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Outward – Recensione del fantasy di Nine Dots Studio e del DLC The Soroboreans

Il sole sta tramontando. Sono ancora troppo lontano dalla città, la torcia non durerà abbastanza e la strada è piena di banditi. Accendo un fuoco, dovrei riuscire a rimediare una zuppa decente con ciò che ho recuperato nella grotta. Mentre mangio mi sento osservato. Mi convinco di essere solo troppo stanco e in allerta dopo l’ultimo scontro per ragionare lucidamente. Forse mi sta salendo la febbre, la ferita non ha un bel aspetto. Crollo nella tenda e chiudo gli occhi, sperando di non essere attaccato. Mi svegliano dei passi. Ho lasciato il fuoco acceso e mi hanno visto, ma cos’avrei dovuto fare? Morire assiderato in una fredda notte della Penisola? Non ha senso pensarci adesso. Imbraccio spada e scudo ed esco dal mio riparo, pronto ad affrontare chiunque abbia avuto l’infelice idea di strisciare fino alla mia tenda. L’approccio ad Outward, superato un tutorial alquanto lungo ma decisamente fondamentale, è decisamente strano. Un po’ hack & slash, un po’ survival, un po’ gioco di ruolo, è difficile inquadrare ed incasellare il gioco di Nine Dots Studio in una categoria precisa. In realtà, il tentativo comincia a diventare superfluo man mano che vi addentrerete nel mondo di Aurai, arrivando presto alla conclusione che siamo davanti ad un gioco con una propria identità che, per quanto presenti caratteristiche di più generi, difficilmente è collocabile in uno di questi. Ogni meccanica si mischia alle altre, senza diventare dominante. Potremo apprendere abilità, ad esempio, ma non serviranno dei punti esperienza dato che non saliremo di livello. Dovremo nutrirci, riposare e bere, ma senza che questo diventi l’obiettivo principale, dato che con la giusta dose di sperimentazione e preparazione raramente rimarremo senza risorse. Ogni area è infatti ricca di flora e fauna peculiari, che dovremo imparare a conoscere e che spesso ci forniranno un rimedio alle difficoltà che incontreremo. Problemi con il veleno della Palude Consacrata? Uno dei numerosi frutti che crescono nel territorio ci curerà, se adeguatamente trattato.

Outward - Monsone giorno

Come ogni avventuriero che si rispetti, sarà il desiderio di esplorare ad essere il motore principale delle nostre azioni. Il mondo è disseminato di laboratori di ere dimenticate, grotte e fortezze di banditi, innumerevoli luoghi pronti per essere esplorati ed ovviamente saccheggiati. Non che questo si riveli sempre una passeggiata: attaccare l’accampamento di un signore della guerra richiederà una preparazione ben diversa dall’esplorazione di una cava occupata dai Trogloditi e rappresenterà una sfida senz’altro più grande. A volte non basterà nemmeno avere un buon equipaggiamento, ma dovremo usare quello giusto contro gli avversari più ostici, pianificando il nostro ingaggio e sfruttando attentamente le nostre risorse. Del resto, chi penserebbe mai di poter sconfiggere un Lich del fulmine con magie elettriche?

Due è meglio di uno

L’approccio degli sviluppatori non è originale solo in quanto a meccaniche nude e crude, ma anche in quanto a possibilità: in una generazione videoludica che ha visto la quasi totale scomparsa dello schermo condiviso, ecco che Nine Dots Studio e Deep Silver ci propongono con Outward un titolo completamente giocabile in cooperativa su un unico schermo; e su Steam potremo condividere la partita con un’unica copia data la presenza del Remote Play. Una manna dal cielo per tutti i fan dello split screen che si sono ritrovati negli anni a dover comprare due copie dello stesso titolo per poterlo giocare insieme.

Outward - Penisola in cooperativa

La cooperativa ribilancia notevolmente l’esperienza, dato che il nostro compagno potrà aiutarci tanto nei combattimenti, fiancheggiando i nemici che ci prendono di mira, quanto nella sopravvivenza nelle terre selvagge, trasportando materiali e risorse utili. Ciò non significa però che avremo vita facile, ma qualche possibilità in più nelle sfide maggiormente pericolose. Decisioni e scelte vengono però salvate solo per chi ospita la partita, mantenendo così separati i percorsi dei due giocatori, liberi di unirsi alla fazione che preferiscono senza costringere il compagno di avventure allo stesso percorso.

