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The Inpatient – Recensione

Chiunque abbia avuto la possibilità di giocare a Until Dawn, nota avventura grafica horror targata Supermassive Games, sicuramente sarà stato incuriosito da The Inpatient. Il titolo è il prequel delle avventure di Sam e dei suoi amici, dunque avrete la possibilità di vivere le vicende avvenute all’interno del sanatorio anni prima, guardando con i vostri occhi come l’esperimento svolto dal professore Jefferson Bragg non sia andato per il verso giusto. Su quelle montagne ci sono misteri più oscuri del previsto, le cui origini risalgono a molto prima della creazione del manicomio stesso. La casa di sviluppo ha già dimostrato “le unghie” grazie alla pubblicazione di Until Dawn: Rush of Blood, ma questa volta ritorna in scena raccontando come la maledizione del wendigo sia dilagata in quelle terre.

Bentornati a Blackwood Montain

Infilatevi il PlayStation VR e mettetevi comodi. La scena d’apertura del gioco per certi versi somiglia molto a quella di Until Dawn: questa volta sarete legati ad una sedia con il medico primario del sanatorio intento a porvi delle domande. Non sapete nulla su di voi, ne tanto meno perché siete in quel posto; l’unico vostro obiettivo è quello di non perdere la ragione e capire cosa sta succedendo. Non entrerò nei dettagli per evitare ogni tipo di spoiler, ma vi basti sapere però che, come il titolo principale, anche The Inpatient sfrutta l’effetto farfalla, dunque prestate attenzione ad ogni singola decisione che effettuerete.

Chiunque non avesse provato Until Dawn si troverà a brancolare nel buio in alcune delle scelte, ma contrariamente se siete a conoscenza delle vicende legate al videogame principale, saprete bene cosa fare. Peccato solo che così facendo perderete completamente il fattore “WOW”. Aggiungiamoci anche che alcune decisioni non sono marcate come avremmo voluto, sicuramente la casa di sviluppo avrebbe potuto osare qualcosina in più. Con una diramazione della trama frammentata  e con la narrazione di eventi passati tramite flashback, The Inpatient vi riporterà nel lontano 1952, anche se alla fine dell’avventura risulterà comunque difficile sciogliere i vari dubbi.

L’altra faccia della fame

The Inpatient, nonostante i palesi limiti del VR di attuale generazione, conferma una qualità grafica di splendida fattura. Le espressioni facciali dei personaggi principali sono ben realizzate e rendono evidenti e chiare le varie emozioni da essi provate. Peccato che non possiamo dire lo stesso dei character secondari, troppo piatti nell’espressività e davvero poco empatici. Ovviamente è scontato l’uso di alcuni jump scares, banali nella loro semplicità ma che risultano comunque d’impatto nei confronti del giocatore. Il doppiaggio è sicuramente di spessore, utile ad enfatizzare alcuni momenti all’interno dell’esperienza.

La durata complessiva del gioco è di circa un paio d’ore, che possono aumentare tranquillamente se si vogliono scoprire ogni segreto e ogni finale possibile. Anche la scelta iniziale del sesso del protagonista determinerà l’andamento dell’avventura, dunque la decisione di quanto tempo investire su The Inpatient spetta unicamente a voi. Alcuni momenti di tensione potevano essere gestiti in maniera diversa dato che, alla lunga, non mostrano davvero nulla di originale. La potenzialità per creare qualcosa di davvero spaventoso c’erano tutte, purtroppo però la software house ha preferito non osare proponendo un videogame pauroso ma non troppo.

In conclusione possiamo dire che The Inpatient sia stata una bella esperienza che riesce a tener incollato l’utente alla sedia fino alla fine. Peccato davvero che la produzione non riesca a terrorizzare veramente, poiché si limita ad alcuni momenti di tensione e jump-scare sparsi in giro. al netto di questo, i ragazzi di Supermassive Games hanno mostrato nuovamente le loro capacità, dimostrandosi un team affiatato e competente, in grado soprattutto di gestire con grande dimestichezza più esperienze basate su un unico filo conduttore, in questo caso gli avvenimenti di Blackwood Montain. Tralasciando alcune lacune possiamo dire con certezza che The Inpatient è un titolo che deve fare assolutamente parte della collezione di chi possiede un PlayStation VR.

The Inpatient

8

Until Dawn aveva sicuramente tanti misteri da svelare. The Inpatient offre una nuova prospettiva, non solo grazie all'uso del VR, ma anche perché vi farà rivivere gli attimi di terrore che hanno portato la diffusione dei weendigo nella Blackwood Montain.

Patrizio Coccia
Patrizio non era ancora nato quando entrarono in casa la Super Nintendo e Super Mario Bros. Pochissimi anni dopo, insieme a lui, arrivò anche la Play Station, e fu tutta un'altra storia. Aveva 4 anni quando a malapena riusciva a tenere il controller tra le mani, ma non mollò più la presa, imparando a giocare a tutti i generi. Appassionato di musica rap, film fantasy, e con un passato da writer, predilige indiscutibilmente i giochi di ruolo, fortemente affezionato alla serie di Kingdom Hearts di cui conserva l'intera collezione, spin-off inclusi.

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