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My Brother Rabbit – Recensione della toccante avventura di Artifex Mundi

Il mondo delle avventure grafiche ha visto indubbiamente dei cambiamenti sostanziali nel corso delle ere videoludiche, dove la richiesta del giocatore è variata di volta in volta, plasmandosi sempre in qualcosa di differente, ma non necessariamente di evolutivo. L’opera a cui il team di Artifex Mundi ha dato i natali, si pone in una nicchia poco battuta, con un fare sognante e palesemente riconducibile alle giovani età. My Brother Rabbit non è un gioco particolarmente impegnativo, che fonde enigmi di logica a delle meccaniche tipiche dei giochini “hide and seek” su fondale, creando delle concatenazioni molto ispirate. Anche se propriamente dedicato a un pubblico di bambini, il rapporto qualità prezzo lo rende una breve avventura godibile anche da persone più mature che hanno la voglia di seguire una semplice e quanto mai toccante storia. Ma procediamo con ordine.

My Brother Rabbit

Amore Fraterno

Come si evince dal titolo, in My Brother Rabbit vivremo la storia di due fratellini, anche se non in modo convenzionale. Il breve video che fa da incipit alla storia, narrata senza il bisogno di alcuna parola, ci mostra la felice vita di questi due sorridenti pargoli, fino al momento in cui la piccolina viene colta da un malore mentre giocavano nel bosco. Da qui in poi, in parallelo agli eventi reali, prenderemo il controllo del peluche preferito della bambina, che metaforicamente andrà a impersonare il suo triste e impaurito fratellino. Con l’avanzare della storia, sarà ben chiaro come la piccola sia affetta da un malore piuttosto grave, e di come il suo piccolo fratellino prenda consapevolezza della cosa poco a poco. Le fasi giocate con il peluche (appunto, a forma di un bizzarro coniglio) saranno una macroscopica similitudine con i turbinii sentimentali del ragazzo, trasmettendo visivamente quello che la fantasia di un bambino può creare in situazioni come quella descritta. Il viaggio intrapreso dalla famiglia verrà visto con la purezza più disarmante da parte del piccolo, che immaginerà oniricamente qualunque soluzione possibile per fare in modo che questo continui. Anche se non può far nulla nella vita reale, egli si sente in dovere di aiutare la sua povera sorellina.

My Brother Rabbit

Uno strano nascondino

All’atto pratico, ci troviamo di fronte ad un’avventura grafica gremita di puzzle a catena, che fondamentalmente ci vedrà collezionare gruppi di oggetti che saranno necessari per sbloccare un successivo enigma, una nuova zona, o che serviranno proprio alla risoluzione dell’enigma stesso. Gli oggetti che dovremo trovare saranno ben nascosti e mimetizzati all’interno dei fondali di gioco, un po’ come accadeva in quelle avventure dove lo scopo era trovare una serie di specifici oggetti infilati tra una montagna di cianfrusaglie. Chiaramente la fantasia di un bambino non ha limiti, e quelle che ci troveremo di fronte saranno cose come mosche con il popò a forma di lampadina, paguri, ragnetti, tessere di puzzle, francobolli, palloncini e così via, tutti inseriti in dei contesti pressoché strambi e fantasiosamente mixati. Non fatevi stupire da un naso che esce da una cinepresa, da un innaffiatoio gigante che beve dal lago e sputa arcobaleni, e nemmeno da un’alce robot intenta ad aiutarvi ad oltrepassare il fiume.

My Brother Rabbit

La difficoltà degli enigmi in My Brother Rabbit è di media entità, dove i più piccini troveranno sicuramente pane per i loro denti (oltretutto stimolati dalla voglia di proseguire nel “domino” degli indovinelli proposti), e i più grandi dovranno comunque aguzzare l’ingegno per un paio di essi in particolare. Eccoci quindi a risolvere dei tipi di giochi iconici, dalla ricostruzione di una foto, al domino, ai puzzle e così via, ma con la presenza in alcune stanze di alcuni enigmi di ricostruzione: una volta per ogni capitolo dovremo costruire un macchinario particolare indispensabile per i nostri scopi, con tutto l’occorrente già pronto nella stanza e con un progetto ad aiutarci di fianco a noi. Peculiarità graditissima di queste fasi, la traccia sonora che aggiungerà uno strumento musicale a ogni pezzo che inseriremo correttamente, così che essa continui ad aumentare di corposità man mano che l’enigma viene risolto.

