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The Predator – Recensione del nuovo film di Shane Black

La saga di Predator è stata negli anni un vero culto per molti di noi, cresciuti a cavallo tra gli anni ottanta e novanta; partendo dal lontano 1987 con un giovane Arnold Schwarzenegger, nel primo storico capitolo, passando per il 1990 con Daniel Lebern “Danny” Glover, concludendo con lo “sfortunato” Predators, interpretato magistralmente da Adrien Brody ma che purtroppo non ha attratto il grande pubblico. Il brand ha attraversato un ottimo crossover con il cugino Alien nel capitolo Alien Vs Predator, film ben architettato e di impatto mediatico che ha certamente rilanciato un genere. Purtroppo sfortunato il seguito: castrato dallo scarso budget, AvP 2 non ha saputo convincere praticamente nessuno. 20th Century Fox punta ad un reboot della saga con questo capitolo, The Predator, che porta il brand verso un’altra direzione: sarà riuscito a convincere un accanito fan come il sottoscritto? Eccovi come la caccia si è svolta!

La caccia è cambiata

In The Predator, perdiamo un po’ il focus della mera caccia alla preda, in favore di una storia più incentrata verso un genere Sci-Fi degli ultimi anni. Senza dirvi molto, posso evidenziare che il predatore giunge sulla terra dopo un conflitto a fuoco tra astronavi, e una volta precipitato sul nostro pianeta viene catturato da un equip di militari americani che pare conoscere molto bene il soggetto di cui si parla. In mezzo a tutto questo troviamo un cecchino dei marines, McKenna che durante una missione si ritrova accanto al luogo di impatto della navicella e dopo un incontro molto ravvicinato con il nostro alieno dalle “treccine lunghe”, cerca di mettersi in salvo fuggendo e sottraendo (involontariamente) al cacciatore intergalattico determinate armi, lasciando svenuto il malcapitato viaggiatore spaziale. Una volta preso in trappola, si scopre che il sangue del predatore, contiene DNA umano, il che getta le basi per illazioni e trame finora inesplorate per la serie. Nei centouno minuti di pellicola, vedrete crearsi le più disparate situazioni, alcune capaci anche di strappare un sorriso e spezzare la tensione del film. Non posso dirvi molto altro sulla trama, ma vi basti pensare che a discapito di qualche situazione al limite del credibile, il film rimane coerente e vi intratterrà senza mai annoiarvi. Interessante l’assenza di “spiegoni” all’interno del film: scoprirete molto sui personaggi in questione ma avverrà in maniera graduale e senza bruschi stop sulla trama per raccontare cosa è successo prima dei fatti attuali. Contrariamente a quanto accadeva in passato, sembra che il cacciatore spaziale questa volta abbia un diverso scopo nei nostri confronti: che non si tratti più della solita caccia?

The Predator

Evoluzione del genere o involuzione?

Sono uscito dalla sala senza sapere bene cosa fosse successo: mi sono infatti preso ventiquattro ore per analizzare appieno la pellicola ripercorrendo gli eventi, talvolta anche a ritroso, confrontando quanto visto con il mercato moderno e passato. Sebbene il film faccia delle citazioni ai precedenti capitoli con alcune frasi che probabilmente solo i fan accaniti coglieranno, risulta un buon prodotto anche per chi si avvicina per la prima volta alla saga. Diversamente a quanto accadeva in passato, il film è più leggero in molte parti, le battute che vengono snocciolate hanno quel sapore di A-Team che non guasta ma che allo stesso tempo si distanzia da una serietà quasi dark del passato. Gli anni ottanta sono decisamente passati da troppo tempo e per attrarre il pubblico giovane serve una formula giovane: il successo dei cinecomics Marvel ad esempio è un punto da cui si vede che hanno preso a piene mani, andando a citare non i supereroi, ma piazzando battute e talvolta ricorrendo a situazioni tragicomiche che strizzano l’occhio a ciò che il pubblico apprezza oggi. Non mi trovo d’accordo con questa scelta, perché mina l’identità del brand, ma c’è da rendersi conto che i tempi sono cambiati e che probabilmente il cinema sta virando verso una direzione più scanzonata e commerciale rispetto alle pellicole del passato. Se da un lato abbiamo la componente splatter, con corpi mozzati, teste segate, viscere umane – e non – che escono da corpi ancora in vita, dall’altra abbiamo le battute e le situazioni più leggere che si intersecano nel film: la miscela non è nemmeno mal bilanciata, posso solo dire che è una cosa che rientra nel gusto personale di chi usufruisce del prodotto, ma sinceramente non mi aspettavo di ridere in un contesto come quello di The Predator… eppure è successo, sta a voi definire se questa sia un evoluzione del brand o un involuzione.

The Predator

Ogni fine porta ad un nuovo inizio

Come è andata dunque con The Predator? Ebbene il fan che è in me  ha storto leggermente il naso, mentre il ragazzo sempre pronto alle novità si è divertito. Il film funziona, non ha particolari pecche o buchi di trama, è Predator ed allo stesso tempo non lo è. Forse è l’ibrido la formula moderna del cinema, un po’ come accade con le auto di oggi, né berline, né sportive, ma crossover. Consiglierei The Predator? Si, decisamente! Direi però al fan proveniente dal passato di non aspettarsi ciò che magari crede di vedere: ovvero non è un film di suspance dove sei una preda e un cacciatore intergalattico potrebbe ucciderti in ogni istante, la tensione è presente ma non nel modo che ci si aspetta; allo stesso tempo direi ad un neofita che questo è un ottimo punto di inizio, un film che potrebbe divertire e far conoscere il personaggio sia ad un ragazzo di tredici anni, sia ad un adulto. Ho trovato talvolta la colonna sonora inadatta al momento che si stava vivendo su schermo, quasi una forzatura in certe scene composte da un’ottima fotografia ed una sapiente posizione registica (non vi perderete mai una scena d’azione ed il movimento sarà presente e non invasivo), perdono qualcosa con musiche talvolta messe lì in maniera banale. Mi aspetto un seguito che porterà ad un nuovo livello la faida umani contro Predatori.

The Predator

7.5

The Predator è un film per tutti: il fan accanito non deve aspettarsi le stesse cose del passato, sono ormai lontani i tempi della tensione per novanta minuti... eppure si divertirà anche lui, così come potrà fare chi si avvicina al brand per la prima volta.

Tiziano Sbrozzi
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.

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