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The Uncertain: Light At The End – Recensione, a un passo dal disastro

Seguito diretto del gioco The Uncertain: Episode 1-The Last Quiet Day, il secondo capitolo dell’omonima serie The Uncertain: Light At The End, si colloca alla stregua del predecessore, nel genere degli interactive storytelling, vale a dire delle avventure cinematografiche interattive. Il titolo, sviluppato da New Game Order (ora assorbiti da ComonGames LLC), Vertex Studio e pubblicato da META Publishing, è stato rilasciato lo scorso 8 ottobre 2020 su Nintendo Switch, PlayStation 4, PC e Xbox One. La nostra versione di prova è stata quella per PC rivisitata per l’occasione, e dopo aver finito e approfondito, possiamo tirare le somme su un prodotto che fa storcere spesso il naso, non mantenendo gli standard di sufficienza del precedente capitolo a episodi.

Concentrato di stereotipi

La storia di The Uncertain: Light At The End si basa sui presupposti del precedente capitolo e ne espande le vicende narrative, ma da un punto di vista diverso. L’universo di The Uncertain è infatti quello di un mondo post-apocalittico dove gli esseri umani sono stati quasi tutti cacciati e annientati dai robot, nel tipico cliché visto dagli albori del genere letterario e cinematografico di tipo fantascientifico. In poche parole, il solito mondo dove le macchine prendono il controllo e si ribellano ai propri creatori. Come accennato, il nuovo capitolo offre un punto di vista diverso rispetto al precedente episodio, infatti in questa seconda iterazione prenderemo le veci di Emily e dello sparuto gruppo di sopravvissuti con cui condivide la dura sorte della fuggiasca; sempre perseguitata dalla polizia robotica che rastrella strada per strada alla ricerca di umani sopravvissuti per portarli in luoghi ignoti. Già nella scelta della protagonista umana, possiamo tracciare i primi quanto fondamentali parallelismi con il precedente capitolo che invece ci faceva impersonare RT, un robot umanoide difettoso, il quale si rende conto che l’umanità non si è completamente estinta e soprattutto non è totalmente malvagia. La crescita “piscologica” del personaggio del primo gioco è stata quindi perlomeno interessante, poiché riprese il genere fantascientifico con una prospettiva non canonica e quindi innovativa, cosa che come abbiamo già detto non avviene in questo secondo capitolo.

The Uncertain: Light At The End

Emily, protagonista a dirla tutta non scritta in modo terribile, ha una discreta caratterizzazione, affiancata però da un concentrato di stereotipi su due gambe che è il gruppo a cui appartiene. Personaggi così pessimi a tratti, da far rimpiangere i peggiori film di serie B. Ad esempio, il vecchio scorbutico Alex, l’anziano scienziato Brian, il ragazzo nerd Parker, lo spaccone Matthew e la ragazza madre con un forzatissimo accento slavo Olga, sembrano un ammasso informe di comportamenti e di personalità già viste e riviste miliardo di volte in innumerevoli film e videogiochi. Tutto ciò non fa di conseguenza altro che diminuire considerevolmente l’immedesimazione del giocatore con le vicende del gioco e dei suoi protagonisti, comportando una certa svalutazione di un titolo che dovrebbe fare della narrativa la principale ragion d’essere. Inoltre, se dovessimo tracciare dei parallelismi con altri videogiochi simili per ciò che riguarda il setting e il genere d’appartenenza, non faremo altro che evidenziare ulteriori mancanze nel prodotto. Per esempio, se confrontassimo il gioco con opere come il Detroit: Become Human di Quantic Dream, a eccezione della tematica sul transumanesimo, le differenze sarebbero abissali a livello qualitativo.

Ovviamente, dato il ristrettissimo budget economico per il gioco di ComonGames LLC in confronto con quello disponibile dal team di David Cage, non ci sentiamo di colpevolizzare in modo eccessivo la brevissima durata di Light At The End – che si attesta sulle 5 ore scarse. Il problema effettivo è piuttosto la bassissima rigiocabilità della campagna che, se combinata con i già citati stereotipi, con qualche buco di trama e dei deus ex machina insensati, affossa quasi totalmente il valore della produzione. Se poi volessimo raffrontarlo ad altri esponenti del genere degli interactive storytelling con un budget simile, come per esempio il primo Life Is Strange, potremmo trovare delle cruciali differenze da un punto di vista narrativo, come nel caso dell’importanza delle scelte compiute dal giocatore e delle relative conseguenze. Infatti, la trama di Light At The End segue una singola linea di eventi modificabile a malapena da alcune microscopiche scelte circostanziate, lasciando perennemente al giocatore l’impressione di star giocando più a un film statico che a un vero e proprio videogioco. A poco servono infatti i piccoli – anche se interessanti – diari sparsi nel mondo di gioco, sotto forma di audio-log o messaggi in tablet in disuso, che tratteggiano un universo narrativo di base non totalmente mediocre.

