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Past Cure – Recensione

Il mercato indipendente è qualcosa si stupendo: se davvero volete vedere cosa la forza di volontà può generare, guardatevi le produzioni degli ultimi anni e rimarrete a bocca aperta. Stiamo parlando di studi di sviluppo di 5/10 persone che, con qualche mese, tirano fuori perle di rara maestosità: per non parlare del panorama italiano, qualcosa di stupendo e davvero con un alto potenziale. Oggi parliamo di Past Cure, uno di questi titoli indie, sviluppato da Phantom 8 Studio: il gioco racconta una trama thriller a metà tra Inception e il classico survival horror. Eppure alcune volte la speranza non basta.

Don’t touch my brain

Il gioco ci catapulterà nei panni di Ian, ex agente segreto che vive con un amnesia di 3 anni e con dei poteri paranormali dovuti a esperimenti fatti sul suo cervello. Se da un lato questo lo rende un superagente, dall’altro invece lo costringe a vivere continuamente degli incubi troppo reali. E’ per questo motivo che l’unica scelta possibile, per poter sopravvivere e andare avanti, è quella di sconfiggere questa corporazione malefica. Insomma, la trama non brilla di originalità, ma in compenso si mostra come un giusto mix di thriller, horror e action: è proprio questo mix tra John Wick e Inception che ci porta ad interessarci alla storia, che purtroppo cade sotto la cadenza quasi matematica delle scene oniriche e reali.

Tra sogno e realtà

Le scene di gioco si divideranno tra due grandi macrocategorie: gli incubi, popolati da questo strano individuo asettico, neutro, quasi come un manichino, e la realtà, piena di nemici umani che vogliono ucciderci.

La modalità incubo, quella che rimane horror, non ha una grande resa nelle sparatorie, soprattutto perché ad ogni colpo preciso la sagoma si frantumerà in mille pezzi; mentre se non riuscirete ad uccidere il nemico in tempo, vi troverete morti al solo tocco.

Nella modalità reale invece diventa prioritario gestire bene le sessioni di gunplay: queste però non risultano tanto emozionanti, così come rimane piatto il sistema di combattimento corpo a corpo. Insomma, le idee che si nascondono dietro al gioco sono geniali, tendenzialmente Past Cure racchiude tutte le caratteristiche volute in un gioco action/sparatutto: il problema è che la conclusione risulta tutt’altro che riuscita, mostrando tanti difetti.

Il minimo

Una cosa che rimane abbastanza amareggiante è il calcolo minimale di riuscita di ogni sessione. Sarà difficile infatti completare alcuni livelli, ma non per una difficoltà resa al punto giusto capace di farci concentrare, bensì a causa di un calcolo sbagliato dei valori. Facciamo un esempio: utilizzare i due poteri disponibili, ovvero la proiezione astrale (utile per esplorare varie zone) e il bullet time, richiederà molta energia della barra sanità mentale (una sorta di barra abilità). Utilizzare il potere consumerà molta energia, portandovi subito al limite minimo, rendendo obbligatorio saper gestire i poteri. Questo andrebbe anche bene, se non fosse che alcune zone dovranno essere obbligatoriamente superate con i poteri, e potreste ritrovarvi a ripetere spesso quella scena per prendere le misure e le tempistiche: una meccanica trial and error non ben strutturata. Stessa cosa con le sparatorie: i pochi colpi saranno spesso appena sufficienti per completare la scena, e sbagliarne uno vi lascerà senza munizioni… Peccato che per superare tale sezione dovrete obbligatoriamente sparare a tutti, e se fallirete sarà necessario ricominciare.

La forma

Tecnicamente le texture sono nella norma, rimanendo legate a titoli per le scorse generazioni, e non brillano di inventiva: nemmeno l’estro dei programmatori riesce a rendere le location interessanti, anzi rimangono praticamente dei gusci vuoti, per nulla interattivi. Anche le animazioni facciali sono ben ideate ma mal strutturate, un po’ come tutto il gioco.

La realtà dei fatti è la seguente: Past Cure è un titolo creato da 8 persone che, prendendo dei topic di loro gradimento, hanno costruito un gioco sopra le loro possibilità. Il risultato è un titolo dal grande potenziale, dalle ottime idee ma dal poco fascino, capace di rendere frustrante una sessione di gioco. Poteva essere fatto molto meglio, ma l’idea e la forza di questo studio di sviluppo mostra come, con i giusti mezzi, i titoli di Phantom 8 Studio potrebbero davvero sfondare il mercato.

Past Cure

6.5

Past Cure è una produzione di uno studio brillante. Il gioco però è tutt'altro, cade in dei paradigmi dovuti alla scarsa potenza tecnica che conduce il gioco a sembrare un prodotto di 10 anni fa. Le idee sono originali, il modo in cui è stato sviluppato anche: peccato per la cadenza matematica tra scene oniriche e reali, troppo precise per tenere incollato il giocatore. Grandi cose possono venire da Phantom 8 Studio, ma purtroppo al momento Past Cure non rientra fra queste: è comunque un monito, come a dire siamo pronti a creare grandi prodotti.

Simone Lelli
Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.

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