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The Last Campfire – Recensione della nuova opera di Hello Games

Per un verso o per l’altro, la community dei videogiocatori ha conosciuto No Man’s Sky, un progetto targato Hello Games che – nonostante allo stato attuale sia amato da molti – in occasione del suo day one non ha mantenuto quasi nessuna delle promesse fatte dal fondatore Sean Murray, distaccandosi fortemente da quanto visto nei vari trailer di presentazione usciti nel corso degli anni. Dettagli poco chiari, spezzoni di gameplay inesistenti e manovre di marketing poco favorevoli hanno reso furiosa l’utenza, che si è trovata innanzi a un prodotto per molti versi ottimo, ma che non ha rispettato minimamente le premesse dichiarate dalla software house. Nonostante allo stato odierno il gioco presenti tutt’altre prospettive, non è facile riprendersi da una manovra mediatica così disastrosa, se non forse scegliendo una strada esattamente opposta a quella della propria opera principale, come avvenuto con The Last Campfire.

The Last CampfireIl nuovo titolo di Hello Games, già disponibile su PC, PlayStation 4, Nintendo Switch e Xbox One, si è infatti mostrato in diversi trailer, i quali non hanno dato all’utenza irraggiungibili speranze, quanto piuttosto la visione di un prodotto piccolo e ben curato, che non si poneva l’obiettivo di sconvolgere il mondo dei videogiochi. Come se non bastasse, lo sviluppatore ha deciso di rilasciare il titolo su tutte le piattaforme senza fornire alcun preavviso, forse per evitare l’hype che si sarebbe potuto creare in una fetta dell’utenza, oltre che il rischio di dover rimandare il debutto della produzione. Noi abbiamo potuto provare a fondo The Last Campfire nella sua versione per Nintendo Switch, oltremodo curata grazie alle feature della console ibrida che sono state sfruttate a pieno, ed ora siamo pronti a parlarvene approfonditamente!

Smarrire e ritrovare

The Last Campfire narra l’avventura del piccolo Ember, un simpatico esserino che si è smarrito nel suo viaggio, ritrovatosi in un limbo sconosciuto e sinistro estremamente più grande della sua portata. Tuttavia, il protagonista viene portato a compiere delle buone azioni da uno spirito guida, il quale gli chiede di salvare le anime di coloro che si sono persi, riportandole al focolare e permettendo loro di ritrovare la via. Per proseguire verso i titoli di coda, i quali vengono raggiunti dopo solo una manciata di ore, è quindi necessario esplorare con attenzione gli scenari risolvendo nel mentre le miriadi di enigmi posizionati con cura dal team.

Ogni azione al’interno di The Last Campfire viene compiuta sostenendo dei puzzle, alquanto facili ma vari fino alle fasi finali dell’opera, dove la difficoltà degli stessi s’intensifica fino a raggiungere un livello soddisfacente, anche se senza dubbio un po’ troppo tardi. Nel mentre, non mancano però alcune soluzioni ludiche che ampliano le possibilità di Ember durante il suo viaggio, una su tutte un corno che permette di muovere delle piattaforme per formulare dei percorsi, azione che – come il resto – viene fin troppo guidata dallo sviluppatore. The Last Campfire

Durante il tragitto si ha la possibilità di vivere interessanti momenti di contemplazione, grazie all’atmosfera dei luoghi proposti da Hello Games, sempre affascinanti, a volte tetri e in altri casi ricolmi di speranza, ma sempre e comunque colorati con un’attenzione certosina. Anche l’orecchio vuole la sua parte, e il comparto sonoro di The Last Campfire riesce senza dubbio a soddisfare pure gli utenti più esigenti, grazie a un doppiaggio caratteristico e appropriato, accompagnato da suoni pressoché perfetti, seppur non in grado di rendere memorabile l’esperienza.

Perfetto, ma non incisivo, per la console ibrida

Su Nintendo Switch, The Last Campfire riesce a mostrarsi nella sua forma migliore, non ovviamente per il comparto grafico, abbastanza dimenticabile nella modalità docked, quanto per le possibilità ludiche legate al touch screen e alla portabilità. Giocare a The Last Campfire per rilassarsi è sicuramente un’ottima trovata e, incredibile ma vero, sarà possibile fruire dell’intera esperienza anche senza impiegare i Joy-Con della console. Ogni singolo scenario può essere percorso attraverso i comandi touch, e i moltissimi enigmi possono essere risolti allo stesso modo, il che rende possibile decidere a pieno come godere del titolo, che è inoltre graficamente appagante e fluido in modalità portatile.

The Last CampfireInsomma, The Last Campfire è un titolo solido, che riesce perfettamente in quello che fa, nel fornire enigmi e sprazzi di level design interessanti, ma senza dubbio per nulla sorprendenti. Mentre cerca di configurarsi come un piccolo capolavoro senza esigenze e senza difetti, purtroppo l’opera finisce per scadere molto spesso nella mediocrità, risultando facilmente dimenticabile nonostante le sue magnifiche atmosfere e la magia che riesce a trasmettere al giocatore. Forse, osando maggiormente la software house si sarebbe distaccata dalla sua idea di piccola produzione, ma non avrebbe certamente sprecato tutte le qualità che l’esperienza mette in mostra, in quanto la stessa non riesce a trovare il suo posto saldo sul palco dei titoli puzzle, i quali si trovano ormai in un mercato sconfinato grazie alle moltissime produzioni che hanno stupito i giocatori nel corso degli anni. Speriamo vada meglio con il prossimo titolo di Hello Games, che sembra sia nuovamente una grande produzione, e che potrebbe potenzialmente stupirci nel caso in cui la software house non torni sui suoi passi.

The Last Campfire

6.9

The Last Campfire, sviluppato da Hello Games, non è un parente stretto di No Man's Sky, quanto un tentativo della software house per allontanarsi dalla sua ultima produzione. Il gioco è infatti tutt'altro che grandioso e cerca di apparire come una piccola produzione sorprendente e curata, che nonostante risulti solida e ben realizzata in tutte le sue caratteristiche, non riesce a essere per nulla incisiva nell'ormai feroce mercato dei platform.

Andrea Pellicane
Nasce nel 2000 già possessore di una Playstation 1 e già appassionato di videogiochi. In tenera età scopre il mondo dell’informatica ed inizia la sua inutile corsa verso la bramatissima Master Race. Nonostante la potenza di calcolo sia la sua linfa vitale è alla perenne ricerca della varietà e di titoli indie che piacciono solo a lui, incurante del fatto che potrebbero funzionare agevolmente anche su un tostapane. Viene spesso avvistato mentre effettua incomprensibili ragionamenti (soprattutto per lui) legati all'economia. Eccelle particolarmente nel trovare i momenti meno opportuni per iniziare e divorare intere serie TV.

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