VideogiochiImpressioni

Predator: Hunting Grounds – Anteprima, una rivalsa per IllFonic?

La software house IllFonic è riuscita a colorare molteplici volte il mercato dei videogiochi nella sua recente carriera. Parliamo ad esempio del suo cruciale aiuto nello sviluppo di Crysis 3 ed Evolve, come del suo gioco su licenza ufficiale Friday the 13th: The Game. Purtroppo, proprio quest’ultimo non ha riscosso un successo enorme, per via delle moltissime problematiche che lo hanno sfortunatamente affossato non permettendogli di competere con il concorrente Dead by Daylight. Si è trattato infatti di un ulteriore multiplayer asimmetrico, genere che la software house deciso di riproporre sotto un’ottica completamente diversa all’interno di Predator: Hunting Grounds.

Predator: Hunting Grounds

Un nuovo progetto su licenza e un nuovo 4 vs 1 con delle rinnovate filosofie di sviluppo, le quali vogliono portare sul mercato un gioco completamente diverso, in grado di competere con i più noti titoli multiplayer del 2020. A foraggiare il progetto, rendendolo a tutti gli effetti una produzione di rilievo, c’è stata inoltre Sony Interactive Entertainment. Prima dell’uscita di Predator: Hunting Grounds su PlayStation 4 e PC, fissata per il 24 aprile, abbiamo potuto provare su quest’ultima piattaforma l’opera: vediamo insieme se è riuscita a mostrare denti e artigli!

Perennemente braccato

È bene precisare che il gioco non presenta alcuna modalità single player nella beta, e non è neanche detto che possa detenerne una dopo il rilascio, ma possiamo solamente ben sperare in tal merito. Il concept di Predator: Hunting Grounds è estremamente semplice, ma esplode in maniera imprevedibile una volta entrati in partita. Quattro soldati armati fino ai denti, che una volta scesi dall’elicottero devono svolgere importanti missioni, relativamente semplici nella loro difficoltà e comprensione. Si tratta di trovare determinati oggetti, distruggerne altri, o far fuori dei malviventi per un motivo che viene ogni volta brevemente spiegato. Nulla di esagerato quindi, dei semplici obiettivi che in sé e per sé non aggiungono nulla a quanto visto fino a oggi in altri titoli, pur presentando un gameplay e gunplay estremamente solidi e curati, con dei nemici dall’intelligenza artificiale davvero ben realizzata.

Predator: Hunting Grounds

Tuttavia, il titolo del gioco parla chiaro, un quinto giocatore è atto a intrufolarsi nelle suddette missioni per creare il panico e squartare quanti più giocatori possibili con le sue armi. Parliamo del Predator, un’entità già resa nota all’interno del mondo cinematografico, che in questa produzione riesce a risplendere più che mai nella sua cattiveria e voracità. Dove viene il bello? Beh, a controllare il mostro è proprio uno dei giocatori, che può arrampicarsi e nascondersi per attaccare i soldati in qualunque momento, fornendo egli stesso la perenne e reale sensazione di essere sempre e comunque braccati. Una continua osservazione, che potrebbe arrivare da una qualunque posizione, vista la possibilità di rendersi invisibile di cui il Predator gode, che si tratti di un albero o di una qualunque struttura. Singolarmente il mostro non ha problemi contro un giocatore, ma dovrà star bene attento al gruppo perché in questo titolo il killer può essere sconfitto a suon di proiettili, garantendo una vittoria matematica della missione per i soldati.

È proprio la sensazione di ansia che riesce a rendere – per quanto provato – Predator: Hunting Grounds una produzione a dir poco unica, la quale trasmette delle emozioni mai così tanto enfatizzate nel genere di riferimento. Si tratta di un’idea e di una realizzazione apparentemente riuscita, ben diversa dal clone di Dead by Daylight che Friday the 13th: The Game ha provato a essere. Non dimentichiamo inoltre le moltissime personalizzazioni presenti, ottenibili semplicemente giocando attraverso delle interessanti loot box, assieme a dei set sbloccabili salendo di livello che garantiscono ulteriori armi per soldati e per il Predator. Specifichiamo inoltre, che per entrare in partita non è possibile scegliere la propria classe, la quale viene assegnata casualmente. Nonostante sembri che tutto proceda per il meglio, siamo purtroppo costretti a smorzare l’entusiasmo, in quanto la beta ci ha fatto storcere il naso in diverse occasioni.

Una beta decisamente incerta

Predator: Hunting Grounds ha fortemente peccato sul lato tecnico e grafico nella sua prima versione, mostrandosi in forma non particolarmente smagliante sotto questo punto di vista. Chiariamoci, l’impatto visivo è più che riuscito e i modelli sono davvero ben realizzati, questi rendono l’ambiente più immersivo che mai, ma alcune caratteristiche non hanno purtroppo visto una qualità realizzativa eccelsa. Parliamo ad esempio dell’illuminazione, ma soprattutto del menù di gioco ancora estremamente acerbo.

Predator: Hunting Grounds

Non troviamo all’appello delle personalizzazioni fondamentali, almeno nell’ambito PC. I preset grafici sono l’unica nostra risorsa per provare a ottimizzare un gioco che richiede una potenza di calcolo esagerata, la quale dovrà senza dubbio essere rivista. Non esistono quindi singole voci di personalizzazione grafica, ed è bene considerare che i livelli d’impostazione presenti creano un dislivello più che visibile l’uno dall’altro, ma non fornendo premi prestazionali adeguati per una resa peggiore. Nel contesto del gameplay abbiamo invece una mappatura dei comandi non personalizzabile, oltre che una sensibilità del mouse non diversificabile per le fasi di shooting e di movimento, le quali comportano seria difficoltà all’effettivo gameplay con mouse e tastiera.

Tirando le somme su Predator: Hunting Grounds 

A un mese dalla sua data di uscita, Predator: Hunting Grounds sembra pronto per offrirci un’esperienza sensazionale, ci troviamo davvero davanti a un gioiello – grezzo – del panorama videoludico legato al mondo multiplayer. Almeno su PC però, i fattori da rivedere sono diversi, e non parliamo di semplici accortezze ma di estreme voragini tecniche attualmente presenti. Speriamo tuttavia che il gioco possa essere limato dove necessario, oltre che implementato con ulteriori contenuti prima e dopo l’ormai vicino day one.

Andrea Pellicane
Nasce nel 2000 già possessore di una Playstation 1 e già appassionato di videogiochi. In tenera età scopre il mondo dell’informatica ed inizia la sua inutile corsa verso la bramatissima Master Race. Nonostante la potenza di calcolo sia la sua linfa vitale è alla perenne ricerca della varietà e di titoli indie che piacciono solo a lui, incurante del fatto che potrebbero funzionare agevolmente anche su un tostapane. Viene spesso avvistato mentre effettua incomprensibili ragionamenti (soprattutto per lui) legati all'economia. Eccelle particolarmente nel trovare i momenti meno opportuni per iniziare e divorare intere serie TV.

    Rispondi

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

    Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

    Potrebbe interessarti anche