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Wavey the Rocket – Recensione del sorprendente titolo platform

I videogiochi animano i nostri schermi da decenni, ed è chiaro che vista la mole di titoli debuttati sul mercato, il pubblico ne abbiano vissute di tutti i colori. Alcuni generi sono stati brevettati da poco tempo, altri hanno saputo farsi reinterpretare con gli anni, ma con l’uscita di moltissime opere alcune meccaniche offrono inevitabilmente una certa sensazione di già visto. In questa categoria finiscono una buona parte dei titoli platform, genere ormai più che consolidato e riproposto in tutte le salse, che quindi non riesce più a mostrare i denti se portato sugli schermi sotto un’ottica non originale e innovativa. È facile risultare un clone di Super Mario senza ispirazione, ed è proprio per evitare questo che gli sviluppatori di Wavey the Rocket hanno deciso di reinterpretare dalle fondamenta il genere.

Wavey the Rocket

Storicamente i titoli platform sono strutturati attraverso piattaforme e ostacoli da superare controllando il proprio personaggio, ma la nuova opera di UpperRoom Games è pensata invece per brevettare un nuovo sistema di movimento più che atipico. Wavey the Rocket offre infatti un sistema di controlli del tutto inedito, che tenta di sorprendere i giocatori con le sue stranezze e peculiarità: ci sarà riuscito? Scopriamolo insieme nelle prossime righe.

La sinusoide da domare

Sin dalle premesse, Wavey the Rocket punta sul suo particolare comparto ludico, accantonando infatti la narrazione in un angolo atto a dare un semplice contesto alle vicende, neanche particolarmente sensate. L’ambientazione di gioco è posta sulla Luna, satellite minacciato da dei malvagi che vogliono far scomparire il frizzante dalle bevande gassate, e sta al piccolo razzo fermare quanto sta accadendo. Il tutto avverrà con moltissimi livelli realizzati appositamente per permettere al razzo di sfrecciare, e al giocatore di provare a domare la sua iconica traiettoria, attraverso anche qualche sporadico dialogo mai localizzato nella nostra lingua.

L’iconicità di Wavey the Rocket arriva dal suo bizzarro e particolare sistema di controlli, difficile da padroneggiare ma in grado di farsi amare da alcuni utenti.

Per comandare lo strampalato protagonista è necessario avere a che fare con una sinusoide, la quale va comandata e portata verso i quattro punti cardinali, in modo tale da ottenere un cambio di traiettoria e velocità da parte del razzo, il quale continuerà a seguirla in ogni caso. Un sistema di controlli decisamente bizzarro, che vede il giocatore affidarsi a precisi calcoli sulla velocità e sulle reazioni che il razzo avrà al cambio di direzione, visto che questa sarà sempre coordinata alla posizione di base del protagonista. Wavey the Rocket

Un vero e proprio calcolo continuo, il quale non prevede il minimo errore dato che qualunque ostacolo è in grado di mettere fine alla partita, riportando il giocatore all’inizio del livello o all’ultimo checkpoint raggiunto. Tre sprint ricaricabili permettono di aiutare il protagonista nella sua impresa, facilitando in alcuni casi l’ottenimento dei collezionabili presenti nei livelli, attraverso i quali è possibile saltare alcuni scenari intermedi per passare alla lobby successiva e avvicinarsi con più celerità verso le battute finali.

Potrebbe trattarsi di un controsenso, tuttavia il gameplay di Wavey the Rocket non sa farsi apprezzare con particolare facilità. La millimetrica precisione delle hitbox applicate all’impatto del razzo fornisce infatti un veloce senso di frustrazione, morte dopo morte, il quale potrebbe portare una consistente fetta dell’utenza a spazientirsi. I calcoli della sinusoide successivi vengono quindi posti con poca precisione, e si entra facilmente nel circolo vizioso dei trial and error raging games. È necessaria calma da vendere perché se visto dalla giusta prospettiva, il gioco è in grado di regalare moltissimo divertimento e dipendenza con il suo gameplay atipico,

Wavey the Rocket e la sfida ai giocatori

Se avete amato titoli dov’è richiesto estremo impegno, potreste davvero riuscire a farvi incantare da questo platform innovativo, adatto come già detto a una ristretta cerchia del pubblico. Il gameplay è inoltre accompagnato da ulteriori fattori in parte ben realizzati, come il comparto grafico colorato a tema retrò vaporwave, animato in alcuni casi alla perfezione, anche se in altri un po’ meno. Alcuni modelli non sono ben realizzati, ma riescono a farsi apprezzare grazie all’estrema colorazione degli ambienti di gioco, passando quindi in secondo piano nella frenetica ascesa alla fine dei percorsi. Il level design presenta talvolta interessanti sbocchi per quel che riguarda alcuni specifici livelli, ma diventa spesso monotono e già visto in altri casi.

Wavey the Rocket

Fra gli scenari più classici appaiono infatti dei minigiochi e delle sfide portate alla massima espressione grazie alla sinusoide che guida Wavey, ma si tratta di casi sporadici considerando tutti i livelli presenti. C’è da notificare che il level design subisce tuttavia una crescita qualitativa esponenziale con l’aumentare delle ore in-game, in quanto propone soluzioni sempre più interessanti e scenari in movimento atti a dar filo da torcere al simpatico razzo. In tutto questo, si posiziona un comparto sonoro magistrale, in grado di accompagnare il giocatore per l’intera durata dell’esperienza con melodie davvero ben posizionate e realizzate, assolutamente in linea con il tema del titolo.

Wavey the Rocket

7.2

Wavey the Rocket presenta un gameplay platform davvero particolare, che esula da tutte le produzioni del genere proponendo ai giocatori delle fasi ludiche estremamente innovative, anche se spesso minate da alcuni difetti che la produzione mette purtroppo in risalto. Si tratta di un'esperienza che potrebbe impressionare e divertire diversi utenti, facendo scorrere impercettibilmente ore su ore, ma che per alcuni giocatori può trasformarsi in un inferno a causa della facilità di morte e delle hitbox millimetriche.

Andrea Pellicane
Nasce nel 2000 già possessore di una Playstation 1 e già appassionato di videogiochi. In tenera età scopre il mondo dell’informatica ed inizia la sua inutile corsa verso la bramatissima Master Race. Nonostante la potenza di calcolo sia la sua linfa vitale è alla perenne ricerca della varietà e di titoli indie che piacciono solo a lui, incurante del fatto che potrebbero funzionare agevolmente anche su un tostapane. Viene spesso avvistato mentre effettua incomprensibili ragionamenti (soprattutto per lui) legati all'economia. Eccelle particolarmente nel trovare i momenti meno opportuni per iniziare e divorare intere serie TV.

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