VideogiochiRecensione

Superhot: Mind Control Delete – Recensione del nuovo capitolo stand alone

Superhot è stata una delle sorprese più gradite e intriganti del panorama indie dell’ultimo decennio, e anche le sue versioni per realtà virtuale hanno saputo tenere banco stimolando l’utenza. Superhot: Mind Control Delete è un nuovo capitolo stand alone dei ragazzi di SUPERHOT PRESENTS, che rispetto al gioco base ci mette di fronte a una situazione diversa sul piano narrativo, e che sul piano tecnico ci pone innanzi a nuove piacevoli soluzioni. Questo gioco, che ricordiamo non essere un gioco VR e nemmeno un DLC, è già disponibile all’acquisto dall’inizio dell’estate 2020. Sarà riuscito il team a proporre un titolo degno del nome che porta?

ANCORA

Senza troppi complimenti dal punto di vista narrativo (ancora meno di quelli del primo SUPERHOT, per capirci), Superhot: Mind Control Delete ci fa cominciare la nostra carneficina come al solito, passando di scenario in scenario sconfiggendo tutti i nemici poligonali che ci si parano di fronte. Una prima piccola differenza che salta all’occhio stavolta, è che questi nemici non sono di un numero predefinito, ma continuano a sbucare di qua e di là senza apparente logica (che in realtà c’è) e ci caricheranno senza troppi complimenti. Tuttavia ad essere decisamente nuove sono la modalità di gioco e la sua struttura: in Mind Control Delete ci troveremo a giocare dei livelli a profusione, uno dopo l’altro e proposti in modo simil procedurale. Avremo a disposizione una piccola mappa da esplorare sul monitor, dove potremo spostarci tra i vari nodi di congiunzione per hackerarli, e procedere a quelli successivi. Per hackerare un nodo, dovremo come al solito dispensare la più genuina delle carneficine. Tuttavia le differenze dalla classica versione di Superhot, in termini di azioni che possono essere fatte, sono abissali.

superhot: mind control deleteDurante la partita saranno diverse le manomissioni hack che potremo scoprire, e in determinati punti ci verrà chiesto quali tra due vorremo attivare. Sono degli aiuti atti a farci progredire e a diventare sempre più forti (ma che dureranno solo per il nodo selezionato, fino a quando non perderemo o vinceremo). Questi sono ad esempio la cura di tutti i cuori, lo sparare più colpi in meno tempo, l’aumento della potenza degli oggetti da lancio, fino alla possibilità di abilitare addirittura un diverso tipo di “partita”, ma che sempre conterà per il nostro “viaggio”. Ad esempio, il primo che sboccheremo dopo la modalità “Ancora” (quella di deafult che ci vede con 3 cuori a disposizione) è “Carica“, dove avremo solo 2 cuori, ma con l’abilità fissa di poter caricare i nemici coprendo in un attimo una lunga porzione di terreno e colpirlo (anche questa abilità, come i proiettili, deve ricaricarsi prima di poter essere riutilizzata).

Ogni mappa corrisponderà ad un livello, e arrivare al nodo decisivo ci farà passare alla mappa successiva… ma quante volte dovremo vedere i titoli di coda? Saranno veri? E soprattutto, cosa stiamo cercando di capire davvero? Dal punto di vista narrativo la produzione ha saputo rivelarsi intrigante seppur, evitandovi inutili spoiler, in-game si senta quasi la mancanza di quel senso vero e proprio di “appartenenza” che potemmo provare con il primo capitolo di Superhot. Oltre alle grandi e divertenti variabili date dagli hack, che ad esempio ci vedrà far diventare gli oggetti da lancio delle vere e proprie granate o deviare i proiettili con la katana per rimandarli al mittente, anche i nemici avranno i loro punti di forza: oltre ad essere armati fino ai denti, alcuni di loro avranno delle armi che non saranno nere (e quindi non potremo utilizzarle) o che, ancora, avranno i punti deboli limitati! Quindi potremo uccidere alcuni di loro colpendoli solo in zone del corpo specifiche… e il resto sarà coriaceo come un muro. C’è altro? Si, ma non ve lo anticipiamo. Questa, insieme a tutte le altre aggiunte, hanno permesso di creare una variante di Superhot più frenetica e allo stesso tempo tattica.

Un nuovo punto di vista

Quelli che in Superhot: Mind Control Delete cercavano un gioco del tutto nuovo, avranno purtroppo la bocca asciutta. Certo, si fa per dire, perché alla fine (come per tutti i titoli che hanno seguiti e portano lo stesso nome dei predecessori) il gioco fa esattamente quello che deve: proporre la stessa formula, ma migliorandola e variegandola il più possibile. Il concept di Superhot è stato quindi ampliato, trasformato e ben sfruttato, anche se alcuni piccoli inconvenienti sono sempre presenti a livello tecnico. In quest’ultimo caso spesso è sufficiente non essere impazienti e “dribblare” il problema. Chiaramente è consigliabilissimo giocare prima al titolo originario, per poi affrontare Mind Control Delete: non per una questione di difficoltà, ma semplicemente per una questione di aggiunte, e giocarli in ordine inverso non farebbe che rendere il primo Superhot quasi “vuoto” (nonostante a livello di storia e narrazione sia superiore).

Superhot: Mind Control Delete

8.5

Superhot: Mind Control Delete è un piacevole passatempo che riesce ad innovare una formula sorprendente e vincente come quella di Superhot. Le variabili sono molte, grazie ai potenziamenti e alle modalità proposte, e di certo la rigiocabilità si attesta su buoni livelli. Sono pochi i difetti che possiamo trovare di questa opera, se non alcune grinze che si sono manifestate sul piano tecnico.

Gianluigi Crescenzi
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Potrebbe interessarti anche