Tra un attacco dei banditi ed un po’ di sana speleologia arcana, in Outward trova il suo posto anche una trama ed un’ambientazione originali. Nei panni dell’ultimo discendente di una stirpe alquanto sfortunata, ci ritroveremo a doverci unire ad una delle fazioni nella speranza di sfuggire al Prezzo di Sangue, un debito che si tramanda di generazione in generazione nella nostra famiglia ed il cui costo sembra praticamente impossibile da ripagare col nostro ridicolo stipendio da guardiano del faro. Una volta partiti per l’avventura, saremo in realtà liberi di girare senza la preoccupazione di questo mutuo inter-generazionale, con l’unico obiettivo di trovare una fazione disposta ad accoglierci. Ognuna con le sue peculiarità, le fazioni condividono solo un nemico: la Rovina, un’orda composta da creature più o meno senzienti e legate dal desiderio di uccidere.

Outward - Palude Consacrata, Guglia di Luce

Ciò che non condividono sono ovviamente i metodi, gli obiettivi e le possibilità che ci offriranno: per unirci alla Sacra Missione, ad esempio, dovremo diventare devoti di Elatt, mentre il Regno di Levante vorrà assicurarsi che non peseremo sulla collettività una volta che ci avranno accettati. In ogni caso, avremo una discreta scelta per inserire il nostro personaggio nella fazione che più ci aggrada, ampliata ulteriormente dall’arrivo dell’espansione Outward: I Soroboreani, che sbloccherà la città di Harmattan ed il territorio circostante, il primo a subire l’invasione della Rovina e a contrastarne l’avanzata. Molte missioni avranno esiti dinamici a seconda di quanto tempo impiegheremo ad agire e a come agiremo, andando a influenzare in modo considerevole intere città ed il destino dei suoi abitanti, mentre altre saranno semplici eventi ripetibili, utili per mettere da parte soldi o risorse utili.

Outward: I Soroboreani, la lotta al nemico comune

Se la storia principale delle tre fazioni di Outward ruota intorno ai rapporti che si sviluppano tra queste, ad Harmattan le priorità sono altre. La Rovina ed i suoi Orrori sono in tutto il territorio, così come gli antichi Golem, ora senza controllo, che l’avevano un tempo fronteggiata, rappresentando una minaccia ben più importante di una rivendicazione politica. Dovremo quindi scalare la gerarchia dell’Accademia Soroboreana, guadagnandoci la fiducia di uno degli influenti Decani e scoprendo così i molteplici piani per fronteggiare la minaccia incombente.

Outward - The Soroboreans

La nuova area presenta molte novità, da dungeon con condizioni climatiche estreme ad aree intrise di Corruzione magica, oltre a nuovi nemici e, soprattutto, nuovi equipaggiamenti, abilità e meccaniche. La varietà generale ne risulta quindi notevolmente incrementata, nonostante alcuni angoli da smussare. Per farne qualche esempio: è facile imbattersi in aree spoglie o disegnate grossolanamente, specie nei pressi dei margini della mappa; comprendere una nuova meccanica, come gli incantamenti, o capire gli effetti dei cibi dalla loro scarna descrizione è alquanto complicato, andando così a rendere ostico l’approccio alle novità, piuttosto che creare una vera e propria curva di apprendimento. Considerando il sostegno ricevuto nel periodo post lancio, non è da escludere che una patch vada a migliorare la situazione, riducendo o annullando questo tipo di impatto. L’espansione rimane comunque un’ottima occasione per approfondire l’ambientazione, scoprire di più sulla sua storia ed i suoi personaggi e per espandere ulteriormente le possibilità dei giocatori, nonostante la qualità un po’ altalenante. Harmattan, così come le altre città, è ben particolareggiata tanto dal suo stile visivo quanto dall’unicità dei suoi equipaggiamenti, andando così ad arricchire la già notevole esperienza di base.

Outward

8

Outward è uno di quei titoli belli perché unici. Quando se ne parla, sembra quasi di rievocare una partita a Dungeon & Dragons, specie se lo si gioca in compagnia. Per quanto inizialmente possa sembrare difficile, non si dimostra mai davvero punitivo dando sempre modo di recuperare e mantenendosi impegnativo e divertente nell'arco di diverse decine di ore. Nine Dots Studio ha saputo creare un fantasy che unisce caratteristiche di vari generi in modo perfettamente equilibrato. Nonostante non sia privo di difetti, complici la natura indie e la prima esperienza 3D degli sviluppatori, rimane una bellissima esperienza cooperativa, più unica che rara e che ben si presta ad essere rigiocata da capo più volte.

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