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Pirati dei Caraibi: la vendetta di Salazar Recensione

Il mare è da sempre un elemento che ispira miti e leggende: lo sa bene Disney che spesso lo ha usato per creare le sue storie. Quest’anno abbiamo un grande ritorno al botteghino, Pirati dei Caraibi: La Vendetta di Salazar, quinto film di una serie che non ha certo bisogno di presentazioni; riuscirà Capitan Jack Sparrow a uscire vivo da questa nuova avventura? Scopriamolo insieme.

Vendetta e risate

La storia che andremo a vedere è collegata direttamente con il terzo capitolo della saga, nel quale avevamo lasciato Will Turner (Orlando Bloom) prigioniero della maledizione dell’Olandese Volante, costretto a vivere in eterno per mare e potendo mettere piede a terra una sola volta ogni dieci anni. Capitan Jack Sparrow (Johnny Depp) si ritrova senza una nave, dato che La Perla Nera si trova nel suo taschino, letteralmente imbottigliata per via di una maledizione. Il film, ignorando totalmente i fatti avvenuti nello sfortunato quarto capitolo, racconta del giovane Henry Turner (Brenton Thwaites), figlio di Will e di come il ragazzo si imbarcherà in un’avventura “ai confini del mondo” per salvare il padre dalla maledizione. Il mare però, come sappiamo, è vasto e pericoloso: ecco che il giovane Henry si ritroverà invischiato in una vicenda di vendetta che coinvolge il leggendario pirata Jack Sparrow ed il misterioso Salazar da cui il titolo della pellicola. La storia scorre in maniera lineare ma godibile: avremo davanti quella vena di mistero e scoperta che non deve mancare in un contesto piratesco, senza rinunciare all’auto ironia ed alle facili battute che da sempre caratterizzano la saga. Passerete due ore di puro divertimento, risate sincere e perché no, anche qualche momento di paura legati ovviamente all’oscuro Salazar. 

Pirati un po’ goffi

Parlando di come si muovono a schermo, i protagonisti e tutti i personaggi comprimari, possiamo certamente fare un plauso a Johnny Depp: coerente, sempre pronto a strapparti un sorriso al momento giusto e decisamente bello a schermo nei panni del mitico Jack Sparrow, l’attore statunitense riesce a dare vita con innata maestria al suo pirata, il preferito dei suoi figli a quanto disse in un intervista tempo fa. Geoffrey Rush, ancora una volta nei panni di Barbossa, non delude mai: arrogante e sfrontato, il vecchio lupo di mare è sempre pronto a cambiare le carte in tavola, rendendosi di fatto la scheggia impazzita della pellicola, capace di essere nostro alleato o nemico in base a “come tira il vento”, pensando sempre al suo interesse prima che a quello degli altri. Prima apparizione nella saga per Kaya Scoledario, fresca ed espressiva, l’attrice britannica già vista al cinema in Maze Runner se la cava altrettanto bene in corsetto e costume di scena. Brenton Thwaites, anche lui per la prima volta sul ponte della Perla Nera, non convince: l’attore australiano risulta poco espressivo ed in generale non al passo con i suoi pari; certo, è difficile reggere la scena con i nomi altisonanti che appaiono nella pellicola ma sembra che il ragazzo si sforzi a tal punto da sembrare finto.

Tutt’altro discorso per Javier Bardem: il ruolo di Salazar pare gli sia stato cucito addosso, del resto l’attore ha da sempre dimostrato di portare sul grande schermo una perfetta miscela di cuore e testa. Si alza l’asticella quando su schermo hai nomi del genere e Javier Bardem è stato davvero sublime nel ruolo del “cattivo”, mai banale e sena dubbio profondo come il mare che solca con il suo vascello. Un applauso anche ai componenti della ciurma che ritroviamo impeccabili come sempre, Kevin McNally nel ruolo di Mastro Gibbs, la vera spalla di Jack Sparrow e Stephen Graham nel ruolo di Scrum, spalla comica di Barbossa. Scenografia ed effetti speciali magici come ci si aspetta da un film Disney condiscono il tutto al meglio, confezionando un prodotto bello da vedere e da vivere in sala con la famiglia. 

Commento finale

Pirati dei Caraibi: La Vendetta di Salazar è un ottimo film per famiglie: non annoia, intriga quanto basta e strappa anche qualche lacrima di nostalgia ai più appassionati della saga. Ritroverete tutti i beniamini che avete amato in passato, con lo stesso spirito scanzonato di sempre. La pellicola non si pone come il manifesto piratesco descritto nelle pagine del maestro Robert Louis Stevenson, autore de L’Isola del Tesoro, quanto piuttosto punta ad un sincero intrattenimento a metà tra il fantasy e la leggenda. Il linguaggio piratesco è curato a sufficienza sebbene qualche battuta moderna qua e là è stata inserita ma dato il ritmo e il pubblico a cui si rivolge la pellicola, non guasta di certo. Consiglio il film a tutte le famiglie ed agli appassionati

Tiziano Sbrozzi
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.

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