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Rainbow Six Siege – Recensione

In un mondo videoludico letteralmente soffocato da FPS frenetici e user friendly, la saga di Rainbow Six è sempre stata vista come ultimo baluardo dello sparatutto tattico, quello ragionato e pensato, dove ogni singola mossa va sapientemente pianificata insieme al proprio team per riuscire a sovrastare la squadra avversaria. Ecco dunque perché Rainbow Six Siege, ultima fatica di Ubisoft Montreal, è un titolo attesissimo dalla piccola grande nicchia descritta poc’anzi. Riuscirà il titolo a soddisfare totalmente le enormi aspettative? Scopriamolo insieme!

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Un titolo storicamente attuale

Le tematiche di Rainbow Six Siege sono crude, pesanti e quanto più di attuale possa esserci: il terrorismo e le sue rosse sfumature. Un titolo più che mai attuale dunque, schierato come fanteria principale contro i media detrattori del videogioco visto come “oggetto poco utile e prettamente diseducativo”. Peccato che il tema risulti chiaro ed esaustivo soltanto nella ben realizzata presentazione, visto che durante l’intera esperienza di gioco non ci saranno più video e cutscene dedicate. Il che è abbastanza scontato, poiché il titolo non ha nel suo bagaglio una modalità storia; una scelta veramente assurda, che indica chiaramente quanta distanza ci sia tra questo Rainbow Six Siege e i precedenti titoli di questo storico franchise. Il gioco offre solamente tre modalità: simulazione, multigiocatore e caccia ai terroristi. La modalità simulazione è composta di dieci missioncine ad obiettivi, un tutorial mascherato dove mostrare le mappe di gioco, le poche tipologie di partita e qualche arma e gadget.

La modalità multigiocatore è il classico 5 Vs 5 competitivo, mentre la modalità caccia ai terroristi è esattamente lo specchio di quest’ultima , con la differenza che gli avversari saranno controllati dall’IA e sarà possibile affrontarli come lupo solitario. La cosa che mi ha lasciato totalmente spiazzato, e che probabilmente è la prima volta che accade nell’intera storia videoludica, è l’impossibilità di scegliere la tipologia di partita; mi spiego meglio: come in ogni fps che si rispetti, il titolo ha varie mappe e tipologie di partita ( ad esempio il dominio e il cerca e distruggi classico della serie Call of Duty o la conquista di Battlefield). Ebbene, qui sarà impossibile scegliere se difendere o scortare l’ostaggio, attaccare la postazione o disinnescare una bomba: il matchmaking sceglierà per voi una tra le poche modalità e vi schiafferà in partita senza un perchè, distruggendo cosi ogni tatticismo pre partita; una scelta assolutamente folle e deleteria per l’esperienza di gioco.

Rainbow Six Siege

Quel piccolo angolino buio…

Se dal lato contenutistico il titolo si dimostra piuttosto carente, dal lato gameplay la situazione è quanto meno migliore. Rainbow Six Siege mostra spunti interessanti e mantiene parte delle aspettative promesse in questi anni di gestazione. Il feeling e il realismo delle armi è molto buono, il numero dei gadget veramente alto, ognuno con una sua utilità e funzione: sarà possibile cospargere un angolo di filo spinato a mò di trappola, usare droni spia, piazzare trappole e issare delle barricate.

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La componente tattica non manca, se non fosse però che la mancanza di una mappa a schermo e di una modalità tattica pre partita porterà il titolo a sembrare il festival del camper, accentuato anche dalla scarsissima distruttività dell’ambiente: sarà all’ordine del giorno trovare nemici appostati negli angoli più bui, forti dell’indistruttibilità della parete a loro posteriore e quindi dell’immunità di un attacco alle spalle, distruggendo dunque ogni tatticismo e portando il livello di frustrazione a serio rischio. Moltiplicate il tutto per 100 se giocate da soli: Rainbow Six Siege, per essere goduto, va giocato con una squadra di amici, obbligatoriamente in chat audio per organizzarsi al meglio e apprezzare al meglio il gameplay del titolo.

 

Terrorismo tecnico

Ubisoft, sul lato tecnico, non ha praticamente mai deluso: Far Cry, la saga di Assassin’s Creed, il tanto bistrattato Watch Dogs e il futuro The Division godono di un comparto video/audio di primissima qualità, tra i migliori sulla piazza. Rainbow Six Siege, purtroppo, non gode di questa bontà grafica; il titolo è tecnicamente mediocre: profondità visiva ai minimi termini, texture sgranate e a bassissima risoluzione, mappe tutte molto simili e una palette di colori poco realistica abbattono ancora di più il titolo Ubisoft. Fortunatamente il comparto sonoro è migliore, con un doppiaggio discreto; peccato per il suono di qualche arma, veramente poco realistico e quasi fastidioso. Di rilievo qualche effetto particellare, tra tutti il fumo, mentre la già citata distruttibilità è veramente limitata e in generale malfatta.

Rainbow Six Siege

6.3

Rainbow Six Siege è probabilmente la più grande delusione di tutto l'anno videoludico, un titolo stracolmo di storia e di hype che non solo non rispetta minimamente le aspettative, ma le abbatte totalmente, inserendo un bel campanellino d'allarme nella testa dei giocatori per un futuro (se ci sarà) seguito.

Nicolò "Nico" Fratangeli
Nato col videogioco nel sangue, riceve a sei anni la sua prima console: l'indimenticabile SNES; distruggendo joystick a furia di Donkey Kong Country e Super Mario, riceve un paio di anno dopo l'amore della sua vita: Sony PlayStation. Console che l'accompagnerà per tutta la sua carriera videoludica, tantè che la ritroviamo attaccata e funzionante nella sua cameretta, appena sotto le sorelle maggiori. Da buon collezionista e amante di retrogaming passa parte del tempo su Ebay a cercare qualche chicca Retrò, ritrovandosi ogni volta in lacrime alla vista del prezzo di Suikoden II PAL.

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