute grazie ad un progetto scientifico atto ad applicare la scienza nei crimini commessi dai serial killer, gli agenti Bill Tench e Holden Ford (interpretati rispettivamente da Holt McCallany e Jonathan Drew Groff) sono intenti ad interrogare uno dei più brutali assassini che il mondo abbia mai conosciuto: il serial killer Charles Manson. Durante l’interrogatorio i due vengono improvvisamente convocati nella città di Atlanta per indagare su una serie di omicidi e sparizioni che vedono coinvolti giovani afroamericani. Questi avvenimenti destabilizzarono la città di Atlanta in un periodo che va da 1979 al 1981, non solo per via degli omicidi e delle sparizioni, ma anche perché la città della Georgia vedeva come sindaco e come capo della polizia due uomini afroamericani. Da qui inizia una spietata caccia all’uomo che vedrà mescolarsi le teorie scientifiche applicate alle più classiche indagini della polizia locale. Tutto ciò scatenerà nei nostri due agenti un vero e proprio conflitto interno dove le nuove teorie scientifiche si scontreranno inevitabilmente con l’istinto e il metodo classico degli agenti.

L’evoluzione del genere crime

Mindhunter 2 ha un compito ben preciso, ovvero quello di mostrare allo spettatore una vera e propria crescita del reparto investigativo e l’evoluzione delle tecniche, non solo investigative, ma anche di quelle scientifiche, e di come vengono e verranno anche in seguito applicate ai vari casi che vedranno coinvolti i più spietati serial killer. La serie inoltre tocca temi delicati come razzismo e omosessualità, temi che vengono trattati con il massimo tatto e in maniera intelligente. Il caso degli omicidi dei giovanissimi di colore mostra come il razzismo spesso venga usato e strumentalizzato per scopi meramente politici, mentre il tema dell’omosessualità viene trattato con un bellissimo messaggio attraverso la narrazione delle tematiche quotidiane della Dottoressa Debbie – che non vive l’omosessualità come un ostacolo – ponendo come obbiettivo la ricerca di un amore vero. Tutto ciò a prescindere da qualsiasi orientamento sessuale, differenza anagrafica o colore della pelle; insomma un amore inteso come bisogno a cui ogni essere umano non dovrebbe proprio sottrarsi. L’impronta di David Fincher si vede tutta, e la mossa di una lettura più introspettiva e legata al dialogo, escludendo quasi del tutto la parte action, lo ripaga di questa scelta. La seconda stagione alza ulteriormente l’asticella inserendo sul mercato un prodotto difficile da battere per un’ipotetica concorrenza. Le altre serie TV dello stesso genere potranno solo prendere ispirazione da questo show – ormai considerato culto – considerando che difficilmente si potrà fare meglio di quanto abbiamo visto in questa stagione. La cura del dettaglio sembra essere la chiave di lettura del regista che, come già ci aveva dato modo di vedere in Zodiac (thriller psicologico del 2007 da lui diretto), non lascia davvero nulla al caso.

Mindhunter 2

9

Mindhunter 2 conferma quanto di buono si era detto e visto della prima stagione, confermando la grandezza di questa serie divenuta cult grazie al perfetto mix di ricostruzioni storiche e raffinate analisi psicologiche, dove generi come quello investigativo e quello drammatico si mischiano alla perfezione.

Valerio Pagnotta Proietti
Ventisettenne romano con una grande passione per il cinema d'autore, i gangster movie e i film del maestro Tarantino. Cresciuto a pane, Magic e fumetti americani, ama vivere al massimo ogni sua passione, condividendole sempre con qualcuno per renderle migliori.

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