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Synergia – Recensione, una visual novel che si espone senza farti esporre

Le visual novel restano un genere estremamente particolarizzato all’interno del medium videogioco, legato ad alcune specifiche nicchie di giocatori che, nel loro sperimentare, cercano esperienze di gioco dirette che sappiano coinvolgere sfruttando tutte le potenzialità di una buona scrittura. Si tratta di un tipo di videogiochi che fin dall’era dei tempi si è sempre rapportato a una tipologia specifica di appassionati, conoscendone le necessità e finanche evolvendosi non soltanto nei vari messaggi di fondo, ma anche nelle dinamiche interattive offerte. Proprio attraverso questo tipo di evoluzione hanno cominciato ad ampliare il proprio mercato, promettendo che non soltanto ci si sarebbe trovati ad esplorare videogiochi studiati dal punto di vista “letterario”, ma che al loro interno il ruolo del giocatore avrebbe avuto un peso centrale nello svolgersi degli eventi, sviluppandosi su una china caratterizzata dall’imprevedibilità decisionale. Nel tempo le decisioni si sono quindi fatte sempre più centrali in questo genere di titoli, consentendo agli appassionati di partecipare sempre più attivamente a quanto avessero acquistato, attraverso i dialoghi e alla scrittura studiata, rielaborata in un’esperienza ben lungi dall’essere un semplice “libro interattivo”. Con Synergia tutto questo si verifica a stento, mirando piuttosto a un tipo di struttura più fissa, costruita su un avanzamento centralizzante la protagonista, senza poter troppo uscire di strada, memore quindi delle origini del genere stesso.

Di cosa parla questo Synergia?

Sviluppato da Radi Art ed edito da Top Hat Studios, fin dal suo primissimo avvio Synergia si porrà come un qualcosa di estremamente familiare, in particolare verso i più avvezzi al genere cyberpunk, con tutta una serie di richiami cinematografici alle grandi opere che hanno contribuito a massificarlo (ma anche a videogiochi celebri come Detroit Become Human). Questo sapore “facilmente riconoscibile” non si manifesta solamente nello stile generale dei disegni e nella colonna sonora, ma anche dalle dinamiche narrative generali. Gli eventi prendono luogo in una metropoli estremamente futuristica in cui gli avanzamenti tecnologici la fanno da padrone nella vita dei suoi abitanti. Il progresso umano ha raggiunto livelli così alti da aver inserito nell’esistenza dell’individuo la presenza di androidi e cyborg, influendo non soltanto sulle varie comodità ottenute, ma anche sulla percezione dell’etica stessa da parte di queste persone che hanno cominciato a legarsi, in maniera anche particolare, ai propri acquisti. 

Synergia

Synergia fa principalmente leva su questo aspetto, fa leva sui rapporti che gli esseri umani hanno cominciato ad intessere con i propri androidi, organizzando una riflessione che fin dai primissimi sviluppi si fa abbastanza profonda. La narrazione, quindi, diventa ben presto analisi di alcune dinamiche tipiche della sofferenza personale, trasponendo il tutto in un contesto dispotico e pieno zeppo di richiami al reale, a quelle situazioni in cui il dolore spinge a letture particolari del vissuto quotidiano. In tutto ciò troviamo la protagonista di Synergia, Cila, la quale ci viene presentata come una poliziotta specializzata proprio nel risolvere le suddette dinamiche, inserita dunque in una squadra che si occupa delle complicate situazioni derivanti dalla convivenza fra umani e androidi. 

Il fatto che la protagonista sia una poliziotta resta curioso sotto due aspetti: il primo è il dipingersi, fin da subito, di quel taglio della storia che presenta tutte le dinamiche tipiche dei film/racconti noir in cui il protagonista è un detective abbastanza problematico che difficilmente si apre col prossimo, con un fardello interiore a tormentarlo. Cila è esattamente così, è un personaggio particolare che non riesce troppo ad aprirsi col prossimo, nascondendo un tormento interno, una sorta di monito che continua a ricordare a sé stessa. Il secondo è lo stacco fondamentale tra quello che questa donna rappresenta e fa sul posto di lavoro, per gli altri, e quello che non riesce a fare per se stessa nell’intimo della sua vita, della sua esistenza.

Cila vive con un androide, Elaine, cui è particolarmente legata in maniera abbastanza ipocrita appunto, e nel momento in cui questa si rompe perdendo i suoi dati ne sente la mancanza, come un vuoto importante, il vuoto che quell’oggetto riempiva. Tutto ciò fino all’ottenimento di un secondo androide, Mara, arrivando a sbloccare alcuni importanti tabù sociali e socio-oggettuali tipici della narrazione di Synergia, ricordando che il mondo di gioco, nel suo essere raccontato, viene immediatamente incardinato in una caratterizzazione culturale specificante un divieto ferreo nei rapporti sessuali e amorosi fra umani e androidi. E’ proprio questa regola il fil rouge centrale a muovere sia gli sviluppi lavorativi, che personali, che interiori della nostra protagonista, approntando in dinamiche che restano curiose.

