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Trials of Mana – Recensione di un JRPG vecchio dentro

Quest’ultima generazione videoludica ha visto il sopraggiungere di un nuovo modus operandi che ha saputo fare la gioia di moltissimi videogiocatori, ovvero il riportare alla luce perle del passato tramite remake di grandissima qualità, quali Resident Evil 2 o Shadow of the Colossus. Trials of Mana rientra proprio in questa categoria, presentandosi come il remake di Seiken Densetsu 3, titolo che nell’ormai lontanissimo 1995 riuscì a convincere i giocatori giapponesi sull’allora celebre Super Nintendo Entertainment System (o SNES). Ora, in occasione del 25° anniversario della saga, Square Enix ha deciso di dare modo ai giocatori di mettere mano a un vero e proprio rifacimento di questo piccolo classico, provando a dare nuova luce a un titolo sicuramente non troppo noto alle nuove generazioni, anche e soprattutto per via di altrettanti JRPG molto più blasonati, alcuni dei quali usciti anche nelle ultime settimane (qualcuno ha forse detto Final Fantasy VII Remake?).

Il tempo passa per tutti

Con Trials of Mana Square ha cercato quindi di portare alle nuove generazioni di giocatori una ventata di classicismo, un gioco che abbraccia un gameplay ancorato saldamente alla tradizione ma con un comparto grafico (quasi) all’altezza delle console attuali. Il “salto” è infatti prima di ogni altra cosa squisitamente tecnico: dite pure addio alla vecchia inquadratura a volo d’uccello e agli sprite rigorosamente in 2D visti sulla piattaforma a 16-bit della Casa di Mario. In questo remake personaggi e ambientazioni sono rigorosamente in tre dimensioni, cosa questa che conferma la volontà di Square Enix di svecchiare un gioco appartenente all’era mesozoica dei videogiochi. Peccato solo che, al netto della bontà di fondo, lo sforzo di ammodernamento è in realtà al minimo sindacale, specie per quanto riguarda il colpo d’occhio generale. Non c’è nulla che faccia spalancare la bocca per lo stupore durante tutta l’avventura, tanto che un’operazione di restyling del genere sembra uscita dalla passata generazione di console piuttosto che su piattaforme decisamente performanti come PS4 e Switch (e PC).

Trials of Mana

Siamo quindi ampiamente sotto il livello di qualità media offerto da Square Enix, tanto che si ha la costante sensazione di un riciclo costante di assets (sia per quanto riguarda gli NPC, sia per quel che concerne le ambientazioni che andremo a visitare). Certo, da un titolo di serie B come Trials of Mana non avremmo di certo preteso lo stesso impiego di risorse di un Kingdom Hearts 3 o un Final Fantasy VII Remake, ma è anche vero che allo stato attuale il risultato finale è ben sotto le aspettative. Anche dal punto di vista dell’esperienza ludica in sé, inoltre, l’ultimo capitolo della serie Mana non sembra voler stravolgere in alcun modo la formula originale.

All’inizio dell’avventura ci verrà offerta la possibilità di scegliere un gruppo di tre eroi tra i sei a disposizione. La trama seguirà infatti sentieri leggermente differenti in base a chi decideremo di portare in battaglia, cosa questa che si ripercuoterà inevitabilmente sulla storia e il background dei personaggi. Ogni coppia di personaggi condivide obiettivi differenti, con lo scopo comune di liberare il regno dalle forze oscure che desiderano sfruttare la Mana Stone per dominare il mondo. Per farlo avremo bisogno della leggendaria spada in grado di salvare l’Antico Albero del Mana e riportare così pace e prosperità. Insomma, anche dal punto di vista puramente narrativo Trials of Mana non fa alcun passo avanti rispetto al titolo del ’95, di fatto portando così alla luce un coacervo di cliché e luoghi comuni. Anche lo scorrimento dell’avventura principale risulterà essere lineare e senza alcuna deviazione (se non minima), con un bel po’ di backtracking a rendere il tutto ancora più stomachevole (e a poco servono i viaggi istantanei).

Mana o non Mana?

Gli scontri coi vari nemici (rigorosamente in tempo reale) si basano su un combat system assolutamente canonico, che ci permette di effettuare attacchi fisici, speciali ed elementali. Il continuo respawn dei nemici sarà la scusante per aumentare di livello a più non posso, in attesa del consueto scontro con il boss di fine dungeon. Un sistema di progressione altrettanto tradizionale ci darà modo di far crescere i nostri personaggi seguendo vari rami specifici legati al cammino della Luce e dell’Oscurità, differenti per quanto concerne le abilità e i poteri magici che saremo chiamati a utilizzare. C’è dell’altro? Decisamente no. Il titolo Square Enix è una vera e propria secchiata di classicismo, in grado di appagare solo ed esclusivamente coloro che hanno una forte nostalgia dei vecchi giochi di ruolo d’azione nipponici del secolo scorso.

Trials of Mana

5.5

Spiace costatare come, per Trials of Mana, Square Enix si sia limitata al “compitino”, proponendo un gioco piacevole da giocare ma con un design che tradisce la sua veneranda età. Dimenticate pure grandiose trovate sceniche, incredibili colpi di scena o missioni secondarie in grado di catturarvi per ore. Il gioco scorrerà infatti in maniera fin troppo lineare per tutta la durata dell'avventura, condita da una trama e dei personaggi così classici che più classici non si può. Insomma, a patto di non essere cresciuti a pane e RPG giapponesi, potete tranquillamente saltare a piè pari l'ultimo remake della serie Mana.

Marcello Paolillo
Da anni critico del settore, ha scritto e scrive attualmente su diverse testate online dedicate ai videogames e al cinema, passando anche per i fumetti. La carriera di Marcello inizia nel 2003 e da allora non si è più fermato: dopo essersi fatto notare sui primi siti di settore, è arrivato a firmare articoli per le più importanti testate web italiane, oltre che per la carta stampata. Pavo non è il suo nome anagrafico: è il suo nome vero.

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