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The Last Guardian – Recensione

Finalmente la data è giunta. Dopo quasi 10 anni di attesa, il successore spirituale di ICO e Shadow of the Colossus è arrivato sugli scaffali di tutto il mondo. Dopo uno sviluppo travagliato cominciato nel 2007, silenzi, scissioni ed ipotesi sulla sua cancellazione, The Last Guradian fa finalmente la sua comparsa nel panorama videoludico. Quello che andremo ad analizzare di seguito è un titolo che, come molti altri in questo 2016, metterà decisamente alla prova sia la critica che l’utente medio. The Last Guardian va infatti a porsi in quella fetta di giochi che tende a raccontare una storia ed immergere il giocatore, ma in modo nettamente diverso da come fanno, ad esempio, le avventure grafiche degli ultimi dieci anni. La firma è quella di Fumito Ueda, inconfondibile in ogni pixel, il quale ci propone ancora una volta la storia di due cuori che battono all’unisono, fondendosi in uno speciale rapporto di amicizia. Andiamo ad analizzare il gioco più da vicino: riuscirà a rispettare le – lunghissime – attese?

La poesia e la simbiosi

Il gioco parte come anche i vecchi titoli di Ueda ci avevano abituato: un semplice accenno di trama e ci si ritrova catapultati in un mondo fantastico, immerso nella natura, tra le rovine rocciose di una civiltà sconosciuta. Tuttavia, la differenza in questo The Last Guardian sta nella narrazione, che sarà accompagnata per tutta la durata del gioco da una voce fuori campo, appartenente alla versione adulta del piccolo bambino che ci troviamo ad impersonare. Senza ricordare nulla di ciò che è accaduto, il ragazzo svenuto si sveglia accanto ad una enorme creatura che, come vedremo sulle pagine di un libro immaginario nella sequenza iniziale, corrisponde al nome di Trico. Ricoperto su tutto il corpo da strani segni che non aveva mai visto, il bambino si accorge che il grande Trico è ferito e che ha due lance conficcate nel corpo, elemento che causa estrema diffidenza nei suoi confronti. Non ci vorrà molto prima che la semplicità e il buon cuore del bambino – oltre a tre barili di cibo – riescano a tranquillizzare Trico, per poi dare il via insieme al viaggio per uscire da quella gigantesca “prigione”.

È da qui che nasce tutto, una splendida avventura, raccontata come una poesia che ha come fondamenta la simbiosi e la coesione tra i due personaggi, Davide e Golia dalla stessa parte. La crescita è esponenziale: dopo una partenza in sordina, nella quale faticheremo a capire come muoverci e come interagire con la creatura, diventerà tutto più naturale. Vedremo i due difendersi a vicenda, dalla creatura che protegge il bambino da alcune armature/golem che lo vogliono rapire, a lui stesso che rassicura Trico con delle carezze o rimuove dal suo corpo le lance che i nemici gli tireranno contro. Questo aumento di “confidenza” però, ci sarà anche a livello di gameplay: pian piano infatti anche il rapporto tra il bambino e Trico diventerà più forte, tanto che il gigante piumato arriverà, anche se non sempre in modo perfetto, a seguire i nostri ordini, imparando dai movimenti del bambino. La voce narrante dell’uomo, d’altro canto, esprimerà a parole quello che per forza di cose dal gameplay stesso non può trasparire, facendoci guardare da lontano all’interno dei sentimenti e delle sensazioni dei nostri protagonisti.Una macchina del tempo, con pro e contro

