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Raya e l’ultimo drago – Recensione, la fiducia che rende invincibili

Un mondo in pericolo, cinque regni in lotta aperta tra di loro, due principesse grintose, tanta cultura asiatica e un pizzico di magia, come mamma Disney sa sapientemente dosare. Sono questi alcuni dei pilastri portanti di Raya e l’ultimo drago, l’attesissimo lungometraggio Disney partorito dalla mente dei creatori di Oceania e Frozen e disponibile con pacchetto VIP su Disney+ a partire dal 5 marzo. Abbiamo visto in anteprima il film, che ci ha catapultato in un mondo onirico e fantasioso, ma che è al contempo carico d’azione, in un mix inaspettato. Solo nell’armonia di questi elementi Kumandra tornerà quella che era un tempo…

Raya e l’ultimo drago: una fiaba di unione, rivalità e amicizia

Siamo a Kumandra, una terra meravigliosa in cui i draghi vivono in sintonia con gli umani, garantendo la pace; o almeno, così era prima dell’arrivo dei Druun, malefiche entità distruttrici che hanno messo a repentaglio le sorti di tutti gli esseri viventi. Nella loro forza e saggezza, i draghi si sono immolati per scacciare i Druun, lasciando per sempre Kumandra e condensandosi in una gemma. Il regno di Heart, di cui Raya è la principessa, custodisce questa preziosa reliquia dalle ambizioni degli altri popoli, diventati più egoisti e diffidenti dopo la scomparsa dei draghi. E questo Raya lo comprende ben presto sulla propria pelle: la principessa Namaari del regno Fang la inganna per scagliare un attacco per rubare la gemma, che tuttavia finisce in frantumi causando il ritorno dei Druun. L’unica speranza è recuperare i frammenti della reliquia, e starà a Raya farlo. Ma in quest’impresa non sarà sola: Raya riesce a evocare la buffa draghetta Sisu, l’ultimo drago esistente a Kumandra, che la guiderà moralmente in questo lungo e arduo viaggio.

La storia di Raya e l’ultimo drago fonde la solennità delle leggende del sud-est asiatico e la cinematicità delle sequenze di combattimento, portando avanti la narrazione in un bilanciamento efficace di serietà e umorismo. Il mondo viene distrutto sempre più minuto dopo minuto, ma Sisu è pronta a smorzare i toni con i suoi goffi tentativi di riadattarsi alla vita a Kumandra; Raya e Namaari si scontrano spesso, ma la protagonista incontrerà diversi divertenti alleati nel corso delle sue avventure per recuperare i frammenti di gemma. Tuttavia, le peregrinazioni di Raya sono il difetto principale del lungometraggio. Configurandosi come un road movie, con obiettivi molteplici e ben precisi, il ritmo è serratissimo, lasciando poco spazio all’esplorazione caratteriale ed emotiva dei personaggi secondari. Inoltre, la ripetizione delle quest per recuperare le reliquie conferisce prevedibilità alle dinamiche narrative.

Raya e l’ultimo drago

Parlando dei personaggi, a catalizzare l’attenzione ci pensano Raya, Namaari e Sisu, personaggi tanto diversi quanto accomunati da bisogni molto simili. Di Raya e Namaari seguiamo non solo il viaggio alla ricerca dei frammenti della gemma, ma anche la crescita dall’infanzia all’adolescenza, e dalla gioventù all’età adulta, in cui scopriamo come la loro personalità sia stata forgiata dal background culturale. Raya è la diffidenza fatta a persona, una principessa che fatica a fidarsi sinceramente di chiunque (e a ben vedere, dato l’asfissiante clima di competizione e ostilità), ma anche l’altruismo nella sua essenza più pura; come ricorda il co-regista John Ripa, Raya è un insieme di dualismi, è al contempo principessa e guardiana, allegra ma diffidente, tosta ma vulnerabile.

