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Activision Blizzard risponde alle accuse dei sindacati americani

Activision Blizzard è stata recentemente contattata dal Vice di AFL-CIO, fra le più importanti associazioni di sindacati dei lavoratori americani, in merito alla proposta di applicare la cosiddetta “Regola di Rooney” all’interno della propria azienda. La sopracitata regola impone a tutte le aziende interessate ad aderire, di eseguire tutti i colloqui di lavoro per il personale manageriale con almeno un/a candidato/a appartenente a minoranze del mondo lavorativo. Tale proposta è stata inizialmente considerata come “inattuabile” dai legali esterni ad Activision Blizzard, che hanno di conseguenza causato una forte reazione avversa da parte della community e dei sindacati stessi. Ecco quindi che, intervistata dai colleghi americani di IGN, l’azienda americana si è trovata costretta a rispondere alle accuse cercando di limitare i potenziali danni d’immagine.

Secondo il parere di Activision Blizzard, le parole precedentemente dette dai propri avvocati esterni, riguardanti l’inattuabilità della regola di Rooney dentro l’azienda, sono state completamente travisate. Piuttosto l’azienda creatrice di Call of Duty e World of Warcraft rimanda al mittente le critiche asserendo che l’associazione dei sindacati AFL-CIO, non ha mai specificato la natura territoriale della proposta e se quindi questa fosse rivolta al solo suolo americano o a tutte le sedi dislocate per il mondo. Valutando l’ipotesi che questa sia di natura internazionale inoltre, Activision chiede chiarimenti su come poter attuare tale regolamento in territori fuori dalla competenza dei sindacati americani. Richieste che provano quindi a contestualizzare la risposta iniziale dei legali dell’azienda sul come fosse, a loro parere, inattuabile poter integrare la Regola di Rooney in un contesto ultra-competitivo come quello delle multinazionali contemporanee.

Vogliamo chiarire però che la regola di Rooney, inizialmente introdotta nel 2003 nel mondo del basket statunitense, non è considerabile come giuridicamente vincolante, di conseguenza Activision Blizzard può ignorarla senza per questo riceve alcuna conseguenza legale, sebbene siano comunque possibili delle potenziali ripercussioni d’immagine. Per completezza vi riportiamo di seguito la traduzione dei punti più importanti dell’intervista di IGN ai responsabili di Activision:

Activision Blizzard è impegnata in pratiche di assunzione inclusive e nella creazione di una forza lavoro diversificata (…). Il Vice (di AFL-CIO) ha interpretato erroneamente la dichiarazione (…) fatta dai nostri avvocati esterni. In effetti, le nostre pratiche di assunzione sono radicate nell’assicurare la diversità per tutti i ruoli. Ci impegniamo (in questo contesto) in modo aggressivo e con successo. La nostra obiezione era radicata nel fatto che la proposta di AFL-CIO non è riuscita a considerare adeguatamente come applicare queste pratiche in tutti i paesi in cui operiamo (…). (Tuttavia) al fine di garantire che i nostri giochi rimangano fedeli alla nostra missione – connettere e coinvolgere il mondo attraverso un intrattenimento epico – richiediamo che tutti i candidati di ogni estrazione, etnia, genere, razza e orientamento sessuale siano considerati per ogni ruolo aperto. Reclutiamo aggressivamente candidati diversi in modo che la forza lavoro fornisca la creatività (e l’ispirazione) necessaria per soddisfare le aspettative dei nostri 400 milioni di giocatori in 190 paesi. (…).

Fonte:
Samuel Raciti
Videogiocatore incallito, lavora anche come Amministratore condominiale in real life. Questa professione gli ha insegnato, fra le altre cose, l’arte della pazienza e della mediazione, così scarsamente presenti nel mondo di Internet come in quello delle riunioni condominiali. Mal sopporta gli hater seriali, ma apprezza chi in buona fede si impegna per far valere il proprio pensiero e la propria visione del mondo dei videogiochi.

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