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Bridgerton – Recensione della sua seconda stagione in arrivo su Netflix

Fin dal suo esordio Bridgerton, serie tv di cui oggi vi presentiamo la recensione della sua seconda stagione, ha saputo attirare e catturare le attenzioni del grande pubblico su di sé. Il fatto che si trattasse di un prodotto sorto dal connubio tra ShondaLand e Netflix ha sicuramente solleticato le antenne di quegli spettatori che conoscono bene i prodotti della prima, e le potenzialità economiche della seconda. Così sono state gettate le basi di una narrazione che trova le sue origini nei romanzi rosa di Julia Quinn, aprendo la strada a tutte le possibilità del caso e alle approvazioni cui soltanto la dimensione figurativa del piccolo schermo può auspicare. Ad incuriosire inoltre, è stato lo stile alla base della serie tv stessa, con una serie di rimandi sia a prodotti moderni che a storie appartenenti a una letteratura che ci sembra lontana anni luce dal presente, anche se curiosamente adattabile alle vicende che ancora ci appartengono. Eccoci dunque a questa seconda stagione, annunciata abbastanza di recente, e pronta ad ampliare ulteriormente alcune delle vicissitudini cui abbiamo assistito in passato, concentrando però il suo sguardo un tantino più in là. Anche se tutto si rinnova, ovviamente è bene tener presenti tutti gli sviluppi precedenti in una narrazione che non lascia nulla al caso, molto attenta ai suoi personaggi e al modo in cui il grande pubblico potrebbe percepirli.

Ritorno nell’alta società

Come moltissimi altri notarono in passato stiamo parlando di un prodotto per il piccolo schermo che attinge pienamente e senza remora a tantissimi altri prodotti appartenenti sia alla stessa sfera espressiva, che ad altre. In questa seconda stagione di Bridgerton, come abbiamo potuto assistere durante la recensione anche di The Witcher, per fare un esempio, nulla è mutato. L’ibridazione espressiva nell’ispirazione di fondo resta illesa e pienamente funzionante nell’insieme. Se da una parte l’estetica e la caratterizzazione culturale rimandano immediatamente a scrittori della grande tradizione inglese (come Jane Austen o Forster per esempio), dal punto di vista della trama è impossibile non pensare a serie tv come Gossip Girl. A traslare l’intera azione verso lidi narrativi particolari resta anche il periodo storico in cui tutto prende piede, trattasi della “Recency era” inglese (periodo storico che va dal 1811 al 1820), con tutte le frivolezze e le incoerenze del caso. Al centro di tutto troviamo nuovamente l’alta società londinese e le famiglie a farne parte, tutte osservate e analizzate dallo sguardo vigile di Lady Whistledown e dalle sue “colonne di testo” atte a non risparmiare nessuno. L’identità di quest’ultima è rimasta segreta per l’intera prima stagione, per poi uscir fuori alla fine. Questa fondamentale rivelazione sarà di impatto per la storia non soltanto della ragazza stessa, ma anche di una manciata di altri personaggi. Differentemente da altri show similari in questa nuova stagione si tenderà a un’analisi più approfondita dietro alle motivazioni di fondo di Lady Whistledown, ponendo le basi di una riflessione anche interessante sul lungo periodo. Non si parla di un semplice “strumento narrativo”, ma di un vero spaccato anche introspettivo ad ampio raggio.

Bridgerton seconda stagione recensione

Uscendo dalle tenebre di questo personaggio si torna alle vicende amorose e culturali del periodo, sempre disegnate da un piglio estetico che allontana qualsivoglia intento di veridicità storica. La seconda stagione di Bridgerton offre quindi due elementi fondamentali, una particolare attenzione nello sviluppo dei suoi personaggi, e come abbiamo visto anche nella recensione della sua prima stagione una storia d’amore sofferta. L’amore resta quindi il carburante principale di quest’opera, anche se sotto spoglie narrative differenti rispetto al passato. Senza fare spoiler è importante sottolineare la centralità di due personaggi qui: quello di Anthony Bridgerton (Jonathan Bailey) e quello di Kate Sharma (Simone Ashley). Il loro cammino, di pari passo con gli eventi di sfondo, è sicuramente il più incisivo, toccando alcune corde familiari ai fan della serie. 

Questa nuova stagione, comunque, si distingue un minimo dal suo passato, cercando di ampliare ulteriormente le riflessioni di fondo attraverso le storie anche dei personaggi più secondari. Non soltanto balli, alta società, sesso e ricchezza, ma anche femminismo e ricerca di se stessi in un contesto soffocante d’ipocrisie. La riflessione sull’immagine resta quindi illesa e totale, accompagnata da alcuni spunti concettuali che meriterebbero maggior approfondimento. Sullo sfondo si percepisce anche una particolare “maturazione” nella scrittura dei personaggi, specialmente in quelli che già conoscevamo ormai proiettati lungo il proprio e personale cammino. É proprio l’attenzione verso ognuno di loro a sorreggere questa narrazione che ibrida al suo interno tantissime sensibilità differenti, riuscendo a trovare una sua summa di episodio in episodio.

Bridgerton seconda stagione recensione

Estetismi 

Dal punto di vista estetico l’impronta che abbiamo trovato anche nella prima stagione ritorna illesa. Costumi coloratissimi e preziosi, scenografie mozzafiato, opulenza estetica ed equilibri pittorici nella fotografia. La costruzione delle varie inquadrature resta uno dei maggiori motivi di vanto di Bridgerton, nonché uno dei suoi considerevoli pregi insieme alla scrittura generale, senza ovviamente mai dimenticare il contesto in cui tutto ciò è inserito. Se inizialmente i vari azzardi etnici hanno destato curiosità nel grande pubblico che vi si approcciava per la prima volta, adesso la situazione ha sicuramente un peso minore, data la mole di informazioni che ogni episodio lascia. Anche la lunghezza di questi è rimasta simile a quella del passato, con un approccio allo spettatore generalmente verboso e a tratti affabulante, ma comunque sempre coerente con se stesso.

Bridgerton seconda stagione

8

Con questa seconda stagione Bridgerton ritorna a parlare di sé, a parlare dei suoi personaggi e del loro contesto narrativo, ibridando continuamente come in passato, e proseguendo su una strada che almeno fino ad ora si è dimostrata coerente con se stessa. La crescita resta una delle tematiche di fondo, fusa alle ipocrisie dell'alta società e a una riflessione sull'immagine ancora attuale nel suo insieme. I passi in avanti non sono stati moltissimi, ma l'attenzione generale si fa sentire anche in questo nuova tranche. Il futuro della serie sembra già scritto, anche se la realtà del grande pubblico è imprevedibile.

Nicholas Massa
Adora i videogiochi e il cinema fin dalla più tenera età e a volte si ritrova a rifletterci su... Forse anche troppo. La scrittura resta un'altra costante della sua vita. Ha pubblicato due romanzi (a vent'anni e venti quattro) cominciando a lavorare sul web con varie realtà editoriali (siti, blog, testate giornalistiche), relazionandosi con un mondo che non ha più abbandonato.

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