VideogiochiGL Originals

L’odio nei videogiochi ti costa: il discusso caso Fortnite

Il momento di accusa verso i videogiochi è semplicemente periodico, quando un servizio disinformativo o un fraintendimento portano la popolazione ad accusare un’industria in fin dei conti innocente. Portando l’acqua al proprio mulino, i media non pensano di dover produrre contenuti accurati, che possano riportare la realtà delle vicende accadute e lasciare al pubblico l’ardua sentenza, in quanto il tutto porterebbe a un’inevitabile presa di posizione dell’industria videoludica. Cosa succede, tuttavia, quando a scatenare le masse è proprio un episodio avvenuto all’interno di un videogioco?

Non c’è bisogno di chiederselo, perché è proprio davanti ai nostri occhi, a malincuore. Un video di circa due anni fa è infatti stato al centro dell’attenzione negli ultimi giorni, purtroppo per quel che riguarda un avvenimento increscioso avvenuto nel corso di una sessione di Fortnite: Salva il Mondo, titolo che per un motivo o per l’altro è sempre sulla bocca di tutti. La modalità del famoso titolo di Epic Games presenta delle meccaniche di gioco ben diverse rispetto alla classica modalità battle royale di Fortnite, le quali hanno causato un episodio difficile da dimenticare.

Tanto è colpa dei videogiochi

Nel corso di una sessione in-game, un bambino intento a giocare alla suddetta modalità di Fortnite è stato “imbrogliato”  da parte di un utente più grande. L’avvenimento riguarda delle classiche manovre atte a rubare oggetti da altri giocatori, che erano decisamente più diffuse agli albori di questa modalità. Com’è possibile vedere nel video, il ragazzo si è categoricamente rifiutato di restituire gli oggetti al bambino, presentandosi con un’aria spocchiosa e ingiustificata che ha portato il più piccolo a scoppiare in lacrime. Pur trattandosi “solamente” di un videogioco, è chiaro che un affronto del genere verso un ragazzino in tenera età sia alquanto discutibile, anche se meno di quanto avvenuto successivamente.

Fortnite

La mamma del bambino ha infatti deciso prontamente di confortare il figlio e riparare all’accaduto, dando quindi il buon esempio e dimostrando come comportarsi in situazioni del genere. Il tutto è stato possibile perché la donna, com’è giusto che sia, ha seguito suo figlio nel corso delle sezioni di gioco, e ha realizzato quindi quanto avvenuto nella situazione disastrosa… o forse no. Per risolvere la questione la donna ha infatti preferito inveire contro l’altro giocatore, che ha manifestato ulteriore spocchiosità e si è rifiutato nuovamente di restituire quanto ottenuto. Vista la situazione, la mamma ha pensato bene di offendere personalmente il ragazzo e i suoi prossimi, dimostrando a suo figlio tutto quello che (non) andrebbe fatto in situazioni come queste, e cercando di risolvere il problema a suon di insulti.

È chiaro che una situazione del genere porti inevitabilmente alla perdita dei nervi, ma quanto avvenuto è la rappresentazione più sbagliata di come comportarsi in circostanze del genere. Nella gara all’inciviltà, tuttavia, la mamma e il ragazzo più grande possono tranquillamente contendersi le prime posizioni, ma è chiaro che gli altri partecipanti non stiano effettivamente concorrendo. Ha davvero senso prendersela con un bambino per la sua (naturalissima) ingenuità data dalla tenera età? Considerando inoltre che non è stato accompagnato nelle sue sezioni è ovvio che non sia il caso, ma ha ancora meno senso accusare Fortnite ed Epic Games per quanto avvenuto.

Fortnite

È comodo scansare tutte le colpe e affibbiare l’etichetta del mostro ai videogiochi, scansare gli scandali derivanti dai pessimi comportamenti delle persone per immaginare che tutto derivi da un software. Interfacciarsi con la community è allo stesso tempo meraviglioso e pericoloso, perché è chiaro sia possibile far nascere amicizie a distanza, come incontrare malintenzionati e persone non raccomandabili. Per evitare episodi del genere in famiglia, è sufficiente prendersi le proprie responsabilità genitoriali, e non lasciare che un bambino si scontri con la dura realtà della società virtuale, semplicemente accompagnandolo in questo percorso pieno di potenziale divertimento.

Prendersi le proprie responsabilità 

Non sono i videogiochi a causare fatti incresciosi del genere, ma una serie di disattenzioni e mancanze riguardo all’autorità genitoriale, in questo caso. Non ha alcun senso incolpare Fortnite per quanto accaduto, e più in generale il medium dei videogiochi per simili fatti avvenuti in passato. Definire l’avvenimento Cyberbullismo, poi, è semplicemente ridicolo e del tutto fuori contesto per quel che riguarda questo macabro termine. Ma è chiaro che per oscurare dei problemi del genere sia più facile additare ogni virgola verso dei software, delle opere d’arte pensate per divertire e far felici i consumatori, non certamente atte a creare episodi come questo.

Andrea Pellicane
Nasce nel 2000 già possessore di una Playstation 1 e già appassionato di videogiochi. In tenera età scopre il mondo dell’informatica ed inizia la sua inutile corsa verso la bramatissima Master Race. Nonostante la potenza di calcolo sia la sua linfa vitale è alla perenne ricerca della varietà e di titoli indie che piacciono solo a lui, incurante del fatto che potrebbero funzionare agevolmente anche su un tostapane. Viene spesso avvistato mentre effettua incomprensibili ragionamenti (soprattutto per lui) legati all'economia. Eccelle particolarmente nel trovare i momenti meno opportuni per iniziare e divorare intere serie TV.

    Rispondi

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

    Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

    Potrebbe interessarti anche