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Noi – Recensione del nuovo film del Premio Oscar Jordan Peele

Geremia 11:11 “Per questo manderò una sciagura e non potranno evitarla. Essi mi chiameranno a gran voce perché li aiuti, ma io non li ascolterò”

Adelaide (Lupita Nyong’o)  come ogni anno, torna nella casa d’ infanzia in California per trascorrere le vacanze estive assieme al marito Gabe (Winston Duke, il capotribù M’Boku di Black Panther) e ai loro due figli, l’ adolescente Zora (Shahadi Wright Joseph) e il piccolo e vivace Jason (Evan Alex). La donna vive con difficoltà e paranoia la permanenza nella casa, sia per la recente morte della madre, sia per un trauma del passato mai risolto. Una notte i Wilson vedono le sagome di quattro misteriosi individui nel loro vialetto. Aggrediti e tenuti in ostaggio in casa dagli sconosciuti, ben presto faranno la terrificante scoperta che le quattro misteriose figure sono dei doppelgänger di sé stessi, fino a quel momento relegati in misteriose strutture sotterranee, intenzionati a prendere il loro posto e la loro vita in superficie.

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Jordan Peele, del duo comico Key & Peele, aveva scioccato il mondo con il suo film d’esordio Scappa – Get Out, satira nera a tinte horror sulla appropriazione culturale dell’America nera e sull’ipocrisia dell’ elite bianca e intellettuale che gli aveva fatto guadagnare il Premio Oscar appena un anno fa per la Migliore Sceneggiatura Originale. Con Noi, Peele dimostra che il successo del primo film non è stato solo un colpo di fortuna e tutta la portata del suo talento, tornando a raccontare una satira all-black sull’America delle grandi contraddizioni, quella del Trumpismo e della paura, dell’indolenza e della mediocrità, della violenza e del razzismo.

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A tratti film-manifesto di Spike Lee, a tratti romanzo di H.G. Welles (La Macchina del Tempo, La Guerra dei Mondi) Noi mette sul piatto questioni ancora più pressanti e attuali della cultura americana attraverso un horror a tinte psicanalitiche, simile nella struttura e nell’esecuzione a una puntata di 120 minuti di The Twilight Zone (serie cult in Italia col titolo di Ai Confini della Realtà) di cui, a sorpresa di nessuno, Jordan Peele curerà il revival. Gli spunti di Noi sono tanti (forse troppi): dal razzismo alla xenofobia, dalla paranoia all’isteria di massa, dalla dualità dell’America alla violenza tra neri. C’è tanto da assorbire insomma, ma l’equilibrio del film tra comedy (perché, tutto sommato, si urla più dal ridere che dallo spavento) e l’horror, già apprezzato per l’esordio alla regia del regista americano, è fenomenale, costruito con attenzione grazie a un cast eccellente tra cui spicca, oltre alla Nyong’o, la “Mona Lisa” del cinema americano Elisabeth Moss e una sceneggiatura sapiente e ben distesa.

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Va anche considerato, a margine di questa considerazione a grandi linee sul film e sui suoi temi, il talento dell’attrice premio Oscar Lupita Nyong’o, che con questo film e Little Monsters (2019), successo di pubblico e critica all’ultimo Sundance, si sta guadagnando una nomea come scream queen per il nuovo millennio e questo nuovo cinema dell’orrore. In un cinema come quello di oggi, sempre più dedito alla commistione tra generi, Jordan Peele ha dimostrato di essere uno dei più originali, freschi e capaci autori, oltre che al più sentito erede di John Carpenter e Wes Craven.

Noi

9

Il secondo film del regista di Scappa - Get Out è la conferma del talento di Jordan Peele e della freschezza del suo cinema, a metà tra satira sociale e horror d'essai

Pierfranco Allegri
Pierfranco nasce a Chiavari il 1 Aprile 1994. Si diploma presso il liceo Classico Federico Delpino e studia Cinema e Sceneggiatura presso la Scuola Holden di Torino. Al momento scrive recensioni online (attività cominciata nel 2015) presso varie riviste tra cui GameLegnds e Cinefusi.it

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