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Tunic – Recensione del gioco con l’anima di Zelda

Abbiamo visto moltissimi giochi nel corso degli ultimi anni prendere ispirazione per alcuni dettagli da saghe storiche, e questo non è di certo un male. Prendere in considerazione alcune soluzioni già scelte da altre sviluppatori, che si parli di grafica, gameplay, o semplicemente di alcune idee, non è un reato, e anzi può funzionare come ottima base per la realizzazione di un prodotto al passo con i tempi, che fa sorridere gli amanti di una determinata saga a cui strizza l’occhio, ma che si presenta con delle proprie idee e una vera e propria identità. Per fortuna, è stato questo il caso di Tunic, un gioco sviluppato solamente da Andrew Shouldice, un autore che è stato in grado di mostrare nel titolo di cui state leggendo la recensione un amore per la saga di The Legend of Zelda non indifferente, seppur questo abbia comunque modo di brillare di luce propria. Dopo aver proseguito nell’avventura su PC, vogliamo quindi darvi le nostre considerazioni in merito all’esperienza.

Prendere spunto con originalità

Tunic si presenta sin da subito come un “clone” solamente dal punto di vista di qualche dettaglio. Dalla visuale dall’alto, a qualche animazione, alla grafica, ci sono moltissimi rimandi alla saga della principessa Nintendo più famosa di sempre, ma in realtà abbiamo a che fare solamente con piccoli accenni che non intaccano in alcun modo l’originalità dell’esperienza, pronta a dire la propria sotto ogni punto di vista, con somiglianze ai capitoli della storica saga che potrebbero essere colti solo da un occhio attento. Il gioco non offre troppe premesse, visto che abbiamo a che fare con un protagonista dal design carismatico che si sveglia nel bel mezzo di un’isola, ovvero l’enorme mappa di gioco con cui gli utenti condivideranno gioie e dolori nel corso dell’intera esperienza, piuttosto longeva.

Tunic

È il momento di armarsi quanto prima e di combattere gli esserini che si fanno strada nel posto! In realtà tutti all’apparenza presentano un look abbastanza tenero, grazie anche alla magnifica palette cromatica scelta, ma saranno sempre pronti a far fuori il protagonista alla prima indecisione, con la situazione che “peggiora” via via progredendo nell’esperienza. Il gameplay risulta molto semplice, e uno dei fattori più interessanti è il tutorial a pezzi che lo sviluppatore ha scelto per Tunic, di cui vogliamo fare un accenno in questa recensione. Nel corso dell’avventura infatti, i giocatori – al fine di comprendere moltissimi dettagli e obiettivi, oltre che le tecniche di sopravvivenza – trovano dei pezzi di un quaderno che via via formano un libro sempre più completo, il quale va anche associato a delle traduzioni della lingua antica usata che trasformano alcune parole chiave in italiano, lasciando quindi che il tutto risulti sempre più fruibile e chiaro.

Una parte fondamentale dell’esperienza è proprio l’esplorazione dei misteriosi luoghi e la risoluzione di piccoli enigmi ambientali, che lasciano al giocatore la necessità di spremersi il cervello. Punto di forza, e anche punto di debolezza che vogliamo far notare in questa recensione di Tunic è la difficoltà del gioco, che al contrario di quel che si potrebbe immaginare guardandolo a prima vista, è davvero feroce. Perdere un’arma fondamentale, o la strada successiva per proseguire semplicemente perché non si nota un oggetto o una viuzzola, è semplicemente lo standard nel corso delle ore di gioco, e anche per quel che riguarda i combattimenti è davvero difficile scamparla sempre illesi, con la situazione contraria che è la più comune.

Problemi di bilanciamento

Seppur ciò allunghi il brodo piacevolmente (a volte), ci si trova in alcuni casi davanti a sfide ingiuste, anche per il fatto che in determinati punti per tornare al luogo di morte serve camminare anche per minuti interi, un pessimo modo di aumentare il contatore delle ore di gioco che alla lunga risulta frustrante. Per quanto quindi pronta a spronare gli utenti, la difficoltà è tutt’altro che bilanciata e nel corso delle ore di gioco il personaggio si potenzia molto meno di quanto non facciano i nemici, il che costringe quindi a restare sempre concentrati per riuscire a proseguire ed evitare un ragequit.

Per fortuna, con l’aumentare delle abilità del giocatore (seppur il personaggio non abbia molte alternative in combattimento) e la mole di nemici, nonostante le molte ore di gioco l’esperienza non risulta ingiusta, né noiosa o ripetitiva, ulteriore dettaglio che spinge quindi a proseguire per molto tempo al fine di raggiungere il misterioso finale. Una storia narrata solamente a piccole dosi, che lascia più che altro degli indizi in merito al mondo di gioco e poco altro, è poi la chiave per spronare gli utenti a scoprire di più. Il titolo riesce a trascinare i giocatori verso i titoli di coda con successo, rivelando pian piano sempre di maggiori dettagli in merito ai vari misteri che ci si trova ad affrontare, con una varietà di ambientazioni e situazioni sempre pronta a sorprendere.

A parte qualche bug che abbiamo incontrato nel corso delle ore di gioco, l’esperienza risulta molto fluida su PC, e di sicuro delle patch avranno modo di migliorare gli ultimi problemi rimasti anche in seguito al rinvio del gioco. Per quel che riguarda la grafica, lo sviluppatore è riuscito a creare degli scenari e dei personaggi davvero fuori di testa, e non abbiamo paura di dirlo, le vie che intersecano la mappa alla perfezione hanno modo di far gridare “wow” in maniera simile a quanto visto con i giochi FromSoftware per quel che riguarda la qualità, un pregio davvero da dover sottolineare in questa recensione di Tunic, per via della cura riposta nella realizzazione.

Tunic

7.8

Tunic è un titolo di sicuro riuscito a metà, visto che laddove nel comparto grafico e nella tecnica di realizzazione di scenari e ambientazioni lo sviluppatore si avvicina alla lode, un protagonista abbastanza limitato e una difficoltà ingiusta rendono il tutto spesso inutilmente frustrante. Ciò avviene specialmente per via di checkpoint non posizionati correttamente che costringono a camminare per minuti interi dopo che si passa per una morte, evento a dir poco frequente.;s

Andrea Pellicane
Nasce nel 2000 già possessore di una Playstation 1 e già appassionato di videogiochi. In tenera età scopre il mondo dell’informatica ed inizia la sua inutile corsa verso la bramatissima Master Race. Nonostante la potenza di calcolo sia la sua linfa vitale è alla perenne ricerca della varietà e di titoli indie che piacciono solo a lui, incurante del fatto che potrebbero funzionare agevolmente anche su un tostapane. Viene spesso avvistato mentre effettua incomprensibili ragionamenti (soprattutto per lui) legati all'economia. Eccelle particolarmente nel trovare i momenti meno opportuni per iniziare e divorare intere serie TV.

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