My Brother Rabbit

Donare il giusto colore

L’interfaccia è semplicissima da apprendere, e non ci si troverà mai di fronte a problemi strutturali. Gli elenchi di oggetti da trovare, con annessa quantità, si trova sempre in alto a destra sullo schermo, e il colore dello sfondo dei riquadri – azzurro o grigio – vi indicherà se l’oggetto che state cercando è presente in quel determinato posto. L’adattamento per console è riuscito egregiamente, e non si sente assolutamente la pesantezza nello spostamento del cursore, cose non proprio scontate per giochi punta e clicca su questo tipo di piattaforme (giocare con un mouse è chiaramente più funzionale). Tutto ciò rimane per nulla invasivo, e di conseguenza i giocatori si troveranno con davanti agli occhi tutti i colori e le assurde creazioni che Artifex Mundi ha partorito. La cosa che ci lascia a bocca aperta è la semplicità con cui tutti gli elementi in My Brother Rabbit riescono ad amalgamarsi, con una grafica che richiama una forte componente di animazione, dipingendo un mondo vivo in in ogni piccolo dettaglio, dal più piccolo filo d’erba alla più alta delle costruzioni.

my brother rabbit

Tutto ciò trova buona compagnia grazie a un’ottima colonna sonora, che anche se anonima e funzionale nelle parti giocate, esplode di carisma ed empatia nel main theme, che vede come performer niente meno che Emi Evans (Dark Souls, NieR, NieR Automata) che con la sua voce è sempre capace di scaldare anche i cuori più freddi. Come già accennato, il titolo non presenta alcun tipo di doppiaggio, e tutta la narrativa è basata sulle immagini dei video di intermezzo (che poi sono la trama principale), e le piccole richieste sotto forma di baloon del coniglietto che impersoneremo. Il silenzio non è sempre una cosa negativa, specialmente se lascia spazio a dei metodi di comunicazione ancora più forti, proprio come l’empatia. Tutto ciò ha fatto sì anche che non ci fossero troppe grane legate alla localizzazione, e infatti il titolo vede tradotte tutte le sue componenti testuali anche in lingua italiana (cosa fondamentale se prendiamo atto del target di riferimento).

Il gioco non ha una longevità estrema, e si attesta intorno alle 4 ore di gioco (anche a seconda della vostra velocità di risoluzione degli enigmi e del vostro colpo d’occhio per la ricerca degli oggetti) che sono giustificate in modo coerente con i soli 14.99€ del prezzo sugli store online. La rigiocabilità di My Brother Rabbit è minima, perché questo single player non presenta livelli di difficoltà o modalità alternative… questo, se pensate come giocatori normali. Ma se pensate a come i bambini sono portati a guardare più volte la stessa fiaba Disney, potete anche pensare a come la voglia di riaffacciarsi in questo mondo incantato possa sempre essere dietro l’angolo.

My Brother Rabbit

8

My Brother Rabbit è un titolo che ha come target il pubblico dei più piccini, affacciandosi in un mondo di pura fantasia creato proprio da un bambino in un momento di paura. Un'esplosione di fantasia con una carica empatica narrativa molto forte, aiutata anche dall'egregia performance vocale di Emi Evans. Gli occhi di un bambino, molto spesso, riescono a vedere molto più lontano di coloro che ormai pensano di aver visto tutto... ed è proprio con questo spirito che il gioco va affrontato. La difficoltà degli enigmi è dedicata proprio a questo target, e anche se la longevità non è estrema, non fatichiamo a pensare che il lavoro di Artifex Mundi sarà apprezzato moltissimo.

Gianluigi Crescenzi
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.

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