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Spider-Man: Far From Home – Recensione senza spoiler del nuovo film Marvel

Da grandi poteri derivano grandi responsabilità: una frase che ha colorato la vita dei fan dell’Uomo Ragno sin dai primi fumetti, dalle pellicole di Raimi, dal primo reboot e da tutte quelle opere che continuamente ne fanno uso (che sia seriamente o in modo scherzoso). Eppure la Marvel ha deciso, con il suo Spider-Man, di intraprendere una strada diversa: inserito come personaggio in Captain America: Civil War, saltando completamente le sue origini e la grande perdita dello zio Ben (che poi darà allo stesso eroe il motivo per cui combattere), il personaggio ha comunque subito una lenta e graduale evoluzione da quel giorno in Germania fino ad oggi. Con Spider-Man: Far From Home, gli sceneggiatori pongono definitivamente le basi per uno dei supereroi più famosi della casa delle idee, e lo fanno con la miglior pellicola possibile per l’arrampicamuri.

Spider-Man: Far From Home

Da adolescenti ad adulti

All’interno di Spider-Man: Far From Home la prima chiave di lettura palese allo spettatore è subito la crescita: Spider-Man (Tom Holland), dopo gli avvenimenti di Avengers: Endgame, si ritrova a dover vivere in un mondo senza Tony Stark, con il peso delle responsabilità sulle spalle. Il viaggio in Europa organizzato con la scuola è proprio l’avvio di un motore che, se per Peter Parker sembra essere un momento di svago, per Nick Fury (Samuel L. Jackson) è invece momento di arruolare Spider-Man nelle sue fila per combattere degli strani eventi sparsi nel globo. Senza calpestare ulteriormente il terreno della trama, l’intreccio si dipana in modo piacevole, costellato dalla solita comicità Marveliana che stavolta trova un ulteriore valvola di sfogo: l’autocitazionismo.

Esente da ogni possibile accezione negativa, questo suo voler giocare con se stessa da un ulteriore dimensione di divertimento ad una pellicola che, sebbene in superficie non lo mostri, ha decisamente un grande significato al suo interno: Peter deve affrontare la morte di un mentore, il peso delle sue azioni e prendere scelte senza avere una guida, qualcosa di molto pesante per un ragazzo della sua età. Ad affiancare tutto ciò che gira intorno al protagonista, troviamo anche il solido e divertentissimo Ned (Jacob Batalon), che prende sempre di può ruolo da spalla comica, un triangolo amoroso inaspettato e, soprattutto, un’evoluzione di tanti personaggi, passando dalla stessa MJ (Zendaya) sino alla Zia May (Marisa Tomei) e a Happy Hogan (Jon Favreau).

Spider-Man: Far From Home

La fama di Spider-Man

Il passo successivo, che una seconda lettura del film può mettere in evidenza, è la sua grande caratterizzazione: in primis il Peter Parker di questo film, molto più di quello precedente, è davvero intelligente e ha una conoscenza scientifica elevata, proprio come nel fumetto; inoltre, durante le due ore di film sarà davvero facile trovare molti richiami sia ad alcune tavole che al videogioco per PlayStation 4.

Parlando proprio di tavole e fumetti, Spider-Man: Far From Home ha una fortissima componente visuale, specialmente in determinate scene (che non staremo qui a spoilerarvi), che portano gli spettatori a rimanere col fiato sospeso, vuoi per i vari colpi di scena, vuoi per la carica d’adrenalina che danno. Davvero ben fatti gli effetti grafici sia delle creature elementali che per i poteri di Mysterio (Jake Gyllenhaal), mentre la scelta di ambientare il film in alcune città europee trova riscontro positivo, specialmente per le location (alcune delle quali sicuramente ricreate) che danno un colore diverso dal solito Queens.

Ultimo, ma non per importanza, rimane il grande simbolo di Spider-Man: il costume. Nel corso del film Peter Parker si troverà ad indossarne diversi, ognuno per un motivo ben preciso e ognuno con le sue caratteristiche specifiche: l’arrampicamuri non è nuovo a questo cambio d’abito, avendo ormai collezionato centinaia di costumi diversi.

Spider-Man: Far From Home

La chiusura di un ciclo

Fin dal principio Spider-Man: Far From Home è stato catalogato come la chiusura della Fase 3: appurato questo, il film è anche la chiusura di un ciclo “d’origini” dello Spider-Man MCU. Scoperto già come “bimbo-ragno” in Civil War, poi visto in Homecoming con il suo primo “villain di quartiere” e infine nello spazio con gli Avengers, l’avventura che si ritrova a dover vivere in Far From Home è quell’ultimo gradino che porta un Peter Parker senza risposte a farsi le giuste domande. Il futuro di questo personaggio ora è tutto da scrivere, ma di certo la grande mole di nemici che Marvel/Sony possono raccontare, unita al terreno spianato creato da queste pellicole, da a vedere una prospettiva davvero rosea.

Spider-Man: Far From Home

9

Nonostante il peso dei precedenti film degli Avengers, Spider-Man: Far From Home è una pellicola fresca, leggere ma allo stesso tempo carica di significato. Nonostante la chiave di lettura porterà sicuramente a godervi il film tra una risata e un'altra, molte scene hanno il peso di un grande significato basato principalmente sul crescere, sul diventare adulti e responsabili, e soprattutto l'avere a che fare con una perdita di un mentore. Tutto il cast incarna alla perfezione l'idea che la Marvel e Sony hanno voluto dare a questa storia di Spider-Man, saltando qualche piccolo step di sviluppo psicologico del personaggio ma rendendolo decisamente consono come chiusura della Fase 3 dell'MCU, ma soprattutto del periodo giovanile di questo Spider-Man/Peter Parker, in quella che è la migliore pellicola dedicata all'Arrampicamuri.

Simone Lelli
Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.

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