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Bohemian Rhapsody – Recensione, rinasce la leggenda di Freddie Mercury e dei Queen

Il 5 settembre del 1946 non è stata una data come le altre.  In quel giorno veniva alla luce a Zanzibar colui che per molti cultori della musica è entrato di diritto a far parte dell’olimpo dei cantanti migliori di tutti i tempi. Farrokh Bulsara, il vero nome di Freddie Mercury, era un predestinato, un ragazzo destinato a fare grandi cose. 20th Century Fox ci presenta al cinema il biopic dedicato al mostro sacro che tutti conosciamo, una storia che parte dal suo lavorare in aeroporto, fino ad arrivare al leggendario concerto del Live Aid svoltosi nel 1985. Bohemian Rhapsody non è solo un film dedicato a lui e ai Queen, è un tributo, è una schietta lettera di affetto verso un personaggio iconico, raccontandone tutti i lati più conosciuti dal pubblico e dai media, ma anche quei colori più oscuri della sua psiche che lo hanno segnato durante la sua movimentata vita. Ripercorrere una strada così tortuosa era una sfida decisamente impegnativa, da molti addirittura definita impossibile, un fallimento annunciato già in partenza, come se il solo pensiero coincidesse con la profanazione di un santuario. Eppure, è avvenuto il Miracolo.

bohemian rhapsody

Smile, Love of My Life…

La storia prende piede dalla band di tre membri chiamata “Smile“, un gruppo di tre studenti che viene lasciato dal lead vocal per un’altra band, “perché quella attuale non avrebbe avuto un futuro”. Freddie (un maestoso Rami Malek in una delle interpretazioni migliori della sua carriera) lo va a sostituire, e poco dopo il gruppo formato da lui, i due membri già presenti Roger Taylor alla batteria (Ben Hardy), Brian May alla chitarra solista (Gwilym Lee) e l’ultimo arrivato John Deacon al basso (Joseph Mazzello), prenderà il nome di Queen. Il resto è storia, ma nel senso che tutto ciò che hanno creato questi quattro uomini è divenuto LA Storia. La pellicola racconta l’evoluzione della band, dalle prime registrazioni in sala, ai contratti discografici, fino al successo planetario con tour mondiali e la scalata delle classifiche di tutti i paesi. Tra gli interpreti hanno trovato spazio anche altri volti noti come Ray Foster nel ruolo di Mike Myers, Aidan Gillen nel ruolo di John Reid, o Allen Leech nel ruolo di Paul Prenter. Il punto focale del biopic però, è chiaramente la figura di Freddie Mercury, un controverso personaggio che durante la sua crescita ha dovuto fare i conti con moltissimi fantasmi, tra cui l’accettazione della sua sessualità, che lo hanno portato anche alla separazione con sua moglie Mary Austin (una bellissima e carismatica Lucy Boynton). Senza procedere nello specifico riguardo le vicende che sono state riprodotte nel film, sappiate che la fedeltà è davvero impressionante, con lo stesso Brian May (quello vero) che ha dichiarato di aver provato “gioia, tristezza e dolore” allo stesso tempo guardando le riprese.

bohemian rhapsody

Le emozioni sono infatti contrastanti: si passa in un batter d’occhio da scene decisamente toccanti emotivamente, a sequenze deliberatamente girate e montate per ridere e far divertire, e il tutto senza “forzature” dovute alla destinazione cinematografica (citiamo infatti anche il simpatico cameo dedicato alla pubblicazione – e alla registrazione – del singolo Bohemian Rhapsody, troppo lungo per passare in radio). Le scene di sesso sono state volutamente omesse, mascherate e lasciate intuire da semplici occhiate o situazioni particolari, non solo per non “spezzare la magia” che si crea scena dopo scena, ma anche perché sarebbe stata una forzatura inutile.

The Miracle

Purtroppo la canzone citata nel come titolo del paragrafo non è presente all’interno della pellicola, così come moltissime altre della maestosa discografia dei Queen, e come sono stati purtroppo omessi (soprattutto per motivi di tempistiche, dato che la pellicola già da sola supera i 120 minuti) alcuni interessanti cameo legati alla vita privata e professionale di Freddie (come ad esempio quello che vide il talento originario di Zanzibar nella creazione di Under Pressure in compagnia niente meno che di David Bowie, tre anni prima del Live Aid). Sarebbe stato impossibile farlo, non sarebbero bastati due film interi, e il lavoro svolto dai due registi che si sono succeduti è stato determinante. A mancare, nel bene e nel male, è soprattutto una scena riguardante la scomparsa del cantante: il film si chiude infatti con il citato concerto del Live Aid al Wembley Stadium.

Bohemian Rhapsody

Il miracolo è l’insieme. Il miracolo è il montaggio delle scene con tempi perfetti, il miracolo è la scelta dei brani storici al momento giusto, il miracolo è la sovrapposizione dell’audio con perfetta sincronia per donare la degna voce al corpo di Rami Malek, dove quest’ultimo nelle movenze sembra quasi Freddie reincarnato, e il miracolo è dove il concerto del 13 luglio 1985 è stato ricreato e rigirato in versione integrale con tutti i gesti degli interpreti riprodotti, e le particolarità del palco portate a nuova vita: dalle mosse e ai baci di Freddie, fino ad arrivare ai bicchieri di Pepsi sul pianoforte e alle improbabili camice di John Deacon. Poco importa se nel miracolo non sia compresa una protesi dentale un po’ meno vistosa, poco importa se le scene più “spinte sono state omesse”, o se volutamente non lo abbiamo accompagnato fino al suo letto di morte. La connessione che questo film riesce a creare con gli interpreti è unica, genuina, non necessita di scene forzatamente strappalacrime. Il concetto di famiglia, di sangue e scelta, sarà prepotente per tutta la pellicola, le emozioni saranno vere, trasmesse empaticamente senza giri di parole, con un Rami Malek superlativo.

“Who Wants To Live Forever?” La leggenda di Freddie ci è riuscita, e continuerà a farlo.

Bohemian Rhapsody

9.2

La regia che ha previsto la forzata staffetta tra Bryan Singer e Dexter Fletcher è stata complicata, con problemi che più volte si sono presentati durante la produzione (tra cui anche il cambiamento dell'attore protagonista). Eppure, il miracolo si è palesato: Bohemian Rhapsody è un grande film, carico di emozioni, che rende giustizia alla storia di una delle band oggettivamente migliori della storia della musica, i Queen, che raggiunge la sua apoteosi se si è amanti da sempre delle opere d'arte create dal gruppo britannico. Il lato emotivo ed empatico è potente, con le parti più oscure dei sentimenti di Freddie che vengono a galla brutalmente. Il grande lavoro svolto sotto il piano della fedeltà visiva e sonora, è inoltre la ciliegina sulla torta.

Gianluigi Crescenzi
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.

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