Premere continuamente quadrato

Parlando del gameplay si arriva nella parte più “carente” di Synergia. Come detto, le visual novel si basano strettamente sulla scrittura e sulla possibilità di immergersi in particolari storie attraverso i dialoghi dei personaggi, arrivando nel tempo a essere sempre più partecipi nei vari sviluppi, influendo non solo sull’avanzamento stesso delle varie narrazioni, ma sbloccando anche più finali. Qui non troverete nulla di tutto ciò. La linearità narrativa la fa da padrone in un videogioco che punta tutto sulla lettura e sulla caratterizzazione di dialoghi anche piuttosto prolissi in alcuni frangenti. 

Synergia

Il tasto principale nell’interazione con Synergia è il quadrato, attraverso cui avrete la possibilità di far avanzare i vari dialoghi e conseguentemente i vari sviluppi. Ci sono pochissime e rare scelte nel corso dell’avventura (circa 3/4) con un ruolo narrativo minimo nel procedere con le varie cose. Il fatto di doversi concentrare prevalentemente sulla lettura senza dover fare altro, da una parte rievoca il passato storico del genere e dall’altro però potrebbe condurre rapidamente a noia, dato il ruolo abbastanza marginale di osservatore che si ricopre dall’inizio alla fine.

Resta sicuramente curiosa la scrittura generale, anche se non impeccabile e a tratti ridondante nel suo porre i vari personaggi spiegandone anche le caratteristiche e il punto di vista. Un altro punto a sfavore si delinea nella mancata localizzazione in italiano. Il fatto che fra le varie lingue non ci sia la nostra, in un videogioco che costruisce tutto il suo potenziale esclusivamente sui dialoghi, resta una scelta curiosa e non troppo inclusiva sia dal punto di vista linguistico che commerciale, ma anche culturale per certi versi. Le uniche azioni che sarà possibile compiere a livello continuativo sono: scegliere l’opzione che porta i dialoghi a procedere automaticamente, caricare partite precedenti, salvare la partita nell’apposito slot, accedere alle opzioni di gioco.

Lo stile di Synergia

Parlando della struttura creativa di questo Synergia, ci si trova davanti a un videogioco che si sviluppa sul filo di una caratterizzazione visiva incentrata su schermate fisse, disegni immobili che, insieme alla colonna sonora, cercano di articolare una propria profondità. La tecnica dei disegni non è male e riesce a restituire perfettamente il distacco di un mondo vuoto e freddo come il ferro bagnato dalla pioggia. Il continuo evocare un discorso ambientale che parla prevalentemente attraverso i dialoghi, senza interazioni, risulta ripetitivo alla lunga, soprattutto in seguito al riutilizzo di alcune inquadrature e momenti che paiono essere sempre gli stessi. 

In questa scelta ci si potrebbero leggere parecchie cose, finanche un messaggio sulla ripetitività della vita della protagonista. Sulla carta però resta chiaro che un tipo di esperienza di questo tipo, con pochissime interazioni, dialoghi anche prolissi e disegni ripetitivi, accompagnata da una colonna sonora che sa angosciare, in particolare quando legata ad alcuni disegni, non riesce facilmente a divertire, imbastendo un lungo discorso, anche affascinante per certi versi, che però si perde forse proprio per via del medium stesso utilizzato per il racconto.

Synergia

5

Con Synergia ci si trova davanti ad una visual novel che vorrebbe raccontare moltissimo di sé, e lo fa fino in fondo. La narrazione di questo titolo, infatti, resta la sua caratteristica centrale e più importante, il cuore pulsante di un'esperienza che spoglia completamente la propria protagonista, inserendola in alcuni contesti e sviluppi narrativi anche particolari. Il tutto, però, è accompagnato da una cornice che non osa troppo, specialmente nel trasporre i dettagli di contorno del mondo di gioco. Artisticamente parlando ci si relaziona con uno stile rappresentativo che può giungere anche a stuccare, specialmente se si è avvezzi allo stile generale della storia. La ricerca di una scrittura che si fa voce centrale potrebbe incardinarsi, invece, in un intento anacronistico palese risultando però, almeno nel 2021, come qualcosa di piuttosto anti-climatico nel suo porsi e svilupparsi.

Nicholas Massa
Adora i videogiochi e il cinema fin dalla più tenera età e a volte si ritrova a rifletterci su... Forse anche troppo. La scrittura resta un'altra costante della sua vita. Ha pubblicato due romanzi (a vent'anni e venti quattro) cominciando a lavorare sul web con varie realtà editoriali (siti, blog, testate giornalistiche), relazionandosi con un mondo che non ha più abbandonato.

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