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One Piece: Pirate Warriors 4 – Recensione, Kaido e Big Mom contro Cappello di Paglia

Ci siamo allora, alla fine siamo riusciti a riunirci con Rufy e la sua ciurma, pronti a salpare per questa nuova avventura grazie a One Piece: Pirate Warriors 4, titolo che vi farà rivivere i momenti più belli dell’iconico viaggio creato dal maestro Oda. Il genere musou è qualcosa di particolarmente delicato, soprattutto qui in occidente, essendo principalmente uno stile pensato per il mercato nipponico. Tuttavia ci sono appassionati che non sdegnano questa tipologia di prodotti, e la nostra recensione è dedicata principalmente a loro. Se non masticate i musou probabilmente anche l’ultima opera targata Omega Force non farà per voi, ma se invece sapete di cosa stiamo parlando avete trovato pane per i vostri denti. Il gioco punta non solo ad ampliare l’arco narrativo rispetto al precedente capitolo, ma lo fa con tanta cura e rispetto per i giocatori che si aspettavano qualcosa di diverso dal prequel. Non solo questo, visto che è palese la voglia che abbia avuto la software house nel non voler “confermare” alcuni aspetti canonici del genere di appartenenza, modificandoli e cercando di svecchiare una formula generale ormai troppo statica e ripetitiva anche per i diretti concorrenti.

Diventare Re dei Pirati

Come detto in apertura, il focus è dedicato all’arrivo della ciurma di Cappello di Paglia a Wano e, dopo un breve tutorial che vi metterà faccia a faccia con Kaido e Big Mom, sarete catapultati agli albori del manga, quando la nostra banda di pirati era ancora ad inizio carriera. C’è da dire una cosa però: il ritmo dell’avventura e della narrazione adesso è più spinto e focalizzato. Gli sviluppatori sanno bene che i fan conoscono alla perfezione le origini del gruppo e i relativi incontri, senza contare che si parla di scenari già affrontati nel precedente capitolo. Proprio per questo motivo appoggiamo la scelta di dividere tutto in archi narrativi, saltando le parti più “inutili” e focalizzando l’attenzione sui momenti più belli e drammatici della serie. Partirete dunque da Alabasta, passando per Marineford e così via. I momenti più carichi di pathos vi arriveranno come un pugno nello stomaco, visto che il team è riuscito a ricreare, in modo anche piuttosto preciso, le scene viste sia nell’anime che nel manga. Per quanto riguarda la trama, dunque, non abbiamo davvero nulla da dire, lineare e precisa. Gli sviluppatori si sono permessi di prendere qualche “licenza poetica” in favore di momenti più caotici o per esigenze dovute ad alcuni tagli, ma nulla che modifica l’opera di Oda, trattata dunque con la dovuta sacralità che merita.

Man mano che proseguirete sbloccherete personaggi e scenari, da usare in altre sedi (ma su questo ne parleremo più avanti). La prima grande novità che salta subito all’occhio, infatti, è come adesso non ci sia più libera scelta del personaggio da utilizzare in alcuni livelli. Vi spieghiamo meglio: se nel precedente capitolo, volendo, potevate decidere di utilizzare solo ed esclusivamente Rufy, adesso prima di ogni missione sarà il gioco stesso che vi metterà a disposizione un roster da cui attingere. Questo spezza di tanto la monotonia del genere, facendovi provare personaggi che, altrimenti, non avreste mai preso. Immaginate che bello poter controllare Barbabianca durante lo scontro di Marineford, tutto dipende dai vostri gusti personali. Questa volta, inoltre, non sarete costretti a rigiocarvi una specifica missione con un determinato personaggio per sbloccare delle abilità particolari, questo aspetto è stato del tutto semplificato e reso più abbordabile per diminuire al massimo il senso di ripetizione e tenere sempre attiva la voglia di combattere al giocatore.

La produzione non offre soltanto la classica storia, ma mette sul piatto anche due modalità che i fan conoscono molto bene, anche se una è stata sensibilmente modificata. La prima è l’avventura libera, attraverso la quale potrete affrontare missioni già completate con un personaggio a piacimento, mentre la seconda sostituisce il diario dei sogni dello scorso capitolo e prende il nuovo nome di diario di bordo. Quest’ultimo è semplicemente una raccolta di missioni fittizie, che propongono scenari al limite del vero. Qui la vostra tecnica e bravura potrà essere davvero spinta al limite, visto che sarà il modo più rapido e divertente per crescere velocemente di livello.

Sebbene l’idea del diario di bordo sia molto carina, ancora non ci sentiamo di dire che sia convincente al 100%. Infatti questi scontri lasciano molto il tempo che trovano, un ottimo svago senza dubbio, ma che alla lunga rischiano di stancare. La stessa modalità libera non è particolarmente coinvolgente; la sensazione è che il team avrebbe dovuto spingere di più sotto questo aspetto mentre nei fatti sono stati, forse per la paura di esagerare, con il freno a mano tirato. Certo è che la sola avventura fa fatica a reggere l’intera produzione, offrire altre modalità oltre alle solite sarebbe stato meglio ma invece si è deciso solo di modificarle per renderle più semplicistiche.