Namaari è invece una principessa ambiziosa e ligia al dovere, forse fin troppo. Opporsi a Raya è davvero ciò che desidera nel profondo, o l’odio nei confronti degli altri regni è un costrutto sociale? Nelle parole degli sceneggiatori Adele Lim e Qui Nguyen, Namaari è indubbiamente il personaggio con una crescita maggiore grazie al continuo confronto con Raya e all’incontro con Sisu. La draghetta, d’altro canto, è la spalla comica di Raya e l’ultimo drago, ma nonostante le situazioni buffe incarna un set di valori morali ben definito ed è capace di tirare il meglio dalle principesse nel momento del bisogno, con una flemma inaspettata. Sarà Sisu a far comprendere tanto a Raya quanto a Namaari l’importanza della fiducia reciproca, fil rouge tematico di tutto il film.

Fidarsi degli altri è importante per una vita in società, anche se è difficile confidare in un popolo straniero, specialmente quando si presenta in modo parecchio ostile. In Raya e l’ultimo drago sono questi i temi che portano avanti la narrazione: da un lato la fiducia, intesa non come una virtù innata bensì come una qualità da sviluppare con l’esercizio pratico; dall’altro, la cooperazione internazionale e il perché questa non sia sempre possibile, spiegata in un modo che anche i più piccoli possono capire. Perché scoppiano le guerre? Sarà forse perché qualcuno ha ragione e qualcun altro ha torto? No, è perché non ci si conosce abbastanza e ciò che non si conosce spaventa. E in un periodo storico dove, nonostante la globalizzazione e le nazioni siano sempre più interconnesse, i conflitti ancora non si riescono a evitare, parlare di fiducia e di integrazione culturale è più necessario che mai.

La rivalsa del sud-est asiatico

Passando al comparto tecnico di Raya e l’ultimo drago, c’è “poco” da dire: Disney non sbaglia un colpo. Piacevolissimo vedere come finalmente il sud-est asiatico, una zona poco raccontata nel cinema mainstream, abbia avuto il suo momento sotto i riflettori. Quando si pensa all’oriente, nell’immaginario collettivo balzano in mente subito Cina e Giappone, ma il mondo rappresentato in Raya e l’ultimo drago non ha nulla da invidiare loro. Il tutto è sottolineato da una splendida colonna sonora, che ben si addice al contrasto tra scene oniriche e quelle più movimentate citato in precedenza, e – soprattutto – dall’animazione.

Raya e l'ultimo drago

In questo lungometraggio, infatti, Disney ci mostra ben due diversi stili di animazione, quello mostrato nel trailer e uno più tendente al 2D vecchio stile, utilizzato in modo sapiente nelle sequenze in cui si ricordano avvenimenti accaduti nel passato. In più, a incorniciare il tutto ci pensa un’ottima regia, frutto del sinergico lavoro di Don Hall e Carlos Lòpez Estrada, che guida e sostiene in modo ottimale, specialmente nelle numerose sequenze d’azione disseminate in tutto il film; un omaggio accorato e non scontato alle arti marziali orientali, senza risultare scontato o scimmiottato.

Raya e l'ultimo drago

9.0

Nonostante una struttura episodica e frammentata che non consente l'approfondimento di tutti i personaggi, Raya e l'ultimo drago è un film Disney dall'indiscussa potenza visiva, emotiva e tematica. Con un'animazione mozzafiato e dei personaggi intriganti e tormentati da dilemmi interiori, Raya e l'ultimo drago racconta l'importanza della fiducia reciproca e della conoscenza approfondita del diverso, al fine di evitare conflitti e incomprensioni. Consigliatissimo sia agli adulti che ai più piccini, che vedranno il film con chiavi di lettura diverse e tra loro complementari. ;s

Ivana Murianni
Classe '95, laureata in Mass Media e Politica e studentessa del master in International Screenwriting and Production. Retrogamer nostalgica, amante dei giochi indie (specie se in pixel art!), sceneggiatrice esordiente (Fr33d0m - Upper Comics, Shingan - Shockdom, BLossom - Kyoudai Manga) e bassista dall'animo rock, potrebbe essere avvistata mentre corre in giro per il mondo, persa nei suoi pensieri.

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