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The Occupation – Recensione dell’avventura di White Paper Games

Se volessimo elencare i generi di videogioco che difficilmente riescono a trovare spazio nell’epoca moderna per diverse motivazioni, a figurare nella top 3 ci sarebbero sicuramente i titoli investigativi; vuoi per un appeal diverso rispetto ai giochi votati alle armi da fuoco, vuoi per una difficoltà intrinseca di offrire un’esperienza dove tutto allo stesso tempo dipenda dal giocatore non essendo guidato, mantenendo però dei canoni standard nelle meccaniche e nelle variabili che riducano ogni scena a un mini corridoio. The Occupation cerca di porsi nel mezzo in questo distopico panorama, distopico tanto quanto quello che vivremo in game. I ragazzi di White Paper Games, che non sono nuovi a titoli fuori dagli schemi (qualcuno ha detto Ether One?), vanno così ad offrirci un’avventura assai particolare, dove destreggiarsi nelle nostre personali indagini – seguendo comunque determinati filoni – e conferendoci una sorta di libertà e priorità personali, ma soprattutto mettendoci di fronte a un scoglio: il tempo che passa.

the occupation

Union Act

All’interno del titolo, dopo una prefazione giocata in cui ci renderemo conto di come funzionano i movimenti di gioco, vivremo una situazione piuttosto scomoda impersonando il giornalista Harvey Miller. Contattati in modo poco convenzionale da un ignoto, veniamo incaricati di fare chiarezza sugli eventi riguardanti un recente attacco terroristico nel quale sono rimaste uccise 23 persone. La società è sul filo del rasoio e i focolai di ribellione sono all’ordine del giorno: sotto la lente d’ingrandimento c’è l’Union Act, una proposta di legge del governo britannico che, se approvata, andrebbe ad allontanare i migranti illegali. Che ci sia sotto qualcosa di più? Lo scopriremo all’interno della Bowman Company.

Chiaramente tutta la vicenda è posta in un universo fittizio e di conseguenza non c’è nulla che richiami avvenimenti veri e propri in terra inglese in quel periodo (ottobre 1987). Indagato e accusato (con tutte le prove che portano verso di lui) è Alex Dubois, un dipendente della stessa agenzia dove faremo le nostre ricerche. Senza anticiparvi nulla riguardo il suo coinvolgimento, e chiaramente sulle indagini stesse, sappiate che i vari filoni che si dirameranno durante il gioco prenderanno pieghe a volte inaspettate, “costringendoci” non solo a cercare, ma anche a ipotizzare.

the occupation

Uno sguardo al tempo

Il gioco ci farà controllare il giornalista in prima persona, con la visuale atta a immedesimarci quanto più possibile in una situazione reale. Questo perché all’interno del titolo dovremo allo stesso tempo indagare e frugare, ma senza destare sospetti… e chiaramente senza essere scoperti. Ecco quindi che alle caratteristiche scova e raccogli vanno anche ad aggiungersi delle meccaniche stealth, che ci spingeranno a sfruttare ogni possibile stratagemma per trovare indizi e accedere ad aree riservate (dopotutto, saremo solo dei visitatori che devono fare domande…). Le nostre “piste” da seguire saranno varie, e tutte nascono da un punto d’origine che per forza di cose dovremo approfondire, ma badate bene che il tempo non sarà illimitato: i minuti in The Occupation infatti scorrono in modo reale, arma a doppio taglio che rende decisamente più intrigante l’intera esperienza. Occhio all’orologio e agli appuntamenti quindi, ma anche alla nostra abilità di racimolare quante più nozioni possibili in tempo limitato, seguendo un nostro schema personale di precedenze.

Questa tra tutte le meccaniche risulta essere quella più interessante, che anche se in qualche raro caso è stata adottata per altri progetti, in questo preciso contesto segna una scelta azzeccata: un misto di emozioni particolari che ci immedesimerà per forza di cose nel gioco.

Montagna di fogli

Chiaramente, anche se durante il gioco si rivelerà essere un personaggio molto intraprendente, il nostro Miller non potrà ricordare tutto quanto a mente: qui entra in gioco la seconda meccanica base di The Occupation, ovvero il Dossier. Questo avrà il compito di essere la nostra vera e propria bibbia, nel quale inseriremo tutto ciò che riguarda la routine dei personaggi, tutti gli indizi che raccoglieremo (come codici, numeri di telefono e così via…), e soprattutto ci terrà aggiornati sullo sviluppo di ogni nostra singola pista seguita. Prendere le giuste tempistiche per mano si accoppierà con fare le scelte giuste in base al nostro obiettivo, e il dossier sarà indispensabile per arrivare sempre preparati. Tuttavia, anche se utilissimo, tenerlo aggiornato e consultarlo di volta in volta risulta essere una delle feature più macchinose dell’intera esperienza, e sul piano della frustrazione è secondo solamente a quella creata dalle meccaniche stealth su piano tecnico. Quest’ultimo purtroppo soffre di un’arretratezza non indifferente: “spigoloso” e macchinoso, con i movimenti irreali della telecamera va ad intaccare moltissimo l’immersione nell’opera; facendo un esempio, si passa da ottime fasi in cui si parla con gli altri personaggi o si cammina nei corridoi, a delle scene in cui ci sembrerà di far sbattere muro dopo muro una macchinina telecomandata di cui non vediamo la forma.

L’intelligenza artificiale è una delle parti più controverse del gioco: in alcuni casi ci capiterà di essere “beccati” in flagrante da qualcuno, che tuttavia in alcuni casi non ci degnerà di una parola… per poi bloccarci tempo dopo e dirci tutto in faccia in una zona meno problematica. Altalenante è anche il comportamento di questi personaggi secondari che, anche se impiegano incredibilmente le giuste tempistiche per effettuare determinate azioni (come succederebbe in real life), a volte si ritrovano a compiere azioni sconclusionate e senza senso, che paiono tutt’altro che scriptate.

La trama alla base del titolo verrà compresa man mano, e molte delle caratteristiche – anche riguardanti la società descritta – sarà possibile capirle solamente rigiocando il titolo. Per questo, e per motivi riguardanti il tema trattato, la narrazione potrebbe risultare abbastanza pesante ai più, e di certo il politicheggiante The Occupation si rivela un titolo adatto solo a una fetta specifica di giocatori. A mettere ulteriormente i bastoni tra le ruote, una localizzazione italiana realizzata solamente per metà, dove addirittura alcuni dialoghi non sono stati tradotti, e un Dossier (che per la maggiore contiene informazioni scritte) che sembra non essere stato tradotto solo per pigrizia.

The Occupation

6.5

White Paper Games con il suo esperimento prova a regalare un'esperienza investigativa degna di questo nome. Il tempo assume un ruolo determinante nell'avventura, così come le differenti piste che ci troveremo a seguire anche in base al nostro semplice istinto. Eppure a The Occupation manca molto: diventano assai gravi le lacune tecniche, non solo per i vistosi bug disseminati nell'opera e nel sistema di gioco, ma anche per una IA che durante le fasi esplorative non sembra essere proprio in forma. In ogni caso riconosciamo un ottimo spunto, soprattutto quello di voler regalare al giocatore un'esperienza diversa e non troppo guidata, anche se questo è riuscito solamente in parte. Il tempo reale che scorre conferisce un guizzo piacevole nell'immersione.

Gianluigi Crescenzi
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.

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