Botte su botte

Il musou di base offre la possibilità hai giocatori di distruggere orde e orde di nemici con un solo colpo, ma a questo One Piece: Pirate Warrior 4 sembra proprio non bastare. I personaggi si differenziano principalmente per tre tipologie: potente, tecnico e veloce. Ognuna di queste “classi” ha specifiche e peculiarità diverse, che cambiano drasticamente il modo in cui giocare o approcciarsi alla missione. Quello che ci tengo a sottolineare però è come l’approccio del combattimento ora non sia solo quello di usare le mani, ma finalmente si comincia ad intravedere un minimo, diciamo anche quasi basico, di tecnicismo. Speriamo che in futuro tale aspetto non solo sia mantenuto ma anche ampliato, così da poter far evolvere finalmente il genere. Detto questo, mosse speciali e altro sono legate allo sviluppo dei vari personaggi, che adesso condividono una parte dell’albero delle abilità. Questo si divide in tre segmenti: uno è in comune per tutti i character mentre gli altri due sono specifici per il singolo. Spendere Berry e decidere quale sviluppare spetterà a voi, però il risultato su schermo sarà comunque dirompente.

La crescita del roster, infatti, si percepisce man mano che si avanza, capace dunque di regalare un alto grado di soddisfazione al giocatore che si sentirà appagato dagli sforzi fatti. L’accurata scelte delle mosse da parte del team e come queste vengono applicate non fa altro che donare stimoli sempre nuovi. Anche le abilità speciali sono state rivisitate: ora sarete voi a decidere quali usare fino ad un massimo di quattro. Da questo punto di vista il gioco è un grandissimo omaggio alla saga e ai suoi archi narrativi, vedrete gli effetti dello sviluppo dell’Haki in tutto il suo splendore, come la crescita di tutti gli altri comprimari. Quello che esalta i combattimenti è anche la distruttibilità dell’ambiente e, se anche in questo caso si poteva spingere di più, vedere crollare un palazzo dopo l’utilizzo del Gom Gom Bazuka riesce a dare una grande soddisfazione. Le mappe sono state modificate rispetto al precedente capitolo, dimostrando che il team si è anche impegnata sotto il profilo del level design. Alcuni scenari sono stati fedelmente riprodotti questa volta, cosa che siamo sicuri farà molto piacere soprattutto ai fan di vecchia data.

Ciurma all’arrembaggio!

A livello tecnico, One Piece: Pirate Warriors 4 è un notevolissimo passo in avanti rispetto al predecessore, apparso troppo scarno e sottotono da questo punto di vista. Il team ha lavorato bene anche sulle proporzioni, facendo in modo di rappresentare in modo fedele le dimensioni dei personaggi creati da Oda. Vedere Donflamingo o chi per lui adesso farà un effetto diverso, sicuramente prenderli a pugni vi darà molta più soddisfazione. Qui però arriviamo a un punto cruciale, ovvero la difficoltà. Il titolo è programmato per fare in modo che, anche a Normale, non incontriate particolari impedimenti. Infatti, se presterete cura allo sviluppo della ciurma non avrete problemi a concludere il titolo. Alcuni scontri saranno inevitabilmente più impegnativi di altri, sta a voi alzare l’asticella dell’attenzione. Concludiamo parlando delle VERE boss fight: in certi casi, durante gli scontri con questi grandi nemici, avrete dei piccoli elementi platform con cui interagire. Roba di poco conto, si chiaro, ma che comunque è in grado di regalare qualcosa di diverso a una formula già, trita e ritrita. Alcuni avversari vi galvanizzeranno inevitabilmente più di altri, magari un miglior bilanciamento di questi momenti sarebbe stato più gradito.

In conclusione possiamo affermare che One Piece: Pirate Warriors 4 ha saputo regalare ore di divertimento e spensieratezza. Dobbiamo dire che è stato davvero piacevole ritrovarsi nuovamente invischiati nei momenti più eccitati dell’opera di Oda e, adesso, è arrivato il momento di contare i giorni che ci separano all’uscita del nuovo numero del manga. Il team ha cercato di ingrandire la formula classica dei mosou, in parte riuscendoci e in parte fallendo. La sensazione è che avrebbero dovuto spingere più sotto gli aspetti inediti che hanno inserito, invece che limitarsi a proporli in una versione più blanda. Tuttavia, il titolo nel suo insieme è stato nettamente più convincente del suo predecessore, un acquisto obbligato per i fan del genere e di One Piece.

One Piece: Pirate Warriors 4

8

One Piece: Pirate Warriors 4 è quasi tutto quello che i fan della saga, e dei Musou, hanno sempre sognato. Il titolo esalta le qualità dello shonen creato da Oda, sfruttando un cast di personaggi ormai iconico nell'immaginario collettivo. Peccato per qualche inciampo che gli impedisce di eccellere ai massimi livelli per il suo genere di appartenenza, ma se la rotta è questa non abbiamo paura del futuro.

Patrizio Coccia
Patrizio non era ancora nato quando entrarono in casa la Super Nintendo e Super Mario Bros. Pochissimi anni dopo, insieme a lui, arrivò anche la Play Station, e fu tutta un'altra storia. Aveva 4 anni quando a malapena riusciva a tenere il controller tra le mani, ma non mollò più la presa, imparando a giocare a tutti i generi. Appassionato di musica rap, film fantasy, e con un passato da writer, predilige indiscutibilmente i giochi di ruolo, fortemente affezionato alla serie di Kingdom Hearts di cui conserva l'intera collezione, spin-off inclusi.

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