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Yooka-Laylee and the Impossible Lair – Provato dalla Gamescom 2019

Il primo Yooka-Laylee è stato un titolo dalla doppia anima: da una parte, era impossibile non riconoscergli la volontà di riprendere in toto il look e più in generale quel feeling tipico dei vecchi platform 3D dell’epoca del Nintendo 64 (in primis, Banjo-Kazooie); dall’altra, il titolo Playtonic Ganes ha faticato un po’ a ritagliarsi il giusto spazio tra gli appassionati, vuoi per un level design fin troppo derivativo, vuoi per una coppia di personaggi simpatici, ma non certo memorabili (dopotutto, i tempi delle mascotte sono finiti da un pezzo). Ora, al netto delle critiche ricevute con il primo episodio, il team di sviluppo non si è certo dato per vinto, visto e considerato che per il sequel ha deciso di fare un piccolo passo indietro, per farne due avanti. Sacrificando una dimensione, prima di tutto.

Un platform déjà vu

Yooka-Laylee and the Impossible Lair, gioco che abbiamo avuto modo di provare nel corso della Gamescom di Colonia, prende le distanze dall’episodio originale, innanzitutto per via del fatto che parliamo sì di un platform, ma non più in vero 3D. Il duo composto da un camaleonte e un pipistrello torna alle origini del genere, un platform bidimensionale che riserva un’interazione 3D solamente nella mappa di selezione dei vari stage che compongono l’avventura principale. Il primo gioco che vi verrà in mente provando The Impossibile Lair sarà ovviamente Donkey Kong Country e relativi sequel, tanto che è possibile respirare aria di 16-bit a ogni salto. Persino i nemici, il loro comportamento e molti degli elementi che compongono i vari livelli di gioco sembrano essere presi di peso dalla saga dedicata al gorillone Nintendo e sviluppata in origine da Rareware.

Al netto delle somiglianze ai limiti del plagio, Yooka-Laylee and the Impossible Lair propone un sistema di controllo piuttosto tradizionale per il genere di appartenenza e quindi tutto sommato piacevole, sebbene ancora aperto a un gran numero di miglioramenti e ritocchi. Le animazioni ci sono infatti apparse piuttosto legnose e spesso non sincronizzate tra di loro, tanto che per via di questo difetto è venuto spesso a mancare il tempismo tra un salto e l’altro (elemento che nei platform fa la differenza tra una piacevole vittoria e un frustrante Game Over).

Fortuna vuole che lo stile grafico è invece risultato essere ben più godibile di quello del (comunque dignitosissimo) predecessore. Coloratissimo, ricco di personaggi fuori di testa e più in generale dotato di un look cartonesco che manderà in brodo di giuggiole i fan del genere, specie quelli della vecchia guardia nati e cresciuti con Donkey, Diddy e Dixie. Inoltre, il passaggio alle due dimensioni ha sicuramente giovato al colpo d’occhio generale, specie per quanto riguarda il livello di dettaglio delle varie ambientazioni (nel nostro caso abbiamo avuto modo di ammirare una location immersa nel verde, con alcune rovine a fare da contorno). Musiche e audio generale ci sono invece parsi senza infamia e senza lode.

Insomma, dopo questo primo test di prova dalla Gamescom di Colonia, Yooka-Laylee and the Impossible Lair non ci è parso un seguito deprecabile, seppur non di certo un gioco in grado di riscrivere le sorti del genere platform. Il suo maggior difetto è infatti quello di sembrare tremendamente derivativo (cosa questa che rischia di etichettarlo come il gemello scemo di Donkey Kong Country), a conti fatti uno dei problemi più gravi anche del capitolo precedente uscito nel 2017 su PC e console. La speranza, quindi, è che Playtonic Games decida di infondere al gioco un po’ di autorialità, che non guasta mai.

Marcello Paolillo
Da anni critico del settore, ha scritto e scrive attualmente su diverse testate online dedicate ai videogames e al cinema, passando anche per i fumetti. La carriera di Marcello inizia nel 2003 e da allora non si è più fermato: dopo essersi fatto notare sui primi siti di settore, è arrivato a firmare articoli per le più importanti testate web italiane, oltre che per la carta stampata. Pavo non è il suo nome anagrafico: è il suo nome vero.

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