Il problema dell’ascesa dei robot nel mondo del lavoro è infatti una tematica sociale intrigante e animata da grandi dibattiti che anche nel nostro mondo creano grandi contrapposizioni fra chi vede l’argomento in chiave estremamente progressista e chi invece ci si interpone come ad esempio i luddisti. Sono inoltre presenti problematiche degne di nota come i cyber attacchi e la sostituzione uomo macchina nella società. Tuttavia, il tutto è associato esclusivamente a materiale di contorno senza concretizzarsi effettivamente nei dialoghi fra i personaggi principali, tra l’altro in alcun modo saltabili.

The Uncertain: Light At The End

Qualche rompicapo in The Uncertain: Light At The End

Light At The End è come già detto un’avventura interattiva che lascia relativamente poco spazio al giocatore dal punto di vista del gameplay, come effettivamente buona parte degli esponenti del media. L’utente è quindi abbastanza libero di muoversi solo in spazi molto ristretti e poco interattivi, nei quali cercare e trovare gli oggetti necessari per proseguire la storia. Una volta trovati tutti i pezzi necessari, ecco che si paleserà una delle poche componenti appena salvabili del titolo, vale a dire quella dei piccoli puzzle matematici e logici a tema informatico. Se in effetti, buona parte degli enigmi sono anche piuttosto stimolanti e difficili al punto giusto, è anche vero che altri sono veramente tediosi e frustranti. Nulla di insormontabile sia chiaro, ma i comandi non sono sempre intuitivi e per i primi minuti non sarà sempre facilissimo capire cosa fare. Questo anche perché, saltuariamente, i suggerimenti in italiano presenti a schermo si andranno a frapporre con quelli in inglese, che non sono stati cancellati correttamente e rendono i testi incomprensibili. È tuttavia possibile saltare agilmente gli enigmi con un semplice tasto, cosa che vi sconsigliamo di fare data la durata già estremamente esigua dell’avventura. Per concludere l’approfondimento sul gameplay del gioco, dobbiamo anche citare un abbozzatissimo sistema di meccaniche stealth su binari, così banali da non aggiungere nulla in più al prodotto.  

Nel genere delle avventure interattive il lato tecnico e la qualità della grafica è sicuramente una delle caratteristiche più importanti e The Uncertain non riesce neanche in questo campo a brillare di luce propria. La prova su PC che abbiamo avuto non è stata pienamente soddisfacente, anche se non totalmente disastrosa per un gioco indipendente dal piccolo budget. Anche il lato tecnico, per ciò che riguarda la qualità delle texture e il framerate, non è totalmente da bocciare. Lo sono invece le animazioni e i modelli 3D dei personaggi che sono datati e poco precisi. Inoltre, sul fronte delle animazioni è presente anche un costante spostamento brusco della telecamera, presente per saltare visivamente una determinata animazione o una scena che gli sviluppatori non hanno voluto inserire. Abbiamo poi riscontrato anche un grave bug grafico che causa il totale schermo nero se si percorre all’indietro un percorso secondario nella fasi finali del gioco. Siamo comunque riusciti a portare a temine la campagna, ma il problema resta tuttora irrisolvibile nemmeno riavviando il gioco, portando quindi ancora più nel baratro il seguito di un progetto che sulla carta poteva ancora risultare relativamente vicino alla sufficienza, che andrà quantomeno corretto con le dovute patch necessarie.

The Uncertain: Light At The End

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The Uncertain: Light At The End è un gioco mediocre, incapace di portare a compimento le interessanti premesse del primo capitolo e non in grado di rispettare le nostre aspettative. Gli enigmi logici e matematici e la lore ereditata dal primo episodio sono gli unici elementi che salvano il prodotto dal totale disastro e dall’insufficienza grave, ma che al contempo non riescono da soli a conferire al pacchetto uno stentatissimo 6. Light At The End è quindi un’opera che se confrontata con gli altri esponenti del genere come per esempio Life is Strange perde su tutta la linea. Dura molto meno, ha una storia infintamente più banale, non garantisce un reale impatto per le scelte del player ed è affetto da bug consistenti, con un costo finale del biglietto basso ma comunque inappropriato. Sconsigliato.

Samuel Raciti
Videogiocatore incallito, lavora anche come Amministratore condominiale in real life. Questa professione gli ha insegnato, fra le altre cose, l’arte della pazienza e della mediazione, così scarsamente presenti nel mondo di Internet come in quello delle riunioni condominiali. Mal sopporta gli hater seriali, ma apprezza chi in buona fede si impegna per far valere il proprio pensiero e la propria visione del mondo dei videogiochi.

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