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Zero Time Dilemma – Recensione

La trilogia capolavoro di Kotaro Uchikoshi, Zero Escape, è finalmente conclusa. Fino a qualche anno fa, a causa dell’inaspettato insuccesso in Giappone dei precedenti due capitoli (“Nine Hours, Nine Persons, Nine Doors” e “Virtue’s Last Reward”), ci eravamo quasi arresi all’idea di dover annoverare anche questa trilogia tra le incompiute. Il colpo di scena è fortunatamente arrivato l’anno scorso con l’annuncio da parte di Spike Chunsoft e Aksys Games relativo alla produzione dell’ultimo capitolo. E’ grazie al grande successo avuto invece in occidente che ora possiamo goderci la conclusione della trilogia, arrivata in Europa con due giorni di anticipo rispetto al paese di origine. Con Zero Time Dilemma si chiudono i buchi narrativi del precedente capitolo Virtue’s Last Reward del 2012, e non mancheranno inoltre dei retroscena sulla vita di Akane e Junpei, protagonisti del primo capitolo del 2009. Mettetevi comodi, e iniziamo ad analizzare il gioco più da vicino! “Applaudite, la commedia è terminata”.

zero time dilemma

Quante scelte ci attendono?

Nel momento in cui mi accingevo a scrivere la recensione, avevo in mente moltissime cose da dirvi, magari citando alcune delle tantissime parti del titolo che mi hanno lasciato piacevolmente colpito. Purtroppo però entrare troppo nel dettaglio riguardo le vicende di Zero Time Dilemma sarebbe risultato uno scomodo spoiler, ed ho dunque fatto un passo indietro. La storia di questo nuovo titolo è ambientata in un futuro non lontanissimo: inizia precisamente il 31 dicembre 2028, nell’ostico deserto del Nevada, dove nove volontari accetteranno da soli di sottoporsi ad una serie di esperimenti (sia fisici sia mentali) finalizzati a trovare meritevoli persone, per partecipare alla colonizzazione di Marte. Una richiesta molto insolita (che nel futuro potrebbe essere considerata plausibile), che come potete immaginare è servita a far cadere in trappola i protagonisti. Questi si ritrovano dunque rinchiusi in bunker sotterraneo, nel quale apparirà loro il nuovo interessante antagonista chiamato “Zero”, un’inquietante figura vestita da medico della peste che costringerà i suoi ospiti a prendere terribili decisioni per salvarsi la pelle. Il bunker in questione è diviso in tre parti, dentro le quali verranno trasferiti tre personaggi: loro formeranno un team che avrà anche un capo squadra non eletto democraticamente ma dalla fantasia perversa di Zero.

Zero Time Dilemma

Ogni sezione del bunker ha un’enorme porta (ovviamente sigillata) che conduce alla salvezza. Per aprirle, sarà necessario che almeno 6 dei nove personaggi perdano la vita, per consentire agli altri di tornare in superficie e salvarsi. L’antagonista come da copione, torturerà i le “cavie” con giochi e condizioni da vero psicopatico, cercando di schierare i tre gruppi l’uno contro l’altro. E’ in questo momento che il gioco entra nel vivo dimostrando tutto il suo valore, perché seppur cronologicamente ambientato in mezzo ai due capitoli precedenti, questo nuovo titolo riesce a permeare la mente del giocatore. Ci riesce proponendo al giocatore scelte morali non semplici, portandolo spesso a ragionare come l’alter ego virtuale comandato in quel momento. Sarà sempre vantaggioso? Una volta superata la prima parte del gioco (e dopo aver fatto pace con la nostra coscienza videoludica) ci renderemo conto che le nostre scelte non andranno a determinare solamente la sorte dei compagni di sventura, bensì dell’intera popolazione della terra. Il nuovo titolo colma in maniera perfetta i buchi di trama lasciati aperti, aggiungendo novità, che non riguardano solo i nuovi personaggi, ma anche il gameplay. La trama curata, viene gestita dal regista in diverse maniere, cercando di spingere a più non posso in alcuni momenti del gioco, e rallentando drasticamente in altri. Inoltre ci mette di fronte a noi stessi con le decisioni, che verranno analizzate sotto un profilo umano e psicologico intaccando alcune sfere che talvolta tendiamo a nascondere come dubbi, paure, compassione e così via.

