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Tenet – Recensione del nuovo film di Christopher Nolan

Il tempo e lo spazio: conosciamo molto bene queste due “unità di misura”. Una permette di definire ciò che ci circonda, l’altra invece scandisce il ritmo della nostra vita. La cosa interessante è che, sebbene lo spazio sia qualcosa di modificabile, il tempo invece scorre in modo inesorabile, senza accelerazioni o diminuzioni, costantemente. Molte opere hanno cercato di raccontarci questo Tempo: tra tutte mi viene in mente subito Doctor Who, che da decenni propone un alieno viaggiatore dello spazio e del tempo, ma siamo ormai sovrastati da innumerevoli prodotti che si basano tutto su questo. Il tempo porta anche paradossi: è difficile giocare con le linee temporali e con lo scorrere del tempo senza rischiare di trovare dei conflitti di trama. Se quindi ci ricordiamo Ritorno al Futuro o Terminator, sappiamo bene che esistono varie tipologie di alterazioni temporali: alcune saghe di The Flash hanno basato su queste idee – spesso con qualche base scientifica – tutto il cuore della storia. Ci sono così tanti contenuti legati al tempo che servirebbe davvero molto tempo (e molta genialità) per trovare un modo innovativo di strutturarci qualcosa sopra. Fortunatamente, esistono Christopher Nolan e il suo Tenet.

La storia insegna

Tenet racconta le vicende di un agente della Cia (John David Washington), che si troverà a fronteggiare un problema di carattere mondiale senza eguali. Nel cast compaiono, tra i tanti, anche Robert Pattinson, Elizabeth Debicki, Elizabeth Debicki, Dimple Kapadia, Martin Donovan, Fiona Dourif, Yuri Kolokolnikov, Himesh Patel, Clémence Poésy, Aaron Taylor-Johnson, Michael Caine e Kenneth Branagh. Ogni singolo dettaglio legato a questi personaggi potrebbe rovinarvi l’esperienza, quindi limiteremo il tutto al paragrafo seguente.

La trama si basa sul concept della classica Spy Story: un rischio di carattere mondiale, un mondo che non sa qual è il pericolo e una corsa contro il tempo per salvare tutti. Il Protagonista del film e il personaggio di Pattinson sono i due personaggi che più riescono a spiccare dalla massa: non parliamo di caratterizzazioni eccessivamente dettagliate, capaci di farci empatizzare (come succede in Inception), ma più un racconto adrenalinico, frenetico e senza tregua. Gli altri, soprattutto quello di Branagh, vanno invece ad essere le “classiche” pedine di questo genere di film, personaggi che sfruttano alcuni cliché per far avanzare la storia: questo peggiora nei personaggi femminili, di poco impatto sulla pellicola (anche se in qualche frangente il regista si riprende bene). Il segreto che sembra essere implicato dentro a questo rischio mondiale riguarda l’inversione, quello strano effetto che abbiamo visto nel trailer e che sicuramente è la cosa più interessante da scoprire: proprio questo sarà il vero cuore del film, l’unicità che permette a Tenet di essere qualcosa di unico.

L’intreccio prosegue senza intoppi: il tempo è un protagonista scomodo da gestire, ma Nolan lo fa alla perfezione, innovando e rinnovando l’idea che abbiamo di questo. Dimenticate la maggior parte delle opere che parlano appunto di questo argomento, perché il modo che usa il regista per inserirlo nella trama è geniale. Per quanto riguarda la complessità, anche Tenet rientra in quei film da seguire con attenzione, ma di certo si presenta come qualcosa di meno interpretativo, più definito ma sempre complesso. La complessità non si cela però dietro alla trama, molto comprensibile e al massimo con qualche punto da dover ragionare più del dovuto, ma su ciò che il regista fa per giocare con lo spettatore: molti dei dettagli, che magari agli osservatori più attenti potranno saltare all’occhio, saranno vere e proprie chicche che il regista lancia a chi sta vedendo il film.

Versus

Basare un film su tematiche di questo tipo richiede un grande lavoro di effetti speciali: la cosa interessante – che potremo definire solo una volta visto il making of – sembra proprio essere legata a questi. Durante il film, l’unico effetto applicato (tolte esplosioni e quant’altro) è una “semplice” sovrapposizione di due flussi video, uno regolare e uno invertito. Ogni passo, esplosione, pozzanghera calpestata o proiettile viene infatti replicato in modo invertito alla perfezione, proprio grazie ad un lavoro fatto sul mandare a ritroso alcune parti del film. Questa dinamica raggiunge un paio di picchi eccezionali (si tratta di scene d’azione), facendo un po’ dubitare se quello che stiamo vedendo è frutto di un montaggio geniale o vera magia.