Ormai non è un segreto e non possiamo estraniarci dal discorso: The Last Guardian è un titolo “vecchio” sia dal punto di vista tecnico, sia da quello concettuale. Non sarà dunque una sorpresa per voi, giocatori di vecchia data che avete vissuto le altre due splendide avventure in passato – così come molti altri titoli della fine degli anni ’90 – avere un tuffo al cuore rivivendo qualche strano deja-vù emotivo. Insomma, console current gen a parte, ci ritroviamo a vivere un’avventura collocata anacronisticamente al 2016, ma che possiede anima e corpo di un titolo ben più attempato. I punti a favore e quelli contro vanno di conseguenza a dividersi a metà, tirando fuori una serie di argomenti che scinderanno 50 e 50 tutti i punti di vista. The Last Guardian non è un gioco simile a quelli che vediamo di solito al giorno d’oggi, ed è basato – riprendendo parecchio dal papà spirituale ICO – sull’esplorazione di grandi aree, alla ricerca di cunicoli, scale, catene, a volte anche di oggetti, necessari per risolvere gli enigmi e proseguire. Esatto, gli enigmi. Questi sono uno dei punti di forza, in quanto ci riportano sì indietro nel tempo, ma nel modo buono: anche se alcuni si svolgeranno con le stesse logiche (sono moltissimi, era chiaro che prima o poi si cadesse in qualche ripetizione), non hanno una soluzione guidata: The Last Guardian è un gioco che, pad alla mano, non fornisce molte spiegazioni, non guida il giocatore più di quanto necessario a “camminare con le proprie gambe”.The Last GuardianDi conseguenza sarà facile perdersi alcuni dettagli e rimanere bloccati sullo stesso enigma per più di qualche minuto. Basta poco per capire che ci troviamo di fronte al concept videoludico tipico dei giochi di una volta, dove le sfide erano degne di questo nome, allontanandosi dalla mera e astrusa “difficoltà delle mob fight” alla quale i giocatori di oggi sono più avvezzi. Laddove esperienza emozionale, interpretazione artistica e livello di sfida arrivano a picchi altissimi, arriva inesorabile il rovescio della medaglia. Purtroppo dal 2007 in poi, i balzi in avanti dal punto di vista tecnico sono stati quasi nulli, e vanno a contaminare l’esperienza di gioco in più punti. Primo fra tutti il frame rate: anche se in un titolo di questo genere molti non lo definirebbero indispensabile, i continui e vistosi cali di fps vanno a disturbare – e non poco – l’impatto grafico e il rendimento delle fasi di movimento dei personaggi, specialmente quando ci troviamo in ampie aree esterne. A dare man forte a questo difetto, ci sono anche numerosi errori di compenetrazione e c’è anche una gestione della telecamera non all’altezza delle aspettative, imprecisa e ballerina specialmente negli spazi più stretti. Il contorno tecnico dunque non rende giustizia a quelli che sono veri e propri paesaggi evocativi, scorci splendidi e senza tempo.

Anche dal punto di vista delle meccaniche purtroppo ci sono alcuni “ingranaggi che si inceppano”: l’IA di Trico non risulta proprio impeccabile, spesso dovremo procedere per tentativi. Perché? Molto frequentemente dovremo ripetere diverse volte lo stesso comando perché Trico non ci capirà, oppure, anche avendoci compreso, si prenderà i suoi tempi prima di agire. Per risolvere gli enigmi ambientali, sarà necessario anche il nostro grande e piumato amico, arrampicandoci su di lui, utilizzandolo come mezzo di trasporto, o come un vero e proprio ascensore. Converrete con me che quando la soluzione stessa dell’indovinello, anche se trovata, stenti nell’atto pratico, possa risultare una cosa scomoda. Chiaro, molto di tutto ciò rende l’esperienza verosimile, ma come già detto in molti casi tale questione è esagerata, rischiando fortemente di frustrare anche il più paziente dei giocatori.

La visione d’insieme

Quello che però teniamo a precisare è che, nonostante le evidenti lacune tecniche, The Last Guardian è un titolo assolutamente ispirato, e che deve essere giocato a tutti i costi. Le atmosfere create dal team sono sensazionali e non ci riferiamo solamente al senso di malinconia descritto fino a poco fa: un HUD spoglio, libero che fa risaltare una pulizia ed una libertà chiari. Anche se il livello di dettaglio non è ottimale in alcuni frangenti, la resa all’occhio è sublime, partendo dagli scorci sensazionali del “Nido” fino ad arrivare a Trico, del quale vi sfido a non ammirare il viso e le piume senza ipnotizzarvi. Accompagnandoci, una colonna sonora che ripercorre i timing di Shadow of the Colossus, con silenzi durante le fasi esplorative, che lasciano spazio ad effetti sonori e all’eco della voce del bambino, ma che si presenta imponente nelle fasi più tese della vostra avventura. Il tutto, come già detto, a braccetto con la calma e risoluta voce narrante del “voi” del futuro, che renderà il tutto come una strana ma splendida favola.

Modus Operandi: la recensione che avete appena letto è stata redatta basandosi sulla versione PlayStation 4 del gioco, dopo aver completato la trama nella sua interezza.

The Last Guardian

8

Se siete dei puristi del dettaglio tecnico, attenetevi semplicemente al numero che vi propongo, perché alla media questo è ciò che The Last Guardian rispecchia. Se invece siete giocatori che vanno oltre, e che tendono a vivere il gioco, a farlo diventare parte di voi stessi, potete anche tralasciare tutti quei dettagli matematici e aggiungere al mio voto almeno un punto. Di certo un'avventura particolare, che richiama marcatamente lo stile dei primi due titoli nati da Ueda. Questa però, va a differenziarsi sul tipo di esperienza proposta e - purtroppo o per fortuna - fa fondere ad oggi il vecchio con il nuovo. Non posso certo dire che sia un titolo per tutti e nemmeno che un giocatore in fasce lo apprezzerebbe alla prima occhiata, ma tutti coloro che vorranno affrontarlo, lasceranno su quel pad un pezzo di cuore.

Gianluigi Crescenzi
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.

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