Un pezzo alla volta

Il gameplay del terzo capitolo, senza peccare di ripetitività e scarsa inventiva, cerca fortemente di non discostarsi da quelli precedenti. Apparentemente la struttura iniziale del titolo sembra complessa o addirittura confusa, ma prendendo confidenza vi renderete conto che non è così: serviranno solamente un minimo di pazienza e di attenzione. Nelle prime battute, il titolo ci chiederà con quale dei tre team vogliamo iniziare: questa scelta non precluderà il resto della storia, perché in qualsiasi momento potremo decidere di passare da un team ad un’altro. Ogni team avrà il suo percorso da seguire, un percorso però talvolta difficile da interpretare, perché ogni giocatore potrà scegliere quale frammento di storia vedere ed analizzare senza seguire apparentemente nessun filo logico. dopo aver completato ogni frammento, questi si andranno a posizionare nel flusso che ricostruirà le tre diverse storie dei gruppi protagonisti. Tutte le scelte e le decisioni altereranno la storia, e sarà impossibile capire quale universo del gioco stiamo manovrando.

Zero Time Dilemma

Come per i suoi predecessori, anche in questo capitolo ci dovremo cimentare con diversi puzzle, e che offriranno in alcuni casi dei livelli di difficoltà interessanti. In questa ultima grande fatica di Uchikoshi però, è stato inserito un piccolo escamotage che raramente dovrà essere utilizzato per risolvere i puzzle più complicati: la classica logica del “prova e sbaglia” fino a raggiungere la soluzione. Certo un piccolo vantaggio dato al giocatore che, seppur deve cimentarsi in sfide di logica alcune volte difficili, userà questo espediente solamente in pochissimi casi lungo tutto il gioco. Una dura sfida questa lasciata nelle mani del giocatore, che inizierà a capirci qualcosa solamente dopo tanti riavvolgimenti dei nastri temporali, cercando di carpire le varie sfaccettature che la trama riuscirà a regalarci. Il numero delle stanze da superare è 13, tutte differenti tra loro, e ognuna contenente enigmi da risolvere. Oltre alla già citata dinamica del “prova e sbaglia” va annoverato un sistema di suggerimenti impossibile da disattivare, che dopo un paio di tentativi andati a vuoto vi indirizzerà verso la giusta direzione. E’ inoltre presente una interessante funzionalità memo, ma non è semplice da utilizzare. Il comparto di scelte morali è veramente di gran pregio, ogni scelta effettuata oltre a modificare la storia ed il gioco non solo il finale, è perfettamente integrata con il contesto del titolo, capace di farvi ridere, esultare, godere ma anche dispiacere, piangere e pentire.

Tecnicismi a parte 

Una scelta fatta dagli sviluppatori che non risulta proprio eccellente, è stata quella dal voler passare da una riproduzione tipica delle visual novel ad una interamente tridimensionale. Questa modernizzazione visiva non ha giovato per nulla al titolo, che dopo averci abituato ai bellissimi ritratti che interagivano tra loro con le classiche vignette, è passato alla riproduzione di modelli poligonali riusciti in maniera poco pulita. Già, non penso di essere severo sotto questo profilo, poiché vi basterà iniziare il titolo per accorgervi subito dei macroscopici orrori grafici, che spaziano da animazioni innaturali, zero espressività dei personaggi, e una fisica che sembra essere copiata dai primi titoli usciti su PlayStation. Altro difetto riguarda le inquadrature: alcune di quelle utilizzate sono inspiegabili, piene di effetti visivi inutili ed  altro.

 

 

 

Zero Time Dilemma

7.8

Comparto grafico a parte, questo terzo ed ultimo capitolo della saga di Kotaro Uchikoshi dopo sette anni di lavoro è la conclusione degna che ci aspettavamo. Il titolo in questione riesce perfettamente ad immergere il giocatore in un gameplay che fa provare sentimenti contrastanti. Si passerà dal ridere, al disgusto, fino a dispiacerci per la perdita di personaggi a noi cari e che avremmo voluto salvare. Zero Time Dilemma, è un gioco che vale la pena giocare, e se siete amanti del genere recuperate anche i due capitoli precedenti.

Alessio Cialli
Eclettico personaggio, ha iniziato la sua carriera videoludica con un Commodore 64. Si consacra nei titoli Platform, Stealth e GDR. Titolo preferito: Alex Kidd in Miracle World "Sega Master System", gioco più vecchio di lui!

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