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Wonder Woman Recensione

Parlare di un personaggio complesso come Wonder Woman non è affatto facile: renderlo carne ed ossa in una pellicola ancora più complesso. Warner Bros cerca di fare del suo meglio per accontentare i gusti dei fan e dei neofiti che si approcciano ora al personaggio: ci saranno riusciti? Scopriamolo insieme!

Un’Amazzone Nel Mondo

La storia di Diana è legata a doppio filo alla mitologia greca ovviamente: figlia di Ippolita e di Zeus, la giovane amazzone non sa molto del suo passato o di quello che le aspetta in futuro. Cresce al sicuro sull’Isola Paradiso, chiamata Themyscira, finché un aereo tedesco “naufraga” vicino la costa dell’isola. Non vi svelo altro sulla trama eccetto queste due righe, sappiate però che tutto sommato la storia che viene analizzata e proposta è abbastanza attinente al fumetto che trovate nei negozi specializzati o in edicola. Forse l’unica pecca che possiamo ritrovare nel racconto della trama sta nella sua linearità: si capisce palesemente che, dopo i rischi corsi con Man of Steel e Batman V Superman, Warner abbia deciso di non strafare e di lasciare che il film segua il suo corso lineare dall’inizio alla fine, senza voli pindarici o plot-twist estrosi. Nel complesso essa è godibile e strappa anche più di un sorriso, grazie a degli ottimi dialoghi che strizzano l’occhio allo spettatore con battute che spezzano la tensione e conferiscono il giusto ritmo al film.

Amazzoni e Militari

Gal Gadot  è riuscita a dare un volto in maniera coerente alla nostra Wonder Woman, che risulta a schermo non banale e tutt’uno con il personaggio. L’armatura e le armi sono davvero ben realizzate e vengono calzate alla perfezione dall’attrice israeliana. Nonostante fisicamente la giovane interprete non rispecchi perfettamente i canoni del fumetto, riesce a dare vita ad un personaggio forte e ben delineato. Gal Gadot è riuscita ad essere donna, guerriera e dea sicuramente meglio di come fece in Batman V Superman. Chris Pine nei panni del militare Steve Trevor riesce ad essere sufficientemente credibile, tanto da essere un co-protagonista perfetto: mai banale, divertente al punto giusto e serio nei momenti in cui richiesto, l’attore statunitense ci permette di stare al fianco di una dea senza essere da meno o sentirsi sminuito. Chris Pine è riuscito in un ruolo che può sembrare facile, ma vi assicuro che accompagnare con quella scioltezza un personaggio con quel nome, non è da tutti. Robin Wright abbandona i panni della first lady di House of Cards per vestire quelli di Antiope, la zia di Wonder Woman e sua maestra d’armi. L’attrice statunitense non perde un colpo ed è bravissima nelle scene d’azione quanto in quelle ricche di emozioni. Gli altri attori che si intervallano a schermo non sono certo da meno di quelli citati sopra: il film rimane coerente anche grazie a loro, dando il giusto spessore a tutti i personaggi secondari. Ewen Bremner, molla i panni di Spud del film Trainspotting per vestire quelli di un cecchino tormentato dai problemi della guerra: è probabilmente il personaggio più umano del film, interpretato divinamente dall’attore scozzese, riesce a dare quel pizzico in più che senza sarebbe certamente mancato.

Wonder WomanIl Lazo Della Verità

Wonder Woman è un buon film: non il migliore cinecomic mai creato, ma nemmeno il peggiore. Diciamo che se siete dei fan sfegatati del fumetto troverete più di un’incoerenza con il personaggio che amate. Chi vi scrive è un avido lettore da oltre vent’anni di materiale DC comics, e posso assicurarvi che i dettagli stravolti per l’adattamento cinematografico non sono così gravi o tanto rilevanti ai fini della trama; diciamo che se siete dei puristi nel vero senso del termine potreste storcere la bocca più di una volta. Se invece vi approcciate per la prima volta al personaggio, non rimarrete affatto delusi: il film è coerente e scorre in modo lineare dall’inizio alla fine, dando modo allo spettatore di ambientarsi, senza riempirlo di informazioni, nomi altisonanti e nozioni che non possiede ma che “deve sapere”; invece accoglie lo spettatore con poche informazioni ben spiegate e disposte come fossero delle boe nel mare: con una certa distanza l’una dall’altra, in modo da permettere alla mente di dare spazio ad ogni manufatto, personaggio o evento “storico”. Purtroppo la pellicola non viene promossa a pieni voti, in quanto la scelta di rendere il film lineare penalizza la trama, dando poco spazio agli attori per improvvisare o metterci quel “qualcosa in più”. Al pari di tanti altri cinecomic, possiamo considerarlo un buon punto di partenza per il personaggio.

Tiziano Sbrozzi
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.

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