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The Ritual – Recensione del film horror diretto da David Bruckner

Quattro amici di lunga data fanno un’escursione in Svezia in onore di un loro amico, ucciso durante una rapina in un negozio. Nonostante la loro scarsa esperienza, il gruppo decide di imboccare una scorciatoia per facilitare il percorso, ma quella scelta trasforma il viaggio in uno scenario da incubo. Persi, infreddoliti e circondati da sterminate foreste, incappano in un’antica dimora. Alcuni manufatti decorano le pareti e ci sono ossa sparse sul pavimento. Tutto fa pensare a degli antichi riti e un sacrificio pagano per qualcosa che esiste ancora nella foresta, una presenza bestiale che segue ogni loro passo. Il gruppo si perde, è vittima di incidenti e di misteriosi avvenimenti, che mettono in pericolo la loro vita.

The RitualTratto dall’omonimo romanzo di Adam Nevill e sceneggiato da Joe Barton, noto per aver scritto alcuni episodi di Humans, The Ritual è un film distribuito da Netflix e diretto da David Bruckner, al suo primo lungometraggio. Premiato al Toronto International Film Festival, concilia in modo intelligente elementi del cinema passato e della mitologia nordica, un’opera d’atmosfera ricca di ben noti richiami cinefili del filone, partendo dal chiaro omaggio al seminale The Blair Witch Project ,e nel quale l’archetipo della dimora sperduta in mezzo al bosco di La Casa e Cabin Fever dialoga con straordinaria coerenza con i reflussi esoterico-pagani di The Wicker Man e del più recente The VoidKeith Thompson, effettista speciale dei film di Guillermo Del Toro, si è occupato della realizzazione del mostro, in parte digitalmente. Discostandosi dalla figura descritta nel libro, esso è uno Jǫtunn, che letteralmente significa mangiatore di uomini, una figura mitologica mostruosa e gigantesca, dotata di una forza sovrumana. Il mostro è un prodotto delle paure umane, il suo design fa da contrappunto archetipico al percorso dei protagonisti.

Escludendo il prologo, il film sfrutta le caratteristiche ambientali per generare tensione, e le dinamiche tra i protagonisti per amplificarla. Con un tocco onirico che fa da collante tra fatti umani e ancestrali, si appropria della mitologia norrena, degli elementi esoterici e gli stilemi della fiaba nordica. Si respira costantemente una straniante atmosfera, anche quando gli spazi aperti vengono abbandonati in favore della fitta boscaglia, mentre la tensione cresce col procedere dei minuti in una vera e propria apoteosi finale. Tremendi incubi, macabri ritrovamenti di carcasse animali, rune incise sugli alberi non fanno presagire il meglio. La narrazione ha il merito di approfondire il rapporto tra i quattro amici, che si fa sempre più teso in seguito alla discesa nell’orrore, con rimorsi e sensi di colpa che esplodono in una deflagrazione emotiva, resa vibrante dalla riuscita caratterizzazione dei personaggi.

The RitualGiocando col sostrato simbolico che impedisce di comprendere fino in fondo la reale natura dell’intera vicenda, The Ritual si fa forza della celebre massima di Jean-Luc Godard secondo cui non è assolutamente importante da dove provengono le idee, ma bensì dove esse vengono condotte. Il risultato, lontano dal più piccolo barlume di freschezza tematica, è ben strutturato e coinvolgente, il tutto grazie anche a un impeccabile e suggestivo impianto tecnico, sorretto dalla tenebrosa fotografia di Andrew Shulkind, emerso dalla fucina di David Fincher e Steven Spielberg, la quale trova il proprio punto di forza nel pittoricismo di ampio respiro delle lande svedesi, allo stesso modo in cui si mostra capace di giocare col potere suggestivo delle ombre, relegando l’apparizione mostruosa allo sfondo nero dell’immagini.

The Ritual

7.7

The Ritual è un film riuscito e ricco di rimandi cinefili, opera stratificata e ricercata, con un impianto alla base solido e ben strutturato, coadiuvato da una storia già vista ma ben scritta.

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