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The Wanderer: Frankestein’s Creature – Recensione dell’onirico narrative game per Nintendo Switch

La cultura pop è piena di riferimenti al Dottor Frankestein e alla sua mostruosa Creatura, nati dalla penna della scrittrice britannica Mary Shelley: film, cartoni animati, videogiochi e chi più ne ha, più ne metta. Così, la storia dello scienziato pazzo che ha voluto sfidare le leggi della vita e la morte, assemblando e animando un mostro, è entrato di diritto nell’immaginario horror e gotico collettivo. Ma cosa succederebbe se fosse non il Dottor Frankestein, bensì la Creatura a narrare la propria storia? Chi si cela all’interno di quel corpo composto da residui di cadaveri? E quali sono le sue intenzioni? The Wanderer: Frankestein’s Creature tenta proprio di rispondere a questi interrogativi, esplorando l’interiorità della Creatura di Frankestein in un gioco indie per Nintendo Switch che abbiamo provato per voi.

Un classico reinventato in The Wanderer: Frankestein’s Creature

 

Il videogioco, sviluppato dal team indipendente francese La Belle Games e prodotto dall’emittente televisivo ARTE, si configura come un narrative game vagamente reminescente delle avventure grafiche dell’epoca post-LucasArts, in cui le scelte operate dal giocatore hanno il potere di cambiare il corso degli eventi, portandolo verso dei finali alternativi in base a quanto deciso nei diversi capitoli che scandiscono il gioco.

he wanderer frankestein's creature laboThe Wanderer: Frankestein’s Creature si apre con il risveglio della Creatura, da noi controllata, che non ha alcun ricordo di sé e di ciò che l’ha portata alla vita. Il mostro di Frankestein, così, inizierà un viaggio alla scoperta della sua identità, del mondo degli umani e del suo inventore, confrontandosi con il suo terribile aspetto che terrorizza chiunque lo incontri lungo il suo cammino. La storia è narrata dalla Creatura in prima persona attraverso dialoghi interiori o con i personaggi coi quali è possibile interagire, scegliendo le risposte da dare loro.

Lo storytelling del gioco, interamente localizzato in italiano, è uno dei cardini di The Wanderer: Frankestein’s Creature: la narrazione è una ventata di aria fresca per il romanzo ottocentesco, mostrandoci una Creatura sempre al limite tra la sua indole benevola e la sua natura mostruosa. La possibilità di riscrivere la storia del romanzo da un punto di vista alternativo ci pone davanti a degli interrogativi esistenziali: qual è il senso della vita? Meglio scegliere una vita pacifica o cedere a pulsioni violente e animalesche? I sorprendenti finali alternativi, evidentemente volti a spiazzare il giocatore, sono la degna conclusione di un classico reinventato.

the wanderer frankestein's creature paradisL’avventura narrativa, tuttavia, non è esente da sbavature nella storia: le osservazioni della Creatura contenute nei sottotitoli o nei dialoghi tendono ad anticipare quanto accadrà poco dopo. Più che delle indicazioni che fungano da guida per il giocatore, questi pensieri finiscono per togliere al giocatore il piacere della scoperta tanto delle azioni da compiere quanto dei paesaggi che si ritroverà ad ammirare poco dopo.

In più, la difficoltà del gioco è estremamente bassa: nonostante il titolo, che richiama il viaggio e l’esplorazione, in The Wanderer: Frankestein’s Creature la componente esplorativa è pressoché nulla e con pochissimi hotspot con cui interagire, nonostante la cura delle ambientazioni. Oltre agli spostamenti da una location all’altra, spesso limitati a un semplice corridoio in cui basta dirigersi verso nord, e alle interazioni tramite dialogo con scelte multiple con altri personaggi, il gioco è inframezzato da semplici rhythm game oppure puzzle da avventura grafica di diversa natura (enigmi di memoria, oggetti da ricostruire o indovinelli testuali), ma dalla limitata difficoltà.

