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The Town Of Light Recensione

Poco meno di un anno e mezzo dopo aver apprezzato e recensito il titolo su PC, The Town Of Light di LKA fa il suo esordio anche sulle console di questa generazione. Come la maggior parte di voi ricorderà, si tratta di un’avventura in prima persona ambientata in un ospedale psichiatrico italiano, precisamente a Volterra, in Toscana. Durante la nostra esperienza ci troveremo a scoprire la storia di Renée, una ragazza che a soli 16 anni è stata ricoverata in questa struttura, rendendoci conto capitolo dopo capitolo delle condizioni dei pazienti durante gli anni ’30. Come ci viene spiegato, la storia narrata è ispirata da fatti reali, ma riferimenti a cose e persone sono frutto di fantasia. La domanda principale però è: cosa cambia in questa versione da quella che già conosciamo?

In primis le aggiunte in The Town of Light si traducono in contenuti riguardanti la trama e puzzle presenti nel gioco, oltre ovviamente a nuovi oggetti ed elementi con cui interagire. A livello di gameplay poco è cambiato, se non una più chiara indicizzazione “morale” a cui dovremo far capo nei momenti chiave di gioco. Rimango chiaramente sul vago a causa dell’estrema possibilità di cadere in spoiler, specialmente nel rispetto di coloro che ancora non hanno vissuto tale esperienza. Il debutto su console porta inoltre con sé anche alcune fasi di doppiaggio rilavorato (una delle note più stonate del precedente The Town of Light) e una grafica migliorata (specialmente su PC).

“Tranquilla, andrà tutto bene”

La storia di Renée verrà raccontata come sempre tramite flashback e tramite i documenti che troveremo all’interno della struttura abbandonata. Anche se guarderemo tutto con i nostri occhi da 2016 (data nel gioco), il livello di coinvolgimento riuscirà a toccare picchi altissimi, soprattutto trovandoci faccia a faccia con alcune delle realtà che credevamo possibili solamente nei brutti sogni. Angosciante e struggente, lentamente il passato della povera ragazza verrà a galla, e saremo proprio noi ad accompagnarla quasi mano nella mano verso la verità… ma vogliamo davvero scoprirla?

The Town of Light

Le meccaniche di gioco sono rimaste più o meno invariate, ma con una selezione di comandi molto più intuitiva ed ordinata rispetto alla scorsa edizione. La trasposizione del gioco su console infatti è riuscita pienamente nel suo intento e con la possibilità di regolare a proprio piacimento la sensibilità della telecamera (che effettivamente se lasciata default rischia di danneggiare il realismo dell’esperienza, data la velocità). Anche se alcuni dei difettucci grafici presenti si sono inesorabilmente riproposti, come qualche lieve errore di compenetrazione, la resa del titolo rimane ottima. L’impatto visivo, specialmente all’esterno, conferisce esattamente l’atmosfera quieta descritta dalle parole di Renée, creando un mistico dualismo con tutto ciò che accadeva all’interno delle grige mura dell’ospedale psichiatrico. Altro piccolo difetto che il titolo si porta dietro, è l’incredibile lentezza della fanciulla nel camminare: ovviamente non pretendiamo che corra, date le circostanze ed il tema trattato, ma sarebbe stato molto utile ai fini del gameplay stesso una sorta di “camminata veloce”.

Una nuova pagina

La più grande novità di questa versione però, risiede nel Diario di Renée, assente un anno fa. All’interno della lugubre struttura infatti andremo a raccogliere diverse pagine di esso, contati come collezionabili. Queste pagine pian piano andranno a creare un albo completo che riuscirà a fare maggior chiarezza sulle vicende della povera fanciulla; non solo all’interno dell’ospedale, ma anche quando era a scuola o a casa con sua madre e la sua bambola Charlotte. Questa caratteristica è una delle principali che possono spingere chi ha già vissuto The Town of Light a prendere in mano il pad: molti sono i lati della storia che risultavano poco chiari, e molti quelli che necessitavano di una attenta interpretazione. Finalmente, col diario, sarà fatta luce su più di una vicenda. Se siete tra coloro che invece non hanno mai avuto il piacere (e il coraggio) per vivere questa esperienza, vi consiglio caldamente di intraprenderla, non solo per la grande carica emotiva che ne scaturirebbe o per il mero senso patriottico, ma per le diverse interpretazioni che sboccerebbero dalla mente di ogni singola persona… giocando, vivendo, credendo, piangendo.

Modus Operandi: questa recensione è stata redatta basandosi sulla version PlayStation 4 del gioco, dopo aver completato la storia per intero e dopo aver raccolto la totalità delle pagine del diario.

Gianluigi Crescenzi
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.

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