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Samurai Riot Recensione

Essere un samurai non è per nulla facile: un samurai infatti dedica la vita al servizio del suo signore restando sempre fedele ad un unico credo: l’Onore. Ma cosa succede quando i tuoi ordini si rivelano frutto di una mente malata e crudele? Questo guerriero sarà in grado di prendere la giusta decisione, nonostante la sua scelta lasci una macchia indelebile sul suo nome, o eseguirà a testa bassa i suoi compiti rispettando così il volere del suo superiore? Grazie a Samurai Riot, il nuovo beat’em up in 2D sviluppato dallo studio indipendente Wako Factory, sarete voi a deciderlo. Il gioco infatti vi porterà a fare diverse scelte che, a seconda degli sviluppi, vi condurranno al raggiungimento di uno degli otto finali disponibili. Andiamo dunque ad analizzare per bene questo gioco che a prima vista sembra molto promettente.

Seguirai la via del samurai o rinnegherai la tua fede?

Il piano del vostro signore di infiltrare una talpa all’interno delle forze ribelli è miseramente fallito e con questo anche il tentativo di assassinare il loro capo. Vi è quindi un unico modo per porre fine a questa lunga guerra civile: mandare in battaglia i migliori soldati a disposizione e dare così vita ad una vera e propria carneficina. Tsurumaru e Sukane saranno quindi mandati a sedare con la forza questa violenta rivolta, ma alla luce dei fatti quale sarà la loro decisione? Sceglieranno di porre fine alla rivoluzione o si uniranno alla causa? A voi la scelta!Samurai Riot

La vita di un samurai si fa più dura con l’età che avanza…

La nostra avventura comincerà facendoci scegliere quale dei due personaggi interpretare e il tratto distintivo che lo caratterizzerà. Di base avremo accesso a quattro diversi tratti, mentre altri otto saranno sbloccabile nelle successive run grazie alle monete acquisite in gioco. Dopo aver scelto il livello di difficoltà a cui giocare, la partita inizierà subito senza troppi fronzoli, senza nemmeno accompagnarvi alle meccaniche di gioco grazie a un tutorial; per muovere i primi passi sarà quindi necessario mettere in pausa il gioco e controllare le mosse dei nostri personaggi. Nonostante i due eroi siano fisicamente diversi, le loro tecniche sono pressoché uguali: la scelta degli sviluppatori è stata infatti quella di tenere le stesse meccaniche di combattimento per entrambi i personaggi, limitandosi esclusivamente a cambiarne gli effetti grafici. L’unica differenza tra i due risiede infatti nella possibilità di parare gli attacchi o di schivarli, a seconda del combattente scelto. Inoltre, nonostante vi siano diverse tecniche da utilizzare per fronteggiare i nemici, presto vi sarà chiaro che la strategia migliore per andare avanti sarà quella raggruppare i vostri avversari e colpirli con granate o bombe, escludendo quindi quel minimo di varietà nel combattimento. L’hub di gioco si compone di una barra della vita e da una barra più corta utilizzata per tenere conto della vostra furia, statistica che vi permetterà di eseguire le vostre mosse speciali. Vi sarà possibile approcciare a questo titolo in due differenti modi: utilizzando la tastiera, facendo così fronte a una programmazione dei tasti non troppo immediata, o utilizzando un controller, scelta decisamente consigliata per via della maggior facilità d’utilizzo. Samurai RiotSamurai Riot è un beat’em up in 2D che si ispira davvero molto ai suoi antenati degli anni ’80 e ’90 e, così facendo, porta con sé tutta una serie di meccaniche ormai obsolete e alla lunga noiose. Una fra tutte il game over: non avendo infatti la possibilità di scegliere il livello di gioco, alla nostra morte conseguirà una cancellazione dei salvataggi che ci costringerà a iniziare da capo la partita. Altro lato negativo è l’impossibilità di effettuare salvataggi multipli, infatti iniziare una nuova partita sovrascriverà i precedenti salvataggi. Seppur sia vero che per completare il gioco siano necessarie poche ore (la durata di una run completa si assesta tra le due e le tre ore), questa mancanza crea un certo disagio nel giocatore.

Assieme ad un compagno tutto è molto più bello

Quanto detto nel precedente capitolo viene meno se giochiamo a Samurai Riot assieme ad un amico, infatti questo titolo diventa molto più divertente grazie se giocato in modalità cooperativa locale. Questo perché è nel corso della lotta è possibile dar vita a interessanti combo spesso non volute, ma assolutamente appaganti. La possibilità poi di attivare in determinati momenti una vera e propria mossa coordinata riesce a coinvolgere appieno entrambi i giocatori, che dovranno per questo sincronizzarsi a dovere. Punto forte del gioco sono a nostro parere le conseguenze delle decisioni che ognuno dei due amici dovrà prendere: infatti, se in disaccordo sulla strada da prendere, daranno vita a un vero e proprio duello che determinerà la scelta morale da seguire. Insomma, la ragione sta dalla parte dei forti. Samurai RiotL’unica nota negativa di questa modalità è l’impossibilità di affrontare una campagna cooperativa online: sarebbe stato infatti più piacevole poter vivere quest’avventura con un amico senza che questi debba per forza stare affianco a noi.

L’occhio vuole la sua parte, ma attenzione ai particolari…

Ad un primo sguardo Samurai Riot è graficamente molto bello: i disegni di cui è composto il gioco sono infatti ben definiti e dai tratti piacevoli, ci saremmo aspettati però un po’ più di cura dei dettagli minori. Sebbene gli oggetti e le ambientazioni in primo piano siano molto gradevoli, i fondali risultano invece molto ripetitivi. Trovandoci poi a circa trent’anni dall’arrivo sul mercato dei primi beat’em up, consideriamo fuori luogo la scelta di utilizzare pochi modelli di nemici, cambiando loro colore per diversificarne il grado di sfida. La colonna sonora è composta da un buon mix di melodie tradizionali giapponesi e di basi provenienti dal mondo Hip Hop. Il tutto si amalgama davvero bene con l’ambientazione del gioco… peccato solo per gli effetti sonori che, se lasciati al loro livello di default, coprono esageratamente queste piacevoli musiche.

Modus Operandi: abbiamo testato il gioco su PC per un totale di circa cinque ore, portando a termine il titolo due volte e scegliendo dei percorsi morali paralleli.

Marco Crippa
Il mio debutto nel mondo videoludico inizia verso la fine del 1990 con un bellissimo Commodore 64. Negli anni a venire sono passato da una console all'altra senza mai sdegnare il mio amato PC, ma senza amarne mai una in particolare. Non sono tipo da console war, io compro la piattaforma in base alle sue esclusive così da non dovermene mai pentire.

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