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Zombie Army 4: Dead War – Anteprima dello shooter cooperativo

Se ci guardiamo intorno possiamo tranquillamente intuire che di giochi a tema zombie ne esistono in abbondanza. Per una software house imporsi con questo tipo di prodotto, in una fetta di mercato già satura, può rappresentare una vera e propria sfida. Tuttavia, quando si è certi della propria qualità il discorso cambia, ed è proprio il caso di Zombie Army 4: Dead War. Abbiamo avuto modo di provarlo in un evento dedicato, e c’è da dire che queste nostre prime impressioni sono moto positive. Ribellion, ovvero la casa di sviluppo che sta lavorando al gioco, è conosciuta generalmente per la serie di Sniper Élite. Adesso finalmente il team ha fatto fare alla marchio un passo in avanti importante, rinnovando il suo stile e inserendo elementi inediti che non fanno altro che ampliare ulteriormente l’esperienza, prima ridotta ad una sorta di DLC dei vecchi Sniper Elite. Pronti a distruggere un numero incalcolabile di non morti?

Non i comuni Zombie 

Come già detto, il tutto nasceva come DLC per Sniper Élite, un contenuto aggiuntivo che però è stato capace di riscuotere un grande successo. Per questo Ribellion ha deciso di renderlo una serie un marchio stand alone, ormai molto popolare tra gli appassionati del genere. Essendo un titolo che non punta a narrare nessun tipo di storia, di seguito vi andremo a parlare di quella che è il fulcro vitale dell’esperienza, ovvero il gameplay… Tuttavia una flebile luce di narrazione è presente, sebbene non sia particolarmente ricercata: Hitler è resuscitato ed è pronto a scaraventare il mondo in una nuova era di caos.

Il sistema di gioco ha quasi l’obbligo di portare al minimo la ripetibilità delle azioni, così da rendere sempre tutto vario e divertente. Dopo la nostra prova ci sentiamo di dire che la missione è stata apparentemente superata, anche se si basa solo su un sistema ad orde. I nemici principali saranno degli zombie super aggressivi, e per fermarli potremo fare forza su un ampio arsenale fatto di armi da fuoco davvero particolari, trappole e granate. La casa di sviluppo ha pensato molto alla diversificazione dei nemici, così da rendere l’azione meno ripetitiva del solito durante le partite. Gli zombie da trucidare sono davvero di tutti i tipi, da quelli più comuni e metabolizzati dagli utenti, a quelli più complessi e “organizzati”. Il gioco quindi porterà tanti cambiamenti, che influiranno ovviamente in positivo sul flow dell’esperienza.

In ogni caso, chi ormai ha assimilato alcuni aspetti della serie non troverà grossi problemi ad ambientarsi tra menu e missioni, visto che la loro formula generale è rimasta praticamente invariata. Se tuttavia il titolo si presta anche ad un’esperienza in singolo, la sua vera anima viene messa in evidenza solo giocando in cooperativa. Dalla struttura delle mappe a quella dei PG è stato infatti tutto studiato appositamente per far collaborare i giocatori in situazioni estreme. La casa di sviluppo dunque, ha deciso di curare in modo quasi maniacale questo aspetto, inserendo diversi punti all’interno degli ambienti dove poter pianificare strategie e azioni di gruppo. Cosa molto importante adesso: tra una missione e l’altra agli utenti sarà permesso di entrare in una stanza per rifocillarsi, ricaricare le munizioni e prepararsi con efficacia al prossimo scontro. Per dare agli utenti un importante senso di personalizzazione, Ribellion ha deciso di prestare molta attenzione sotto questo aspetto. Come detto in precedenza, tra una missione e l’altra troverete un banco di lavoro, da dove potrete modificare a piacimento le vostre armi. Nessuna bocca da fuoco è stata pensata per un unico scopo, potrete dunque plasmarla secondo le vostre esigenze.

Questione di stile

La cosa più convincente di Zombie Army 4 è tuttavia l’atmosfera tetra e cupa che aleggia durante l’esperienza. Nonostante sarete ben armati, vi sentirete davvero in pericolo e deficitari in qualcosa. Trovare un attimo di pace durante le missioni sarà impossibile, cosa che porta automaticamente a scegliere una strategia vincente con pochi secondi disponibili. Il feedback delle armi è davvero ottimo, ma non pensate minimamente di poter sprecare proiettili. Ogni singolo colpo ha un peso specifico: se non darete la giusta importanza a questo aspetto, troverete in situazioni davvero complesse. Come se non bastasse, dovrete prestare anche molta attenzione al fuoco amico, un grosso problema dato che siamo all’interno di un gioco che fa delle frenesia il suo punto di forza. Immaginatevi in mezzo al caos, e a dover distinguere il vostro compagno da un mare di non morti che vi circonda… riuscire ad essere lucidi in queste situazioni diventa cruciale per il successo finale. Per quanto concerne l’aspetto tecnico, Zombie Army 4 è un titolo ottimo, senza particolari cali di frame rate o bug che minino l’esperienza. Tuttavia, sebbene graficamente non sia particolarmente eccelso, la qualità generale è di buona fattura e non fa storcere il naso.

In conclusione possiamo dire che Zombie Army 4: Dead War è un ottimo prodotto, in grado di convincere sia giocatori più rodati che i vari neofiti, con il team britannico che ha fatto senza dubbio un passo in avanti proponendo un titolo interessante partendo da basi già solide. Cambiamenti troppo invasivi non ci sono stati, ma ci sono piccole migliorie che se sommate fanno una differenza abissale, rispetto sia al precedente capitolo che ad altri competitor. Sebbene sia ancora presto per dare un giudizio definitivo sull’opera, siamo rimasti particolarmente colpiti e siamo abbastanza sicuri che il videogame nasconda dentro di sé un ottimo potenziale. Siamo invece preoccupati di vedere come sarà il tutto se fruito in un arco di tempo più ampio, ma per poter analizzare una questione simile dovremo inevitabilmente aspettare. Per adesso, siamo particolarmente soddisfatti e non vediamo l’ora di provarlo in fase di recensione.

Patrizio Coccia
Patrizio non era ancora nato quando entrarono in casa la Super Nintendo e Super Mario Bros. Pochissimi anni dopo, insieme a lui, arrivò anche la Play Station, e fu tutta un'altra storia. Aveva 4 anni quando a malapena riusciva a tenere il controller tra le mani, ma non mollò più la presa, imparando a giocare a tutti i generi. Appassionato di musica rap, film fantasy, e con un passato da writer, predilige indiscutibilmente i giochi di ruolo, fortemente affezionato alla serie di Kingdom Hearts di cui conserva l'intera collezione, spin-off inclusi.

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