La vera peculiarità della pellicola però rimane senza dubbio il concetto dietro a tutto quanto: rimane fulcro del film e per tale motivo non ve lo rovineremo, ma di certo il modo in cui questa inversione funziona, cosa ne faranno i vari personaggi e come verrà mostrata a schermo hanno dello stupefacente. La cosa ancora più strabiliante è il risultato a schermo: difficilmente film con fantastici effetti speciali riescono a generare uno stupore di questo tipo.

Per il resto, siamo davanti ad un film di Nolan: Tenet non cerca di essere facile da comprendere, non lascia un libretto delle istruzioni allo spettatore, e ogni tanto qualche nodo dovrete andarvelo a ricercare sulla vostra corda della memoria (o magari con una seconda visione). Appresa però la chiave di lettura e questa “inversione”, tutto diventa più chiaro, portandovi fisiologicamente ad un finale scoppiettante, con interessanti colpi di scena e una presa di coscienza al suo climax di come funziona questa inversione.

Come spiegato sopra, Tenet è Nolan in tutto e per tutto: il film fonde molti generi, permette allo spettatore di essere “soggiogato” dalla mente del regista e mescola sapientemente tanti argomenti. Nolan è maestro del tempo, ci gioca e lo manovra come un burattinaio (sebbene caschi ancora nell’errore degli spiegoni scientifici).

La magia del cinema

Il fatto di essere tornati in sala dopo svariati mesi ha fatto il suo effetto, ma di certo riaprire questa tradizione con una pellicola come Tenet è decisamente fantastico. Ogni fotografia racconta più di quanto dicono i dialoghi, che a loro volta sono sagaci, ricchi di un humor talmente sottili da strappare un sorriso, e ogni singolo suono riesce a toccarvi nel profondo (letteralmente, la sala vibrava in alcune scene). C’è da sottolineare inoltre la differenza tra chiarezza e comprensione. Abbiamo detto che Tenet richiede attenzione per essere compreso, ma non per chissà quale escamotage: semplicemente i concetti che racconta sono profondi, stratificati e richiedono buon occhio. In compenso ogni singola parte del film è chiara: la trama non inserisce tempi morti, ciò che si vede su schermo (anche quando la telecamera è ravvicinata) è posizionato per essere facilmente guardabile e ogni dialogo, nonostante sia ben compresso in una pellicola che non perde tempo e che taglia tutto l’inutile, utilizza parole semplici e concetti facili. Insomma, stiamo parlando di un capolavoro di montaggio, un qualcosa che difficilmente non riuscirà a farvi rimanere a bocca aperta, che ne sappiate o meno qualcosa di come funziona.

Se proprio dovessimo mettere, infine, a paragone questo Tenet con le altre pellicole di Nolan (vista la sua particolare visione del cinema), questo risulta essere meno “sentimentale” di Inception, più scientifico alla Interstellar ma senza mettercene troppo, e con una costruzione che, a più riprese, ha mostrato qualche traccia di DNA di Memento. C’è tanto di cui parlare ancora, analisi da fare e parti del film da dettagliare: di certo lo faremo in separata sede. Quello che dimostra Tenet, tra le tante cose, è che non serve avere un brand famoso dietro ne tanto meno dover inventare chissà quale cosa: basta uno script ben realizzato, un gruppo di attori fenomenali e la voglia di voler strappare una dozzina di “wow” agli spettatori.

Tenet

8

Nolan confeziona una spy story fantastica, con una trama semplice da comprendere ma intricata nei punti giusti, un gruppo di attori di altissimo livello e tanta, tanta azione. Il cuore di tutto rimane il tempo, il modo in cui Nolan di nuovo ci gioca e l'inversione, questo fantastico effetto che vi lascerà a bocca aperta. Ogni fotogramma di questa pellicola è sempre preceduto e seguito da un'altro fotogramma fantastico, annullando ogni singolo tempo morto (persino nei dialoghi) e trasformando l'esperienza in una corsa verso la fine della pellicola. Tutto è al posto giusto (e adesso diamo uno 007 a Nolan).

Simone Lelli
Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.

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