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Solo – Recensione dell’introspettivo titolo di Team Gotham

Amore e insicurezza sono sentimenti che accompagnano la nostra vita per la maggior parte della sua durata, e questi sentimenti si amplificano in modo esponenziale quando l’amore di cui parliamo è quello per una persona. Legami affettivi che non ci sono imposti, ma che nascono e crescono per nostra “volontà”. L’esperienza che ci offre Solo, titolo indipendente sviluppato da Team Gotham, oltre a intrattenerci con una componente ludica strutturata come un platform/puzzle, ci mette di fronte a delle domande molto introspettive sull’amore. Non si tratta di domande astratte, ma veri e propri quesiti che ci vengono posti e ai quali dobbiamo rispondere nel modo più sincero possibile. Il viaggio in mare del nostro navigatore (o della nostra navigatrice) si rivelerà dunque essere un nostro metaforico viaggio verso la consapevolezza, e non solo.

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La fase di inizio gioco non ci vedrà fare altro che scegliere il nostro sesso, il sesso della persona amata, e anche il suo nome (che di rimando diventerà anche il nome della piccola imbarcazione che ci permetterà di viaggiare nell’arcipelago). Dopo esserci presi il tempo che vogliamo nella nostra microscopica isola, partiremo nel nostro viaggio. Di isola in isola ci ritroveremo a dover attivare dei piccoli fari che illumineranno dei totem: il nostro scopo sarà parlare a ogni singolo totem, che ci porrà le struggenti domande sull’amore. Farlo però non sarà mai così semplice, dato che per raggiungere sia il faro, sia il totem, dovremo risolvere degli enigmi. Per risolverli dovremo spesso sfruttare il potere della nostra “Asta del Navigatore”, che ci permetterà di spostare delle casse dandoci così al possibilità di raggiungere il nostro obiettivo. Per quanto ingegnose e variabili, le situazioni e le modalità che ci porteranno a risolvere i vari puzzle sono sempre le stesse. Ad aumentare leggermente l’interesse per queste fasi è la varietà di scatole che dovremo utilizzare, dalle singole casse di legno, a quelle adesive, fino ad arrivare a scatole con ponte incorporato o getto d’aria. Altra funzionalità che si rivelerà fondamentale, sarà il poter planare con un paracadute, permettendoci così di raggiungere posti troppo lontani sfruttando un punto di salto posto molto in alto.

Ogni volta che riusciremo a parlare con un totem attivo, rispondendo in modo sincero alla sua domanda, riceveremo in premio una “scatola-ingranaggio” e vedremo una parte dell’isola che emergerà, liberando la strada per un altro totem da attivare. Procederemo così ad oltranza, fino a giungere a un faro gigante, del quale accenderemo la luce e che ci rivelerà una nuova isola dell’arcipelago da raggiungere. Il gioco ci mette davanti anche ad altri piccoli puzzle, inutili ai fini dell’avventura, ma che sbloccheranno degli achievement. Molto spesso si tratta di far ricongiungere in coppia gli animaletti che incontriamo, oppure di nutrirli con il loro frutto preferito. Altra funzione che sarà disponibile nel gioco è suonare la chitarra: mettendo in fila delle serie di 4 accordi potremo ottenere risultati particolari a livello ambientale, un po’ come se gli sviluppatori volessero indurci a rispecchiare il nostro stato d’animo. Questo trasforma radicalmente l’ambiente: potremo infatti cambiare il meteo da soleggiato a scuro e piovoso, e passare da un mondo colorato a uno in bianco e nero.

Purtroppo la struttura fortemente ripetitiva di Solo ne mina in particolar modo la godibilità, rendendolo un ibrido con un ritmo poco chiaro e poco incentivante. Rispondere in modo sincero alle domande dei totem, quasi fosse un diario, è di certo la parte che più stimola l’appassionato a continuare, ma i puzzle (a volte non realizzati ad hoc a livello tecnico, come il mondo di gioco) sono estremamente pesanti. Artisticamente il titolo riesce più a comunicare grazie alle parole, rispetto che alla veste grafica, che per quanto godibile accusa uno stile esageratamente semplicistico. Il modo migliore per giocare Solo potrebbe essere affrontarlo a più riprese e a mente fresca, per risolvere magari puzzle troppo complicati, questo però contrasta fortemente alla voglia di continuare e rispondere tutto d’un fiato alle decine di domande poste dai totem. In alcune occasioni incontreremo una sorta di spirito, che rappresenta un’ipotetica persona amata (si, quella nella vostra mente), che vi metterà di fronte alle conseguenze – mai buone – di quello che accadrebbe se agiste come avete detto al totem. Una delle altre pecche fondamentali per l’utenza del nostro paese, è la mancata localizzazione in italiano, cosa che riduce ancor di più la fruibilità, limitandola a chi conosce una delle lingue supportate (inglese in primis).

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5

Nonostante le buonissime intenzioni del Team Gotham nella realizzazione di Solo, e un'atmosfera sognante che è espressa da ogni singola parola, il titolo riesce ad appagare il giocatore solo a metà. Questo a causa di una forte monotonia e di un'alternanza soffocante dei puzzle, che sembra quasi incoerente rispetto alla piacevole piccola fase di risposta alle domande. Purtroppo un'occasione sprecata.

Gianluigi Crescenzi
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.

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