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Squishies – Recensione, non tutti i puzzle game riescono col buco

Ormai abbiamo imparato a conoscere il mercato delle opere VR. Ancora non ci sono veri e propri giochi, ma perlopiù esperienze che in alcuni casi riescono tranquillamente a divertire, in altri invece possono essere dannose sia a causa di una vera componente ludica, sia per il grave effetto del motion sickness. Squishies segna il debutto nel mondo della realtà virtuale della casa di sviluppo Typoman Brainseed. Il titolo è ricco di colori, di puzzle e tanto altro, seguendo la scia, ma senza eguagliarla, di quanto fatto da produzioni come SUPERHOT. Purtroppo per Squishies il gioco resta un’ottima idea ma che, alla fine, non è stata sviluppata nel giusto modo, forse frenata da una tecnologia ancora troppo emergente per dar vita a veri e proprie capolavori.

Creature di tutti i colori 

Partiamo subito col dire che, all’interno di Squishies, dovrete farvi strada per centro livelli suddivisi in ben cinque mondi differenti. Sulle vostre mani avrete due piccole e bizzarre creature che hanno il compito di interagire con oggetti e personaggi. Lo scopo di ogni livello è quello di portare dei piccoli mostriciattoli tondi, ovvero gli Squishies, verso l’uscita, cercando di prendere tutti i collezionabili nascosti molto bene tra gli scenari di gioco. Ci saranno diversi tipi di trappole e enigmi di varia natura, tutti da superare sfruttando i PS Move: ad esempio bisognerà spostare delle leve e posizionare correttamente alcune piattaforme, o addirittura dar fuoco ad alcuni elementi presenti sulla schermata. Nulla di troppo complesso ma che, alla lunga, si ripete senza sosta. Gli oggetti da collezione e il timer aggiungeranno valore al vostro punteggio, in caso di insuccesso potrete tranquillamente ripetere il livello.

Le vostre mani avranno principalmente due funzioni, la prima è quella di sparare ventate d’aria che muoveranno i piccoli protagonisti, mentre la seconda è legata al poter risucchiarli per avvicinarli ad una posizione più consona al momento. Facendo questo potrete sbloccare vie secondarie e evitare i pericoli lungo il percorso. Il gameplay dunque è molto semplice da spiegare ma, purtroppo, a livello pratico non è poi così immediato. Infatti per essere precisi ci sarà richiesta parecchia concentrazione e, in alcuni casi, anche una profonda reattività, così da evitare la prematura scomparsa dei mostriciattoli.

Ottimi spunti 

C’è un’idea di fondo che però mi ha conquistato, ovvero quella di consentire al giocare di decidere la tipologia di sfida. Al termine di ogni livello vi verrà classificato il piazzamento anche a seconda di quanti cristalli opzionali raccoglierete e di quanti mostriciattoli riuscirete a portare al traguardo. All’interno del videogame non ci saranno veri e propri game over, visto che i livelli saranno pieni di checkpoint, potrete quindi prendere la strada che più vi aggrada, arrivando comunque al traguardo senza la paura di dover ricominciare tutto dall’inizio. Gli scenari non sono particolarmente impegnativi, anche se per ovvie ragioni ci saranno sezioni che richiederanno un’attenzione maggiore. Infatti, dopo i primi e semplici livelli, la casa di sviluppo ha ben pensato di inserire meccaniche di diversa natura, cose che comunque per giocatori che non masticano puzzle game potrebbe risultare abbastanza ostica.

Ottenere tutti i cristalli e battere le prove a tempo, infatti, sarà una sfida davvero ardua. Come detto in precedenza i primi livelli saranno una passeggiata, ma man mano che andrete avanti troverete sempre più ostacoli tra voi e gli obiettivi principali. Questo può rappresentare un importante grado di sfida, ma è davvero troppo alto per chiunque non sia pratico di questa determinata tipologia di giochi. La stratificazione dei livelli, composti da un obiettivo principale e tre vere e proprie side quest, gli donano oltretutto un respiro da platform 3D classico. Come succedeva ad esempio in Crash Bandicoot, la vostra abilità non si riconoscerà dal finire semplicemente il livello, ma dal raccogliere tutti i diamanti, battere dei tempi prestabiliti e trovare delle speciali uova luminose.

Considerazioni finali 

I controlli di gioco tentennano abbastanza, nonostante la casa di sviluppo si sia impegnata in tal senso, la natura labirintica dei livelli non consente di spostare in tranquillità gli Squishies. A questo aggiungete il fatto che è facile sbagliare, questo porterà automaticamente alla morte alcuni mostrociattoli e, quando ci saranno momenti particolarmente difficili, non avere una risposta dei comandi all’altezza può essere particolarmente frustrante. Tuttavia in aiuto arriva un ottimo editor dei livelli, su cui i ragazzi di Brainseed Factory hanno chiaramente lavorato parecchio. Attraverso una vasta serie di funzioni, spesso immediate ma incredibilmente profonde, sarà possibile dar vita a mondi complessi e personalizzati in poche decine di minuti.
Questo, se possedete un’indole creativa, aumenta di parecchio il valore del titolo e la longevità complessiva, anche perché sarà possibile condividere i vostri contenuti online e, di conseguenza, provare quelli degli altri giocatori.

In conclusione possiamo dire che Squishies è un titolo simile a molti altri, che non brilla di certo per qualche elemento inedito. Nonostante questo però il gioco resta divertente per chi ama i puzzle game ma dovete amare proprio il genere per non perderlo. Il tutto risulta molto scorrevole, ma alla fine non resta nulla, perché di questa tipologia di videogame già ne abbiamo visti tanti. La casa di sviluppo non ha voluto strafare, dunque si ritrova tra le mani un prodotto valido, ben realizzato, ma che in soldoni non lascia il segno. Tuttavia le capacità della casa di sviluppo sono state messe in evidenza, siamo curiosi di vedere con che progetti si metterà al lavoro la software house in futuro.

Squishies

6

Squishies è un gioco ricco di idee amalgamate in modo troppo confusionario. I comandi, seppur ben sviluppati, rendono alcune fasi davvero ostiche e la difficoltà, per chiunque voglia finire il gioco al 100%, è davvero mal bilanciata.

Patrizio Coccia
Patrizio non era ancora nato quando entrarono in casa la Super Nintendo e Super Mario Bros. Pochissimi anni dopo, insieme a lui, arrivò anche la Play Station, e fu tutta un'altra storia. Aveva 4 anni quando a malapena riusciva a tenere il controller tra le mani, ma non mollò più la presa, imparando a giocare a tutti i generi. Appassionato di musica rap, film fantasy, e con un passato da writer, predilige indiscutibilmente i giochi di ruolo, fortemente affezionato alla serie di Kingdom Hearts di cui conserva l'intera collezione, spin-off inclusi.

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