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Un dipinto interattivo

La direzione artistica è la vera, grande chicca di The Wanderer: Frankestein’s Creature. Le ambientazioni sono davvero mozzafiato e ricche di dettagli e colori, nonché parte integrante dello storytelling del gioco. Infatti, i background reagiscono alle scelte della Creatura, diventando più luminosi e pastellati quando questa compie delle scelte altruistiche e, al contrario, più tetri e inospitali ogni volta che la Creatura si comporta in modo violento o quando è triste.

Anche il comparto sonoro merita un encomio: la colonna sonora vede predominare gli archi (il violino tra tutti) e le loro sfumature nei momenti di gioia o di sgomento della Creatura, contribuendo a creare un’atmosfera onirica e fiabesca che rifletta l’interiorità del protagonista.  Spettacolari sono gli effetti sonori che ci accompagnano tra le lande innevate e desolate, nelle affollate città in festa, ma anche negli intimi momenti di tristezza in cui la Creatura riflette sul suo triste destino. In quest’ultimo caso, la musica interagisce con le emozioni del protagonista, risultando tanto più distorta e dissonante quanto più acuto è il dispiacere del mostro.

Un porting affrettato

Il vero tasto dolente di The Wanderer: Frankestein’s Creature sono i comandi, che influiscono gravemente sull’esperienza di gioco. Uscito originariamente il 31 ottobre 2019 per PC su Steam, questo gioco per Nintendo Switch è ciò che sembra un porting frettoloso e pieno di bug (specialmente nel laboratorio di Frankestein) che distruggono il climax e le emozioni scaturite dalla storia per dare spazio alla frustrazione del non poter proseguire agevolmente.

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In diversi punti del gioco, la mappa si allarga svelando l’intero background del livello, ma per fare ciò è necessario posizionarsi su un trigger point che non è indicato né intuitivo, il tutto peggiorato dai movimenti legnosi e disomogenei della Creatura. Nelle poche fasi di esplorazione non sempre si ha ben chiaro cosa fare, obbligando il giocatore al trial and error o a ripercorrere, talvolta faticosamente a causa dei comandi, porzioni di mappa già esplorate prima.

Considerato che la versione desktop ha un’interfaccia punta e clicca, sarebbe stato opportuno chiedersi come adattare al meglio l’hardware al software, magari sulla falsariga del porting su Nintendo Switch dell’avventura grafica di Ron Gilbert e Gary Winnick Thimbleweed Park, che consente al giocatore di spostare il cursore sull’ambiente grazie a uno dei due stick analogici della console ibrida.

Tirando le somme, The Wanderer: Frankestein’s Creature è un originale tentativo di rielaborare e rinnovare una fiaba noir iconica della tradizione letteraria ottocentesca con suoni, atmosfere ed emozioni spesso in contrappunto con l’origine mostruosa della Creatura. Ciononostante, il risultato finale è un gioco molto breve (al massimo 3 ore di gameplay stimato) e afflitto da numerosi bug e imperfezioni che trasformano un’esperienza videoludica potenzialmente piacevole in frustrazione per i comandi che non rispondono.

The Wanderer: Frankestein's Creature

5

Ci dispiace bocciare un titolo, altrimenti più che sufficiente, per i suoi difetti tecnici. Nonostante una direzione artistica eccellente, The Wanderer: Frankestein's Creature è un titolo indie breve e pieno di bug che compromettono gravemente l'esperienza di gioco. Peccato.

Ivana Murianni
Classe '95, laureata in Mass Media e Politica e studentessa del master in International Screenwriting and Production. Retrogamer nostalgica, amante dei giochi indie (specie se in pixel art!), sceneggiatrice esordiente (Fr33d0m - Upper Comics, Shingan - Shockdom, BLossom - Kyoudai Manga) e bassista dall'animo rock, potrebbe essere avvistata mentre corre in giro per il mondo, persa nei suoi pensieri.

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