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RAGE: uno sguardo al futuro ma con un occhio al passato

Come siamo a conoscenza in questi giorno Bethesda ha “divulgato” in maniera piuttosto ironica, la notizia che il nuovo RAGE 2 sia in sviluppo. Molti giocatori però, specialmente quelli più giovani, non conosceranno minimamente il primo capitolo, ma da quanto emerso dai rumor, e conseguentemente dalle informazioni arrivate in rete, la software house ha deciso lo stesso di lavorare a un sequel. Storicamente il gioco ha ottenuto buone recensioni dalla critica, ma come spesso succede le buone parole non sempre equivalgono a un successo garantito. Il primo RAGE dunque passò in sordina, con la maggior parte degli utenti completamente disinteressati all’opera. Il titolo è un mix tra il ben più noto Fallout e un pizzico di Mad Max, e forse è proprio per questo che non ha ottenuto il successo sperato. Miscelare più stili non è sempre la scelta migliore, perché si rischia di creare un concept poco originale che abbia il retrogusto amaro del “già visto”. In questo editoriale andremo a vedere quali sono stati i motivi legati al poco successo del prodotto, cercando anche di capire il perché Bethesda abbia deciso di scongelare un’IP del 2011 proprio in questo momento.

Il gioco getta le sue basi su alcuni cliché post-apocalittici visti già molto spesso: il protagonista si sveglierà in un mondo in rovina, muoverà i suoi primi passi all’oscuro di quello che sta succedendo e si interfaccerà con i pericoli che un ambiente nel caos ha da offrire. Come detto in precedenza, essendo un gioco tra Fallout e Mad Max, in RAGE si aveva una notevole libertà di azione, come succede anche negli open world più moderni. Il Director che lavorò al gioco dichiarò che “la trama nei videogiochi è utile quanto in un film porno”, proprio per questo la narrazione del titolo non si perde in chiacchiere, mettendovi subito davanti alle condizioni estreme in cui sarete costretti a vivere. Infatti la salvezza dell’umanità è legata a un progetto chiamato Arca, una struttura che contiene umani ibernati in attesa di essere risvegliati. Voi sareste uno di questi fortunati sopravvissuti,  aprendo gli occhi ben 106 anni dopo la morte della Terra. Probabilmente la trama non era delle migliori, e aver sottovalutato un elemento così importante all’interno di un videogioco, che doveva spingere il giocatore all’esplorazione del nuovo mondo, non è stata una bella mossa. RAGE si sottrae agli interludi narrativi per tutto l’arco della storia, senza dare al giocate le motivazioni che lo spingono ad agire, tranne il continuo lasciarsi trascinare degli eventi e introducendolo in una linearità che lo condurrà alla sua naturale fine.

Quanto appena detto conferma la volontà della software house di puntare molto sul gameplay senza dare una minima importanza al comparto narrativo: ma è sbagliato agire in questo modo? From Software, ovvero i creatori dei Souls e di Bloodborne, hanno fatto lo stesso ragionamento, ma lo sforzo creativo è senza precedenti. Senza dilungarmi troppo sul demone di Miyazaki, si può dire con certezza che i vari titoli sono pregni di lore, volutamente messa in secondo piano per offrire un prodotto che si avvicina prettamente al pubblico hardcore. Ma la trama esiste eccome, siete completamente circondati dalla storia del gioco e dal luogo in cui vi trovate. La scelta di non prestare attenzione ai dettagli o ai vari indizi spetta all’utente, ma il titolo mette a disposizione anche questa funzione. Tanto che per i fan più accaniti svelare cosa si cela dietro l’universo di Dark Souls è diventata una vera e propria missione. Detto questo, l’errore più grande di RAGE è stato quello di voler completamente abbandonare la via della trama, stroncando quindi una parte importante al suo videogioco senza offrire niente di troppo rivoluzionario.

Pur contornata da una moltitudine di quest secondarie molto lineari, il cuore pulsante di RAGE batte nella missione principale. Armati di tutto punto, dovrete farvi largo tra le location di gioco, distruggendo qualunque minaccia si metta di traverso tra voi e il vostro obiettivo. Il gameplay stesso incentiva lo scontro diretto, senza approcci stealth ma con un minimo di strategia nell’utilizzo dei ripari durante gli scontri a fuoco. Le meccaniche di gioco erano dunque le più classiche, ma comunque sempre solide e attuali. Il grande arsenale messo a disposizione dona qualche variante in più, dando anche un senso di progressione costante all’utente. Peccato che quanto detto non venga sfruttato al massimo durante le boss fight, troppo poco articolate e prive di difficoltà.

RAGE era un buon gioco ma non un capolavoro, un titolo che poteva tranquillamente appassionare gli amanti del genere post apocalittico ma che, alla fine, non ha mai decollato del tutto. Se Bethesda annunciasse davvero l’uscita del secondo capitolo, sarebbe bello vedere che direzione potrebbe prendere la produzione per cercare di non diventare il fac-simile di qualcos’altro. Una maggiore importanza alla trama o un approccio più hardcore sarebbero nuovi punti su cui ripartire, uno sviluppo sostanzialmente più maturo e completo. Solo col tempo potremo vedere cosa succederà o se, magari, un ipotetico RAGE 2 adesso otterrebbe più successo senza snaturare la sua anima.

Patrizio Coccia
Patrizio non era ancora nato quando entrarono in casa la Super Nintendo e Super Mario Bros. Pochissimi anni dopo, insieme a lui, arrivò anche la Play Station, e fu tutta un'altra storia. Aveva 4 anni quando a malapena riusciva a tenere il controller tra le mani, ma non mollò più la presa, imparando a giocare a tutti i generi. Appassionato di musica rap, film fantasy, e con un passato da writer, predilige indiscutibilmente i giochi di ruolo, fortemente affezionato alla serie di Kingdom Hearts di cui conserva l'intera collezione, spin-off inclusi.

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