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Suspiria – Recensione del remake di Luca Guadagnino

Di sicuro non è necessario presentare il primo e intramontabile Suspiria, film horror di Dario Argento uscito nel 1977 e pietra miliare dell’horror italiano. Domani primo gennaio però uscirà nelle sale il remake del film sopracitato, firmato da Luca Guadagnino e con protagonista Dakota Johnson (famosa per aver interpretato Anastasia nella trilogia di Cinquanta Sfumature).

L’ora delle streghe

La trama della pellicola pone le sue basi sulla compagnia di ballo Markos, un gruppo che nella Germania degli ultimi anni 70 ha il compito di portare in scena per l’ultima volta una danza chiamata Volk. La storia del film si articola attraverso Susie (l’indiscussa protagonista), Sara e il dottor Klemperer. I tre personaggi si districano in una serie di eventi che coinvolgono la compagnia di ballo e il gruppo delle maestre (delle streghe intente ad eseguire un particolare rituale). Durante tutti i 158 minuti di durata della pellicola i tre personaggi arriveranno, ognuno a modo suo, alla risposta dell’enigma che si cela dietro alla compagnia Markos.

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Passione per la danza

Il film di Guadagnino per quanto prenda sul serio il suo ruolo di remake non dimentica di essere un film a sé stante e per questo necessariamente diverso dal suo predecessore. Infatti la prima grande differenza che spicca è quella degli effetti, che in questo film sono davvero ben realizzati e d’impatto. La maggior parte delle scene horror assumono subito un tono decisamente disturbante e realistico, restituendo allo spettatore delle sequenze crude, violente e dettagliate.

Guadagnino con quest’opera ha portato sul grande schermo un ottimo esempio di utilizzo delle coreografie, del filmico e del pro-filmico, ma ha anche denotato una quasi maniacale necessità di rifarsi a quello che è l’originale capolavoro di Dario Argento, infatti il film presenta vari tentativi fallimentari di emulazione. Di fatto l’opera a tratti mostra chiaramente una necessità di “respirare” tra un atto e l’altro (modalità in cui si dividono le varie parti del film). In più un altro punto artisticamente favorevole ma che a lungo andare appesantisce il film è l’utilizzo concentrato di figure retoriche. Questa direzione artistica, di fatto, rende diverse sequenze e scene davvero confusionarie e di difficile comprensione.

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Questo è dovuto anche al fatto che, come detto in precedenza, Guadagnino ha tentato in diverse occasioni di restituire allo spettatore un linguaggio simile a quello di Dario Argento, cadendo in dei fallimentari tentativi di emulazione che arrivano allo spettatore come un palese cercare di adattare un “linguaggio” cinematografico vecchio al cinema odierno. Per sopperire al problema, il quale allontana gradualmente l’attenzione dello spettatore, arriva una colonna sonora che riesce ad essere fedele all’opera originale ma allo stesso tempo modernizzata e in grado di attecchire perfettamente a ogni sequenza che lo spettatore si trova a vedere, di fatto rendendo il tutto più coinvolgente e spettacolare.

In più l’impeccabile interpretazione dei vari attori (tra cui due esempi perfetti come Dakota Johnson e Tilda Swinton), unita alla particolare ambientazione a metà tra il reale e il surreale, riesce a rivestire l’opera di un fascino che ben si addice ad un film come è questo Suspiria.

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L’ultimo Volk

In definitiva si può dire che la pellicola non ha nulla da invidiare al suo anziano predecessore. Anzi, il valore aggiunto dall’effettistica raffinata del cinema odierno lo rendono un ottimo film horror, crudo al punto giusto per lasciare lo spettatore con un forte senso di turbamento. In più la colonna sonora e l’interpretazione degli attori rendono quest’opera davvero ben concepita e bella, sia da vedere, sia da sentire.

Tuttavia la necessità di Guadagnino di legarsi forzatamente a Dario Argento rende la pellicola pesante e incapace di esprimere tutto il suo potenziale rimodernato per l’occasione. Ovviamente quest’ultima è una mancanza che viene compensata largamente dall’insieme che costituisce la pellicola, ma è comunque qualcosa su cui non si può essere leggeri nel giudizio.

In conclusione è necessario sapere che questo film presenta delle scene e delle intere sequenze al limite del grottesco che con gli effetti speciali utilizzati vengono enfatizzate maggiormente, ragion per cui quest’opera si addice bene all’amante dell’horror di una volta ma è sconsigliato alle persone che soffrono di stomaco o che comunque sono facilmente impressionabili.

Suspiria

7.5

Il film si presenta come un remake della famosissima opera di Dario Argento. Questa pellicola fa della narrazione e dell'effettistica, di certo migliore di quella presente nell'originale Suspiria, i suoi punti forti. Tuttavia Guadagnino in alcune parti ha teso verso un tentativo di emulazione di Argento, cosa che purtroppo non ha funzionato come avrebbe dovuto. A compensare quest'euforia registica però sono giunti una colonna sonora fedele (ma adeguatamente rimodernata) e un cast dalle capacità davvero notevoli. In definitiva questo film è un'opera con un più che gradito occhio di riguardo al passato ma che non scorda di essere nata in un periodo tecnologicamente più avanzato e che non si fa problemi a sfoggiare questo punto di forza.

Stefano Speranza
Potrei definirmi un ragazzo semplice con passioni semplici: quella per i videogiochi, ma soprattutto per il mondo del cinema. Da che ho memoria passo il tempo libero (e anche quello impegnato) a giocare e a vedere film. Il mio obiettivo è quello di condividere con quante più persone possibile queste mie passioni (e anche conquistare il mondo, ma per quello c'è tempo).

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