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The Shore – Recensione, una terrificante disavventura lovecraftiana

Il mondo di Lovecraft lo abbiamo incrociato più e più volte nel corso degli anni, sia nel mondo di film e serie TV, sia in quello videoludico, e ovviamente questo non ci sorprende. La realtà è che come le atmosfere angoscianti, affascinanti e travolgenti dipinte da Lovecraft c’è ben poco, si tratta di un immaginario che difficilmente nel tempo risulterà stantio. L’interesse della community, infatti, rimane sempre accesso, ardente, desideroso di incontrare nuovi racconti in grado di interpretare le idee dell’autore. The Shore, come leggerete nella nostra recensione, cerca di fare proprio questo: in un mondo immerso nell’oblio e nel mistero, ci racconta la “sua versione”, il suo particolare punto di vista sull’onirico mischiato all’horror e, perché no, anche all’osceno.

Il piccolo team di sviluppo Ares Dragonis ha deciso di mettersi alla prova, realizzando la propria storia, piccola ma veramente pregna di elementi. Il primo pensiero che abbiamo avuto, una volta cominciato The Shore, è stato che soddisfare i requisiti di un progetto simile, per un team così piccolo (dato che si parla di meno di 20 persone), sarebbe stato davvero complicato. Decidere di creare un’esperienza videoludica indie, in grado di trasmettere anche in minima parte la complessità e la bellezza di questi miti, è oggettivamente una sfida molto pericolosa, e proprio per questo estremamente interessante.

The Shore

Sarete sorpresi di sapere che, pur non trattandosi di un capolavoro del proprio genere, questo videogioco ha saputo davvero come farci accapponare la pelle, come stringerci nella morsa della paura che di lovecraftiano ha davvero tutto (come anche Call of Cthulhu era riuscito a fare). Ma cominciamo dall’inizio: da una spiaggia isolata e dal nostro protagonista Andrew, forse naufragato su quelle sponde per caso, o forse trascinato dalla forza delle onde verso un mondo all’insegna del blasfemo.

L’angoscia di un mondo avvolto nell’atmosfera lovecraftiana

Il nostro sventurato protagonista è un pescatore disperato, alla ricerca di sua figlia. Non sappiamo perché si trovi proprio lì, ma risulta evidente, fin dai suoi primi passi, che qualcosa non va intorno a noi, che l’oscurità brulica e ci chiama, ci attira senza pietà. Secondo dopo secondo realizziamo quanto quella terra e quelle acque siano maledette: il gameplay è piuttosto semplice e, per la prima metà del titolo, consiste nel girare, avventurarsi, trovare indizi che ci raccontino cos’è successo a coloro che sono passati su quella spiaggia prima di noi, e soprattutto scoprire le creature che ci parlano e ci osservano.

Oltre questo non vi racconteremo nulla poiché gran parte del videogioco consiste proprio nel vivere l’esperienza, scoprire quanti più dettagli possibili e combattere creature del mondo di Lovecraft.

Parliamo invece di come sia stato realizzato questo titolo, dei suoi pro e contro, in maniera critica ma anche piuttosto compiaciuta perché – dobbiamo dirlo – The Shore ha veramente tanto da dare. Pur con i suoi limiti tecnici e narrativi, le poche ore a nostra disposizione ci hanno davvero terrorizzati: non solo l’ambientazione è veramente angosciante, dal cielo plumbeo fino alle rocce vulcaniche, scure e temibili tutte intorno a noi, ma anche il comparto audio e la colonna sonora hanno saputo davvero rapirci, farci sentire in trappola, accerchiati dal male.

Dobbiamo confessare che giocarlo di sera, nel buio della propria stanza ha davvero sortito il peggiore degli effetti. Ovviamente c’è anche un lato di cui non vogliamo parlarvi troppo, quello meno reale e più onirico, disperso in luoghi lontani da qualsiasi concezione terrena. Anche da questo punto di vista, il team ha saputo fare un ottimo lavoro.

Con il poco budget a disposizione, ideare quella parte dell’opera in maniera efficiente – e fattibile – è stato un lavoro davvero complesso, e pur risultando un filino pacchiano e troppo carico, in buona parte è riuscita comunque a convincerci. Insomma, all’insegna di enigmi, fughe ed esplorazione il gioco ha saputo intrattenerci.

The Shore

Allora cosa funziona meno, rispetto al resto? Del lato dedicato agli enigmi, dobbiamo dire che ci sono soluzioni estremamente semplici, il che non garantisce una vera e propria challenge. Per quanto riguarda la seconda parte del gioco, la dinamica dell’artefatto, che lo tramuta quasi in un FPS, non ci è piaciuta molto. Scacciare le entità con quello strumento – e solo quello – ha funzionato meno bene di quanto ci saremmo aspettati, risultando molto poco gratificante.

Un grande lavoro per un piccolo team

In conclusione, vale la pena vivere l’esperienza proposta da The Shore. non si parla di un prodotto dal gameplay innovativo, anzi tende a essere ripetitivo e fin troppo semplicistico in molti momenti, ma per tutto il resto ci sentiamo di consigliarne l’acquisto. Possiamo assicurarvi che vivere il terrore e l’angoscia di essere piccoli, in un mondo di entità pronte a ghermirvi, non è facile da trovare (non solo tra i giochi indie ma proprio nel gaming in generale. Il team ha svolto un lavoro di buon livello, tenendo presente che si tratta di un progetto indipendente e – tornando obbiettivi – merita una bella sufficienza, nel complesso mondo dei titolo horror.

The Shore

6.3

L'esperienza proposta da The Shore è davvero interessante, perciò dategli una chance. non si parla di un prodotto dal gameplay innovativo, anzi tende ad essere ripetitivo e fin troppo semplicistico, ma per tutto il resto rimane valido. Possiamo assicurarvi che vivere il terrore e nell'angoscia di essere piccoli, in un mondo di entità antiche ed enormi, non è facile da trovare, negli indie così come nel gaming in generale. Le ambientazioni, il comparto audio e la colonna sonora sono a dir poco convincenti e coinvolgenti.

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